“Free Gaza”, “Palestina libera”. In concomitanza con l’accensione dell’albero di Natale a Ferrara, davanti alla cattedrale, gli attivisti di Ferrara per al Palestina hanno voluto “accendere le luci” anche sulla Striscia ricordando che “non c’è Natale finché cadono bombe”.
Ricordano “la necessità di mantenere accesa l’attenzione su uno dei crimini più atroci e bui della storia dell’umanità: il genocidio e la persecuzione del popolo palestinese”. Un genocidio che ricordano “ancora in atto” e operato da quello che definiscono “lo stato terrorista di Isreale”.
“Nel periodo dell’anno in cui si è tutti ‘più buoni’ – dicono -, in cui in ogni Chiesa e in ogni strada si parla di solidarietà, di fratellanza e di pace come valori fondanti della religione cristiana, è proprio nella terra che diede i natali a Gesù che l’orrore continua, senza sosta e con la complicità di chi lo aiuta o tace”.
“Israele – aggiungono – ha firmato una finta pace solo per poter perpetrare ancora la sua guerra genocida, cambiandone semplicemente l’aspetto, dandole una forma meno evidente di quanto non lo fosse prima, con la complicità e il silenzio di tutto il mondo occidentale, dei suoi giornalisti e dei suoi mass media”.
Ricordano che “su 59 giorni passati dalla firma del ‘trattato di pace’, il 10 ottobre di quest’anno, 48 sono stati quelli in cui sono avvenuti episodi di violazione del cessate il fuoco, per un totale di 591 interruzioni di questa cosiddetta ‘pace’. Sono 373 i morti accertati e 970 i feriti dichiarati dal Government Media Office di Gaza in questo stesso periodo”.
Alle condizioni non rispettate sul cessate il fuoco si aggiungono quelle per l’accesso degli aiuti umanitari: “Dei più di 34 mila camion di aiuti umanitari che avrebbero dovuto entrare a Gaza ne sono entrati appena 7 mila. Le restanti migliaia di tonnellate di aiuti umanitari inviati da ogni parte del mondo verso la Palestina sono state bloccate da Israele sui confini; sulle poche che entrano, vige il divieto di far passare beni primari come tende e abiti pesanti”.
“Nel frattempo – proseguono -, circa 260mila famiglie, quasi 1.5 milioni di persone, rimangono senza un riparo sicuro e vivono in condizioni disperate e degradanti, in tende o edifici danneggiati, esposti a forti piogge, freddo e malattie. Nei campi profughi, la popolazione è costretta a resistere all’inverno riparandosi sotto tende ormai consunte da due anni di raid, combattimenti, bombardamenti ed intemperie: il 93% di esse è ormai inabitabile, le famiglie dormono su giacigli zuppi d’acqua o per strada. Con il calo delle temperature, oltre 900.000 bambini sono a rischio ipotermia e malattie respiratorie: non possiedono sufficienti abiti pesanti per ripararsi dal freddo e anche l’entrata di coperte e felpe è proibita. Milioni di kit termici, tende e coperte sono bloccati in Egitto e Giordania e non sono i soli: nove agenzie umanitarie internazionali si sono viste negare l’entrata di 4mila bancali contenenti beni di prima necessità”.
E così, “nonostante l’accensione dell’albero di Natale anche a Betlemme, le festività in Palestina non saranno certo più luminose”.
“Nessuna luce – aggiungono – potrà mai cancellare l’orrore di quello che sta continuando ad accadere a Gaza: la popolazione palestinese non ha ancora smesso di soffrire, di essere perseguitata e torurata dallo stato terrorista di Israele e dal suo esercito”.
“Vogliamo ricordare – concludono – a tutta la cittadinanza ferrarese che non c’è Natale dove piovono ancora bombe. Non c’è Natale senza Palestina Libera”.