di Tommaso Piacentini
In un carcere pensato per 244 persone, ne vivono oggi quasi 400: e mentre cresce il numero di detenuti, raddoppiano anche le prestazioni psichiatriche e psicologiche, testimonianza del peso crescente sulla salute mentale.
Ma come è strutturata l’assistenza sanitaria nel carcere di Ferrara? Quante e quali sono le prestazioni erogate e come viene garantito il diritto alla salute dei detenuti dell’Arginone? In un’informativa alla quarta commissione dedicata al tema della sanità in carcere – tenutasi ieri, mercoledì 25 novembre -, la direttrice generale dell’Azienda Usl di Ferrara Nicoletta Natalini ha fornito i dati principali sulla gestione delle prestazioni mediche nel penitenziario ferrarese.
All’interno del carcere di via Arginone, come ha spiegato Natalini, sono presenti due aree mediche operative sette giorni su sette e 24 ore su 24 grazie al lavoro di 12 medici di medicina generale, diversi medici specialisti di varie branche, 9 infermieri, 3 psicologi, 1 tossicologo, 1 assistente sociale e 2 tecnici di radiologia.
“Il carico di lavoro è importante” ha dichiarato Natalini, soprattutto in riferimento alla piaga del sovraffollamento di cui anche il carcere di Ferrara si trova a essere protagonista: al 30 di giugno sono 396 i detenuti presenti all’Arginone, a fronte di una capienza minima di 244 individui e massima di 462. Se consideriamo, poi, che dal 1 gennaio al 30 settembre sono transitati 719 carcerati, con una media di 302 ingressi e 298 uscite o trasferimenti, diventa ancora più significativo il senso di quel carico di lavoro.
Nel primo semestre 2025, infatti, hanno subito un significativo incremento le prestazioni erogate in diversi settori, in particolare psicologia (con 863 prestazioni) e psichiatria (con 244 erogate a pazienti con diagnosi precedenti e 400 richieste in ingresso dal medico) sono i due ambiti che hanno subito l’aumento più significativo.
Natalini ha poi proposto un focus sulle dipendenze da sostanze: “Nel primo semestre del 2025, 185 presenti avevano già una diagnosi di tossicodipendenza: 110 di nazionalità italiana e 75 di nazionalità straniera”. Il trend è in crescita, in quanto nel 2023 erano 198 e nel 2024 se ne contavano 201. “Tutti – ha proseguito Natalini – sono presi in carico dal Serd e vengono presi contatti anche con i servizi della residenza del detenuto, soprattutto se c’è in prospettiva il rientro nei servizi territoriali di riferimento per la residenza”.
Ai detenuti viene poi offerta la possibilità di usufruire dei servizi di vaccinazione e di screening, in particolare per il colon retto (74 le adesioni con 10 positività) e per l’epatite C (868 esami, di cui 17 risultati positivi), oltre a esami per l’Hiv (richiesti da 139 detenuti).
Nei casi di particolare gravità o di visite specialistiche con macchinari appositi, vengono erogate anche prestazioni esterne all’ospedale di Cona: “In ospedale i detenuti vengono per tre prestazioni principali: pronto soccorso, visite oculistiche e visite ortopediche” ha spiegato Natalini, rilevando una diminuzione degli accessi in pronto soccorso (26 nel 2025 rispetto ai 107 del 2024), soprattutto grazie al lavoro dell’equipe medica all’interno del carcere.
Per quanto riguarda la sicurezza di medici e operatori, ad oggi sono cinque le aggressioni attestate a danno del personale medico in carcere, di cui due fisiche e tre verbali. Per ovviare al problema, è stata avviata una collaborazione con la direttrice del carcere, Maria Martone, che ha permesso la realizzazione di sopralluoghi e di misure di mitigazione dei rischi, di cui Natalini ha citato alcuni esempi: “Lo spostamento degli arredi per fare in modo che l’operatore sanitario possa accedere facilmente alla via di fuga, una formazione congiunta con gli agenti di custodia e protocolli operativi condivisi, come quello sulla modalità di somministrazione dei farmaci nelle celle”.
Diversi sono stati gli interventi dei consiglieri proprio sulla somministrazione di psicofarmaci ai detenuti: “Rispetto alla salute mentale, volevo capire quanti psicofarmaci vengono prescritti all’interno della struttura carceraria”, ha domandato il consigliere Leonardo Fiorentini (Civica Anselmo). Una richiesta a cui Natalini ha risposto ponendo una distinzione: “Bisogna distinguere la patologia psichiatrica da manuale rispetto alle situazioni reattive. Il blando antidepressivo non so se lo classificherei tra i farmaci psichiatrici quando è reattivo per il superamento di una fase. Il dire ‘quanti farmaci psichiatrici’ date non lo ritengo un dato significativo perché dipende dai livelli di gravità”.
La consigliera Marzia Marchi (M5S) ha poi posto il tema delle liste d’attesa: “Sappiamo tutti – ha dichiarato la pentastellata – che c’è un problema enorme sulle lista d’attesa. Questo problema in carcere diventa ancora più drammatico”. “Tutti quelli che hanno problemi urgenti e acuti – ha risposto Natalini – vengono presi in carico e vengono gestiti. Il carcere è un ‘di cui’. Se tutto è urgente e tutti hanno la priorità, nessuno poi ha la priorità. Se vogliamo mettere davanti a tutti i carcerati lo possiamo fare, ma qui è una questione di equità”.
“La priorità – ha concluso Natalini – è la clinica. La valutazione clinica dice che sei urgente e allora hai la prestazione in 10 giorni, se non sei urgente ce l’hai in 60 giorni o qual è il tempo d’attesa. Per i carcerati ci sono i posti dedicati ma sono evidentemente una numerosità”.
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