Cronaca
11 Dicembre 2025
Accusato di estorsione, il tribunale ha pronunciato di sentenza di non luogo a procedere per un 22enne italiano. Accolta invece la richiesta di messa alla prova per lo spaccio di sostanze stupefacenti

Pusher trasformò minorenni in rapinatori. Si sgonfia l’accusa

di Davide Soattin | 2 min

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A processo con la duplice accusa di estorsione ai danni di due giovani e di spaccio di sostanze stupefacenti, il gup Marco Peraro del tribunale di Ferrara ha accolto le richieste avanzate in precedenza dalla sua difesa, pronunciando sentenza di non luogo a procedere per il primo reato e concedendo la messa alla prova per il secondo.

Protagonista della vicenda è un 22enne di nazionalità italiana, per cui la Procura di Ferrara aveva chiesto il rinvio a giudizio dopo che – secondo il quadro accusatorio inizialmente ricostruito dagli inquirenti – aveva costretto due minorenni a spalleggiarlo in alcune rapine per saldare un debito di droga che i due avevano accumulato con lui.

I fatti finiti al centro dell’inchiesta, stando all’impostazione della Procura, erano avvenuti tra il dicembre 2021 e il dicembre 2022. In quel periodo, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il giovane aveva ceduto ai due minorenni alcune dosi di hashish e marijuana, che alla fine avevano portato a generare un debito pari a circa 140 euro.

Quando i ragazzi non erano però più riusciti a saldare la somma pattuita, l’imputato 22enne – stando alla ricostruzione della Procura – aveva iniziato a minacciarli, costringendoli successivamente a partecipare ad alcune rapine insieme a lui, così da riuscire a “ripagare” quella cifra che sosteneva gli fosse dovuta.

Il provento dei colpi infatti, per gli inquirenti, sarebbe servito a scalare progressivamente il debito contratto con lui per l’acquisto della droga.

Per le rapine, i due minorenni erano già stati denunciati alla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna, mentre il 22enne – difeso dall’avvocato Dario Bolognesi – aveva scelto di patteggiare una pena di due anni e mezzo.

Per il giovane però non era finita lì. A lui la Procura aveva contestato anche l’estorsione, avendo a tutti gli effetti – secondo gli inquirenti – indotto e costretto i due a partecipare ai colpi, oltre che lo spaccio di sostanze stupefacenti per la cessione della droga che aveva originato il debito.

Quest’ultima circostanza era stata ammessa dallo stesso imputato e quindi la difesa – rappresentata dall’avvocato Dario Bolognesi – aveva chiesto la sospensione del processo con messa alla prova. Diversamente, per l’accusa di estorsione, era stato richiesto il non luogo a procedere per insussistenza del fatto.

Entrambe le richieste sono stata accolte ieri dal gup del tribunale di Ferrara. Le motivazioni della sentenza di non luogo a procedere saranno depositate entro trenta giorni, mentre a giugno è fissata l’udienza per l’elaborazione del piano di messa alla prova.

 

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