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7 Gennaio 2023

Su Vialli e altri eroi

di Redazione | 3 min

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(Foto Figc)

In ogni caso, mi trovavo di fronte ad un bivio. Cedere psicologicamente all’incerta prospettiva sanitaria, chiudendomi nel dolore e facendo il gioco del male, o trovare la forza di reagire, creando le giuste condizioni mentali perché anche le previste cure potessero agire sul mio fisco al meglio. […] Optati per la seconda ipotesi, ben sapendo quanto l’umore potesse influenzare il delicato equilibrio del corpo. Determinato più che mai a giocare la mia partita, decisi di affrontare tutte le tappe della malattia come singole gare di un decathlon, sicuramente il più duro e il più importante di tutta la mia carriera sportiva. […] Quell’impietosa diagnosi suonò come una irrinunciabile convocazione per una “gara”… che accettai. Metaforicamente, staccai dal muro le vecchie scarpette chiodate e tornai in pista.

Da Inciampare nel cancro e rialzarsi, di Mario Testi – Premio mondiale Fair-Play per la promozione dell’etica e dei valori dello sport.

Eccolo, in questo breve tratto, il pensiero nella testa di un uomo di sport quando deve affrontare una sfida, sia anche la più dura della sua vita. Ecco i pensieri nella testa di Gianluca, Sinisa, Paolo, Andrea, Mario, e ognuno potrebbe continuare con i nomi che più sono vicini alla propria storia personale, sapendo che il Golia che si deve affrontare difficilmente lascerà spiragli e loro, che in fondo sono Davide, armati solo del loro carattere e di una fionda che è metafora della Scienza Medica, che sì fa miracoli, ma mai quanto si vorrebbe in una battaglia che si combatte assieme, ma senza certezze, che per forza di cose non ci possono essere.

Li definiamo “Eroi” perché, fuori dal campo, ci hanno insegnato ad affrontare la vita con lo stesso spirito indomito che li accompagnava durante l’attività agonistica. Quella grinta che noi sentiamo di non avere quando siamo immobili davanti a difficoltà, che in confronto dovrebbero apparirci al massimo come sassolini nella scarpa, e che invece ci lasciano inermi e tremanti sul ciglio della strada, propensi solo a prendere il bivio che porta allo sconforto. Quello che dobbiamo ancora capire è che non sono “Eroi” ma solo “Uomini”, come noi, come Davide, che plasmati nel carattere e nello spirito da anni di lotte e sacrifici dentro e fuori dal campo, hanno deciso di trasferire quella mentalità vincente nella vita di ogni giorno, il lottare su oggi pallone, il non mollare un centimetro, fino alla fine, anche quando sembra tutto perso, anche quando la testa sa che ormai tutto è finito.

Sono amici che hanno deciso di prendere la loro prova più dura e affrontarla in modo da dare speranza ad altri, a chi sta camminando sulla stessa strada, ma anche a chi è preso dallo sconforto per l’ennesima prova che il quotidiano ci porta a dover superare. Appunto “sassolini” in realtà e nel confronto, ma che visti dalla prospettiva sbagliata diventano macigni.

Questi grandi esempi spesso ci raccontano di come la malattia sia una sfida che li ha resi uomini migliori, una cosa che sicuramente non volevano ma che gli ha dato l’opportunità di crescere. Lo fanno perché sanno che se anche dovessero perdere il loro esempio potrà comunque essere di aiuto ad altri, dai loro cari in primis a chiunque li abbia identificati come punto di riferimento.

Lo ha detto bene Gianluca Vialli: “L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10 per cento di quel che ci succede, e per il 90 per cento di come lo affrontiamo”. E allora sì, allora se le parole hanno aiutato anche una sola persona che lotta contro i propri demoni, che siano nell’anima o nel corpo, è giusto chiamarli Eroi.

Ora Gianluca, Sinisa, Mario,… non ci sono più ma il testamento spirituale che ci hanno lasciato con il loro esempio e con le loro parole rimarrà per sempre e questo sarà il loro trionfo più grande. E allora alzala ancora quella Coppa Gianluca, perché te lo meriterai per sempre, non per come sia finita ma per come ci hai insegnato a vivere.

Mirko Rimessi

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