Cronaca
20 Novembre 2025
Parla una delle pazienti del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita di Lagosanto finito sotto inchiesta: "Perso un anno. Abbiamo bisogno di risposte certe"

Inchiesta Pma. “Danno morale senza prezzo e speranze buttate”

di Davide Soattin | 4 min

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Lagosanto. “Un danno morale senza prezzo, un anno perso, farmaci pagati, speranze buttate“. Sono solo alcuni dei gravi disagi che una donna di 40 anni, paziente – insieme al marito 45enne – del Centro Pma dell’ospedale del Delta di Lagosanto, sta vivendo da ormai due settimane. Vale a dire da quando – lo scorso 8 novembre – l’Ausl di Ferrara ha sospeso in via precauzionale il servizio, dopo l’inchiesta della Procura di Ferrara in cui risultano indagati – a vario titolo – sei sanitari per false attestazioni nelle cartelle cliniche, mancato rispetto delle linee guida e, nel caso più grave, un procurato aborto.

Per la coppia, proveniente da fuori provincia, tutto ha avuto inizio lo scorso anno con la decisione di intraprendere il percorso di Procreazione Medicalmente Assistita a Lagosanto, in quello che “ci viene consigliato come centro di eccellenza“. A settembre 2024, quindi, marito e moglie iniziano le terapie necessarie, ma nonostante ciò – raccontano – “seguiranno tre transfer falliti in un anno“. Il riferimento è alla procedura di fecondazione assistita in cui uno o più embrioni vengono trasferiti nell’utero della donna al fine di favorire l’impianto e la successiva gravidanza.

Già al secondo incontro però qualcosa – a loro dire – non va. “Capiamo – affermano – che non riceveremo empatia da nessun membro dello staff e assistiamo al disagio provato da altre coppie, a cui viene detto di essere esagerate rispetto a un’iperstimolazione o a svenimenti post-pickup”, vale a dire la procedura che preleva gli ovociti dalle ovaie per la fecondazione. La donna aggiunge: “Dopo il secondo transfer fallito, all’appuntamento di routine per fissare il transfer successivo, chiedo esplicitamente consigli su cosa poter fare per indagare sui fallimenti e mi viene risposto che non c’è nulla da fare“.

In realtà, spiega la paziente, “scoprirò solo successivamente, tramite una visita in un centro privato, che i miei transfer sono stati eseguiti alla cieca, in quanto non erano mai stati prescritti degli esami specifici pre transfer come il TSH, l’AMH e l’Estradiolo”. “Soffrendo di ipotiroidismo“, il controllo del TSH – fa notare la donna nel proprio racconto-denuncia – “sarebbe dovuto essere uno dei primi esami da eseguire e invece nulla. Di fronte al mio sconforto e senza tatto mi dissero di non disperare perché eravamo “solo” al secondo tentativo fallito” continua la signora.

Poi il salto temporale all’attualità e alle preoccupazioni per le sorti dell’embrione sano della coppia, che attualmente è crioconservato all’ospedale del Delta, dopo le notizie di cronaca. La paziente, lo scorso 14 novembre, ha scritto all’Urp dell’Ausl di Ferrara, del Delta e della Regione Emilia-Romagna. E non solo: ha inviato mail anche al Comitato consultivo regionale per la qualità dei servizi sanitari dal lato del cittadino della Regione e allo stesso Centro Pma. Gli stessi messaggi di posta elettronica – fa sapere – sono stati indirizzati inoltre al Ministero della Salute. “Le uniche risposte però – constata amaramente – sono arrivate (sabato 15 novembre, ndr) dal primario”, che risulta essere uno dei sanitari finiti sotto indagine.

“Siamo sconvolti dal sapere che la Regione Emilia-Romagna e l’Ausl di Ferrara pensino che sia opportuno far rispondere ai nostri quesiti proprio a uno degli indagati. Lo trovo indelicato e allucinante” commenta la donna. Che poi sottolinea come nelle mail di risposta vengono proposti “anche degli appuntamenti dal vivo per rispondere alle nostre domande”. Su questo punto, la redazione di Estense.com ha contattato telefonicamente e via e-mail l’ufficio stampa Ausl ed è in attesa di una replica.

Ora la coppia pensa ai passi successivi: “Sia sui giornali che per mail riferiscono della possibilità di trasferirci in altra struttura pubblica della Regione, ma senza specificare le tempistiche. Ho 40 anni e la possibilità di attecchimento cala di anno in anno” aggiunge la paziente.

Da qui l’appello affinché qualcuno fornisca indicazioni chiare ed esaustive nel più breve tempo possibile: “Abbiamo bisogno di risposte certe. Spostare l’embrione in una struttura privata costa tra i 1.500 e i 2.000 euro. Mi aspetterei che si assumessero almeno la responsabilità e i costi del trasferimento anche verso strutture private per velocizzare i tempi. Tra l’altro la legge italiana obbliga le coppie a trasferire gli embrioni crioconservati in utero prima di eseguire un nuovo ciclo di pick up. Ciò vuol dire che se per velocizzare i tempi, volessi farmi seguire da un centro privato e ricominciare tutto l’iter, dovrei fare una denuncia formale dell’embrione al Delta, perché l’alternativa è trasferirlo a pagamento in altra struttura. Un danno morale senza prezzo, un anno perso, farmaci pagati, speranze buttate”.

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