Fentanyl, 16 casi in Regione. Piano pronto in caso di aumento
Solo 16 soggetti positivi al Fentanyl in Emilia Romagna su oltre 12mila screening effettuati dalla Ausl di tutta la Regione, compresa quella di Ferrara
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Ferrara per la Palestina è ritornata in piazza per ricordare alla cittadinanza che “l’orrore del genocidio palestinese non è ancora finito, a dispetto del silenzio con cui i principali mass media nascondono”
“Lo Stato si deve preoccupare che i bambini siano amati, rispettati, non siano vittime di violenza, oppure di come fanno i bisogni corporali?”. È una domanda netta, volutamente provocatoria, quella che Giuseppe Masciulli, sindaco di Palmoli – il comune abruzzese salito agli onori delle cronache recentemente con il caso della ‘famiglia nel bosco’ -, pone intervenendo in collegamento all’incontro promosso dalla Fondazione Enrico Zanotti. Una domanda che va dritta al cuore di una vicenda diventata simbolo di un conflitto più ampio: il confine tra la libertà educativa della famiglia e il potere di intervento dello Stato.
Durante l’iniziativa, il caso della famiglia nel bosco viene “sottratto alla logica del gossip” e restituito alla sua complessità attraverso la testimonianza diretta di chi quella storia l’ha vissuta sul campo. “Ascoltando i fatti così come spesso vengono raccontati sui giornali – spiega Masciulli – restano buchi, lacune, incomprensioni. Per questo è importante affidarsi a chi quella situazione la vive integralmente”.
Palmoli, poco più di 800 abitanti, è diventato improvvisamente il centro di un’attenzione mediatica nazionale. Una famiglia anglo-australiana, tre bambini, una scelta di vita radicale e naturalistica, una casa giudicata inadeguata, l’intervento dei servizi sociali, fino al collocamento dei minori in una casa famiglia. “Eppure – racconta il sindaco – non parliamo di bambini vittime di violenza, di abusi, di genitori dipendenti da alcol o droghe. Parliamo di bambini fisicamente sani, sereni, amati dai genitori”.
Masciulli ripercorre i passaggi della vicenda con precisione: dall’avvelenamento da funghi nel settembre 2024, che fa scattare i primi controlli, fino ai provvedimenti del Tribunale dei minorenni. Nel mezzo, il tentativo del Comune di sostenere la famiglia: una casa idonea in paese, l’iscrizione a scuola, percorsi personalizzati di inserimento. “Le criticità evidenziate dal magistrato erano tre: abitazione, istruzione, socializzazione. Oggi – sottolinea – tutte e tre sono state affrontate e risolte, con la disponibilità della famiglia a collaborare”.
E allora perché i bambini non sono ancora rientrati a casa? È qui che, secondo il sindaco, emerge il nodo vero della questione. “Questo è un problema culturale. Una famiglia ha il diritto di crescere i figli secondo la propria concezione di vita o lo Stato deve sindacare su tutto e porre limiti su ogni aspetto dell’esistenza umana?”.
Nel suo intervento Masciulli denuncia lo scivolamento del dibattito pubblico verso la spettacolarizzazione: “Si è parlato di spazzolini con peli d’asino, di letture energetiche. Ma davvero queste cose aiutano a capire il problema? O servono solo a creare scandalo?”. Il rischio, avverte, è di perdere di vista l’essenziale: “Il valore fondamentale è l’unità della famiglia. Le istituzioni dovrebbero sostenerla, non insegnarle come si vive, secondo una logica quasi da Stato etico”.
Ma soprattutto, c’è una domanda che resta sospesa, e che nessuno – denuncia – sembra voler affrontare fino in fondo: “Cosa è più importante? Evitare un trauma a questi bambini, che hanno vissuto otto anni H24 con i genitori, o anticipare di qualche mese l’apprendimento della lettura e della scrittura?”. Una domanda ‘scomoda’, che chiama in causa responsabilità politiche, giuridiche e morali.
“Le leggi che regolano questi interventi – conclude – risalgono a un’altra epoca. Oggi la società è cambiata: famiglie neorurali, migranti, nuclei monoparentali. Eppure continuiamo ad applicare schemi che non tengono conto della realtà”. Da qui l’appello a un confronto pubblico vero: “Se non se ne parla, non si troveranno mai soluzioni che facciano davvero il bene delle persone, soprattutto di quelle più deboli”.
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