Attualità
20 Dicembre 2025
Graduatorie pubbliche, valutazioni sul campo e diritti: perché, secondo le Rsu del Comune di Ferrara, la precarietà non può essere la regola nei servizi educativi

Stabilizzazione e lavoro educativo: “Facciamo chiarezza”

di Redazione | 3 min

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Una sede centrale per Cittadini del Mondo. Con "spazi adeguati a tutte le attività e che possa ospitare tutte le persone desiderose di apprendere, comunicare e sentirsi finalmente a casa senza dover escludere nessuno". È il regalo sotto l'albero che una "cittadina del mondo" chiede a Babbo Natale, con una lettera inviata al Polo Nord per raccontare la "bella storia" dell'associazione

Una lettera firmata pubblicata da Estense.com nei giorni scorsi solleva interrogativi che meritano una risposta fondata sui fatti e su una lettura corretta dei processi che regolano il lavoro pubblico, in particolare nel settore educativo del Comune di Ferrara.

È necessario chiarire innanzitutto che l’attuale graduatoria per il personale educativo a tempo determinato è il risultato di una selezione pubblica, svolta secondo criteri di trasparenza, imparzialità e apertura, nel pieno rispetto della normativa vigente. Hanno potuto partecipare tutte le persone in possesso dei titoli previsti dalla legge, senza scorciatoie né favoritismi. Questo è un punto dirimente: l’accesso al lavoro non è avvenuto per cooptazione, ma attraverso un procedimento selettivo che garantisce pari opportunità.

Va inoltre ricordato che ogni assunzione, sia a tempo determinato sia a tempo indeterminato, è soggetta a periodo di prova. In tale fase l’Amministrazione è tenuta a valutare competenze professionali, qualità del lavoro e adeguatezza alle mansioni assegnate, intervenendo se necessario anche con l’interruzione del rapporto di lavoro. Il personale a tempo determinato, dunque, non è sottratto ad alcuna verifica: al contrario, è sottoposto a controlli e valutazioni analoghi – e talvolta più stringenti – rispetto ai colleghi e colleghe di ruolo.

Durante il rapporto di lavoro, le educatrici e gli educatori con incarico a termine partecipano a percorsi formativi e informativi finanziati direttamente dal Comune di Ferrara con la precisa finalità di accrescere nel tempo competenze e professionalità. Le educatrici e gli educatori con incarico a termine sono inoltre inseriti nei sistemi di valutazione della performance, dai quali deriva la misurazione della qualità del lavoro svolto e la quantificazione della produttività individuale da riconoscere. Non esiste, quindi, una differenza di merito, di impegno o di responsabilità.

La vera differenza risiede esclusivamente nella fragilità contrattuale. A parità di mansioni, responsabilità e carichi di lavoro, una parte del personale gode di pieni diritti e continuità reddituale per tutto l’anno, mentre un’altra si trova ciclicamente in una condizione di disoccupazione forzata, spesso per almeno due mesi, percependo un sostegno al reddito pari a circa un terzo dello stipendio ordinario. È qui che si annida l’iniquità, non certo nella richiesta di avviare percorsi di stabilizzazione.

Dove sarebbe dunque l’ingiustizia nel riconoscere a queste lavoratrici la possibilità di partecipare a un percorso di stabilizzazione? Un percorso che, nei fatti, costituisce un’ulteriore fase di valutazione, successiva a quella già superata per l’inserimento in graduatoria e alle verifiche svolte sul campo durante il servizio. Non un privilegio, ma un tentativo di ridurre una disuguaglianza strutturale che dura da anni.

Il rischio più grande, oggi, è lasciarsi trascinare in una “guerra tra poveri”, in cui lavoratrici e lavoratori vengono messi gli uni contro gli altri in un confronto al ribasso. È un inganno pericoloso: sposta l’attenzione dal vero problema – l’estensione dei diritti e della stabilità – e finisce per legittimare un modello che precarizza tutti. Se accettiamo questa logica, il datore di lavoro ne esce rafforzato, mentre anche chi ha conquistato tutele con fatica diventa più vulnerabile.

Un mondo del lavoro di qualità, capace di garantire benessere e servizi efficaci, non può fondarsi sulla precarietà permanente, né sulla contrapposizione tra chi ha diritti, chi ne ha meno e addirittura chi ne è privo. La sfida è opposta: allargare le tutele, non restringerle, riconoscendo che la stabilità non è un privilegio, ma una condizione necessaria per la dignità del lavoro e per la qualità dei servizi offerti alla collettività.

Componenti Rsu Comune di Ferrara

Irene Bertaglia – Francesca Bratti – Elena Farinelli – Chiara Nuzzi

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