È stato assolto, anche a seguito di una tacita remissione di querela, il 54enne ferrarese accusato di essersi intascato 22.500 euro architettando una truffa telematica.
Secondo la ricostruzione della Procura sarebbe riuscito a raggirare un broker di yacht che stava acquistando un tender – un gommone da appoggio a navi più grandi – da una società attiva nel settore nautico con sede in provincia di Milano.
È però mancata la prova che confermasse la tesi accusatoria e il giudice Giuseppe Palasciano, durante l’udienza del 9 dicembre, ha assolto il presunto hacker. “Non c’era la prova – dice l’avvocato difensore Enrico Tassinari – che l’imputato avesse compiuto questi atti. Tanto è vero che anche la consulenza del pubblico ministero ha escluso che tutte le condotte che gli venivano contestate ci sia alcun riscontro”.
“Non c’erano evidenze – aggiunge – e non è stato fatto alcun reset sul telefono. Il fatto che non ci sia alcuna traccia è perché non è stato commesso il fatto e lo ha detto anche il perito della procura”.
Il 54enne era finito a processo con ben 5 accuse: dall’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, alla sostituzione di persona, passando per l’intercettazione, l’impedimento o l’interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche e arrivando alla falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni informatiche o telematiche fino alla truffa semplice.
I fatti finiti al centro del processo risalgono al 2019. Secondo l’accusa, il 54enne sarebbe riuscito a entrare all’interno dei server dell’azienda milanese e – dopo aver creato un indirizzo di posta elettronica con cui spacciarsi per il responsabile della ditta – sarebbe riuscito a prendere i contatti con la presunta vittima, un broker di yacht italiano che stava acquistando un tender da 75mila euro, che l’azienda gli avrebbe successivamente dovuto consegnare in uno dei cantieri navali del porto di Danzica, in Polonia.
In una delle mail inviate, quindi, il presunto hacker avrebbe fornito al broker le coordinate per eseguire un bonifico di 22.500 euro, vale a dire il 30% dei 75mila euro totali pattuiti per l’acquisto dell’imbarcazione, che avrebbe dovuto versare come acconto. Coordinate bancarie che in realtà – invece che essere riconducibili all’azienda milanese con cui la vittima credeva di interfacciarsi – sarebbero state funzionali a dirottare quella somma all’interno del conto corrente del 54enne ferrarese.
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