di Stefania Scarfò
Nuova udienza in Corte d’Assise a Cosenza nel corso del processo sulla morte di Donato Bergamini, avvenuta a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989. Assente in aula l’unica imputata, Isabella Internó.
Prima deposizione quella di Berardino Rinaldi. L’uomo nell’89 faceva il rappresentante e il 18 novembre si stava recando a Rocca Imperiale per una dimostrazione. Percorrendo la strada statale 106 in direzione Taranto, intorno alle 16.30 passò da Roseto Capo Spulico dove, dopo una curva, una golf, che procedeva in direzione opposta, invase la sua corsia per evitare un uomo che si trovava in mezzo alla strada.
“Era un uomo biondo con un giubbotto marrone, di spalle, che si sbracciava cercando di fermare le macchine che andavano verso Cosenza. Ho avuto l’impressione stesse cercando aiuto”. Sul lato opposto, in una piazzola, l’uomo ha visto un’auto “sicuramente non bianca” all’interno della quale c’era almeno una persona: “mi sono meravigliato del fatto che ci fosse qualcuno fermo in macchina mentre quel ragazzo si sbracciava in mezzo alla strada”. Dopo la dimostrazione ripercorse quel tratto di strada intorno alle 19.30 trovandola bloccata a causa di una lunga coda dovuta al sinistro.
Dopo Rinaldi è toccato a Rocco Mario Napoli, pregiudicato per ricettazione e droga che ha scontato una pena in carcere dal 2008 al 2015. Si è presentato spontaneamente ai carabinieri il 24 novembre 1989 per raccontare quanto ha visto la sera del 18 novembre. Ha raccontato di trovarsi su quel tratto di strada intorno alle 19 e di aver visto una Maserati bianca ferma nella piazzola.
“C’era un ragazzo che camminando si è avvicinato al ciglio della strada e con lo sguardo assente è arrivato fino sul manto. L’ho evitato sterzando e ho commentato con mia moglie “guarda questo pazzo per poco non lo mettevo sotto”. Al ritorno sullo stesso tratto ho saputo dell’investimento e quindi, dopo averne parlato con mia cugina, ho deciso di parlare con i carabinieri di ciò”.
Napoli è poi stato sentito anche nel ’90 nel ’91 e quindi nel 2013 mentre era in carcere a Rossano. Allora fornì versioni non sempre collimanti su orario del suo primo passaggio sul posto e sulla posizione della Maserati nella piazzola.
Incongruenze anche in merito alla posizione e all’azione del ragazzo che si avvicina al ciglio della strada. Nel 2013 ha affermato “non ricordo se nell’89 sono andato spontaneamente dai carabinieri o se sono stato convocato da loro”. Nel ’90 al pm Abate disse che nella macchina c’era un’ombra forse seduta lato passeggero e solo nel verbale del 2013 quella figura diventa distintamente una donna.
Il teste non ha mai identificato quel ragazzo come Denis Bergamini. Neanche dopo aver aver visto le foto dell’incidente il giorno dopo. Oggi a distanza di 33 anni dice con certezza che si trattava di Denis. Sollevati anche dalla presidente della Corte dubbi sulla circostanza.
Terzo teste è poi Anna Napoli, cugina e avvocato di Rocco Napoli. Il giorno dell’investimento si trovava presso il distributore dei genitori lungo la 106 a Roseto Capo Spulico dove i carabinieri stavano facendo un posto di blocco. “C’erano il brigadiere Barbuscio e De Palo che fermarono una Maserati bianca che attirò subito l’attenzione dei presenti. Poi Barbuscio ci disse che era di un giocatore del Cosenza. Quella sera stessa o la mattina dopo Rocco Napoli venne al distributore a parlarmi di quanto era successo quel pomeriggio quando un ragazzo sul ciglio della strada tentò di buttarsi sotto il suo furgone. Allora lo convinsi ad andare dai carabinieri. Sono stata io a convincerlo a parlare, lui non lo avrebbe mai fatto”.
In aula il pm Primicerio e l’avvocato Anselmo le fanno notare che Napoli mai nelle sue deposizioni ha parlato di tentativo di suicidio, anzi lo ha escluso e le leggono sue precedenti deposizioni nelle quali riferisce che Napoli le aveva detto solo di aver schivato un pedone ma non che stesse tentando il suicidio. Anselmo la incalza poi sulla sua opinione in merito alla vicenda e l’avvocato sostiene di aver sempre creduto nel suicidio e di essere tutt’ora convinta che si tratti di un suicidio: “lo sostengo sulla base delle testimonianze ascoltate nel processo del 1991 a Trebisacce”.
Ultima teste Antonietta Valerio, ex moglie di Rocco Napoli, dal quale si è separata 24 anni fa. La donna ha raccontato quel viaggio sul furgone del marito e il momento in cui incrociarono un ragazzo sulla statale 106. “Subito dopo la piazzola Rocco ha sterzato ed ha esclamato «ma guarda questo, tra poco lo mettevo sotto», allora mi sporsi e vidi dallo specchietto la sagoma di un uomo sul ciglio della strada. Non era buio, era l’imbrunire ma non saprei dire se si trattava di Denis Bergamini”.
In precedenti deposizioni aveva dichiarato di aver visto l’auto nella piazzola e anche il ragazzo che si avvicinava alla strada, cose che oggi non ricorda. La teste afferma anche di aver raccontato qualcosa di più forse anche sulla base di ciò che ricordano di quel giorno la sorella e l’ex marito. Nel corso del processo del 1991 parlando con Donata Bergamini le riferì che non si trattava del fratello perché la figura che vide era più alta e scura di capelli e indossava un cappotto scuro e lungo.
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