Attualità
8 Dicembre 2025
Al presidio per la libertà di stampa, la crisi di Telestense simbolo di una situazione nazionale: organici ridotti al minimo, precariato, sfiducia e minacce

“Un mondo senza giornalisti, è davvero ciò che si auspica?”

di Elena Coatti | 3 min

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Ferrara. Via Mazzini si accende con i versi dell’Ariosto

“Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io...” illumino. “Via Mazzini” si è accesa oggi pomeriggio, 7 dicembre alle 17, con i versi illuminati (in tutti i sensi) vdell'incipit dell’Orlando Furioso, il poema che rese celebre Ludovico Ariosto

Decine di giornaliste e giornalisti di Ferrara si sono riuniti ieri pomeriggio in piazza Municipale, nel luogo dove 130 anni fa nacque il Circolo giornalistico ferrarese. L’Associazione Stampa Ferrara, con Aser, ha scelto di celebrare l’anniversario con un presidio pubblico per ribadire un messaggio semplice: senza stampa libera la vita democratica è a rischio, sia a livello locale che nazionale.

Tra i temi più sentiti della giornata, la voce più a rischio: quella di Telestense. È emerso con forza fin dai primi interventi: l’emittente locale storica è vicina alla chiusura. Oggi la redazione conta solo tre giornalisti e un unico tecnico per andare in onda. Gli uffici sono senza riscaldamento, si lavora con cappotti e stufette. Gli stipendi arretrati continuano ad accumularsi.

Al microfono si è parlato senza giri di parole: “Telestense rischia di sparire e con lei una finestra fondamentale sull’informazione locale. La proprietà sta cercando acquirenti ma la situazione è drammatica”, ha ricordato tra gli altri anche Lino Aldrovandi. Un declino iniziato nel 2018 con la crisi del gruppo che riuniva Telesanterno e Telestense e culminato, un mese fa, nel fallimento di Telesanterno. Nell’epoca d’oro, l’emittente ferrarese impiegava otto giornalisti. Oggi sono rimasti in tre, di cui una sola con un contratto in scadenza il 31 dicembre.

Alla gravissima crisi dell’emittente televisiva si aggiunge la questione del contratto di categoria scaduto da dieci anni. Il presidio, infatti, segue lo sciopero nazionale dei giornalisti, il primo dopo ben quindici anni. “Non è una battaglia corporativa – è stato spiegato – ma un atto di resistenza per un’informazione libera”.

Negli ultimi dieci anni organici tagliati, prepensionamenti, crisi aziendali e salari erosi hanno ridotto al minimo le redazioni e aumentato lo sfruttamento dei precari, definiti “manovali intellettuali a basso costo”. Le richieste sono chiare: aumento salariale in linea con gli altri contratti, equo compenso per i freelance e regole chiare sull’uso dell’intelligenza artificiale.

Sicurezza e libertà sono un altro tema forte che ha attraversato il presidio: le minacce ai giornalisti sono in aumento costante, cresciute oltre il 75% in un solo anno. Secondo il monitoraggio dell’osservatorio Ossigeno, nei primi sei mesi del 2025 i giornalisti minacciati sono infatti raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Aggressioni e intimidazioni crescono, in particolare da parte di esponenti pubblici. Non solo, perché emerge che “nell’81% dei casi – hanno ricordato – chi subisce minacce non denuncia più. È una rinuncia che deve preoccupare tutti”.

“Quando un cronista viene insultato, minacciato, intimidito o subissato da querele temerarie, non è solo lui a essere colpito: è indebolito il diritto di tutti i cittadini a essere informati”, ha sottolineato l’Associazione Stampa Ferrara. Anche su questo, Ferrara non è un’isola felice. Il panorama informativo locale riflette la crisi nazionale. Finanziamenti pubblici importanti non si sono tradotti in investimenti in tecnologia, nuovi prodotti editoriali o giovani professionisti. Prepensionamenti e stati di crisi hanno permesso ai bilanci di reggere, ma senza visione. “A Ferrara lo sappiamo tutti: pochissimi sono stati gli investimenti nonostante i contributi. Non si è guardato al futuro”.

Accanto alla difesa della professione, però, è stato riconosciuto anche un tema di fiducia. Una parte crescente della cittadinanza guarda al giornalismo con sospetto. Conseguenza di titoli sensazionalistici, polarizzazioni, semplificazioni, errori non corretti, ricorsa al click facile: “Sostenere la libertà di stampa non significa pensare che tutto vada bene. Nelle redazioni c’è dibattito, anche conflitto. Ma perché questa dialettica esista, servono redazioni vive e numerose”.

L’invito è arrivato forte: non lasciare che le testate locali scompaiano nell’indifferenza generale. “La libertà di stampa è un bene comune. Non appartiene ai giornalisti, non siamo eroi, appartiene alla società. Un mondo senza giornalisti, è davvero ciò che si auspica?”, hanno concluso.

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