Mesola
15 Novembre 2025
I residenti temono per sicurezza e servizi, mentre vescovo e associazioni invitano a considerare i richiedenti asilo come una risorsa per il territorio

Monticelli in allarme per il centro accoglienza: timori della comunità e appelli alla solidarietà

di Redazione | 4 min

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Monticelli. La notizia dell’arrivo di richiedenti asilo a Monticelli, frazione di Mesola, ha creato scompiglio nella comunità. La sindaca Lisa Duò, appresa la notizia dal viceprefetto, ha subito espresso la propria contrarietà formalizzandola in una lettera indirizzata alla Prefettura, sottolineando come Monticelli, con i suoi circa 900 abitanti, fatichi già a far fronte a carenze strutturali, servizi limitati e fragilità sociali. Secondo la prima cittadina, l’accoglienza di una decina di giovani richiedenti asilo in due appartamenti rischia di sovraccaricare la comunità senza garanzie adeguate sulla gestione e sulla sicurezza, e sostiene che percorsi reali di integrazione possano essere offerti solo da città strutturate in grado di fornire continuità e servizi.

“Non conosco nel dettaglio la nazionalità o la provenienza delle persone coinvolte – ha scritto la sindaca sulla pagina Facebook del Comune – ma questo non cambia la sostanza del problema: ritengo questa decisione sbagliata nel merito e nel metodo. Monticelli è una comunità di 900 abitanti, già impegnata ogni giorno a far fronte a carenze strutturali, servizi limitati e fragilità sociali note. Non possiamo farci carico di ulteriori criticità senza alcuna garanzia sulla gestione. E gli esempi, sia locali che nazionali, dimostrano che troppo spesso i controlli reali sul territorio sono insufficienti o assenti. Credo inoltre che queste persone abbiano bisogno di essere inserite in città strutturate, capaci di offrire percorsi veri di integrazione, che richiedono servizi, tempo, continuità e un contesto sociale adeguato. Monticelli, per caratteristiche oggettive, non può garantire tutto questo. Per queste ragioni ribadisco la mia contrarietà e continuerò a rappresentare con fermezza le esigenze della nostra comunità. Una scelta così impattante non può essere calata dall’alto senza una valutazione seria delle condizioni del territorio e senza il coinvolgimento dell’amministrazione locale”.

Venerdì sera, la cittadinanza si è riunita in Sala Civica con la sindaca, la Giunta e alcuni consiglieri comunali per discutere della situazione. I residenti hanno manifestato preoccupazione e rabbia, denunciando di non essere stati preventivamente consultati e dichiarandosi pronti a mobilitazioni, petizioni e, se necessario, azioni più drastiche. La sala civica resterà aperta nel fine settimana per raccogliere firme e organizzare ulteriori iniziative.

Sul tema sono intervenuti anche voci istituzionali e associative. L’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Gian Carlo Perego, ha dichiarato: “Le preoccupazioni su una realtà nuova è legittima, ma trasformarle in paura e rifiuto credo che sia un gesto insensato. Le persone che vengono accolte in un Cas e che fanno richiesta d’asilo in Italia provengono da 100 Paesi del mondo e sono arrivati nel nostro Paese o via terra (la rotta balcanica) o via mare (il Mediterraneo). Sono persone che fuggono da insicurezza, dovuta a guerre, a disastri ambientali, da violenze e sfruttamento e da miseria. Sono soprattutto giovani. Sono vittime e non carnefici. Hanno paura e non generano paura. Sono vita e per questo un dono, una ‘benedizione’ – per usare le parole di Papa Francesco e Papa Leone – per un territorio, come quello dell’area interna del basso ferrarese, di cui fa parte Mesola, che ha subito e che sta tuttora subendo gli effetti del calo e/o dell’invecchiamento della popolazione”.

Perego ha poi aggiunto: “Allora il problema è non lasciarle sole, ma accompagnarle e valorizzarle, attraverso le diverse realtà associative, la scuola, attraverso progetti FAMI a cui il Comune di Mesola può accedere per la formazione scolastica: l’alfabetizzazione, la cura, lo sport e poi il lavoro, ma soprattutto il sentirli parte di una comunità sono gli elementi fondamentali per valorizzare una risorsa che è un dono”.

Sulla stessa linea anche Domenico Bedin, presidente dell’Associazione Viale K, che si è rivolto direttamente ai residenti di Monticelli: “Accogliere una decina di profughi è bello. Se sei cristiano e vai in chiesa… accogliere uno straniero è ricevere Cristo. Non aprirgli la porta significa rifiutare Lui. Tutti pensate che molte vostre famiglie sono immigrate dal Veneto o da altre regioni quando c’era miseria. E quanti poi sono emigrati anche in paesi lontani”.

Bedin ha proseguito invitando a una partecipazione attiva: “Accogliere questi profughi può essere una opportunità. Tra voi certo ci sono uomini e donne che hanno la possibilità di accompagnare, insegnare, coinvolgere nella vita del paese e nelle attività di volontariato i giovani che verranno. Mettetela come condizione dell’apertura del centro. Esigente di poterli conoscere, di guardare in faccia le loro storie e le loro aspirazioni. Seguite i percorsi sanitari e burocratici a cui saranno sottoposti. Vigilate e aiutate perché imparino la lingua italiana. Divertitevi a conoscere i loro cibi e fate conoscere i vostri. Appena avranno il primo soggiorno saranno utili in campagna e per loro sarà bello mandare i primi soldi alle loro famiglie… Insomma, non lasciatevi condizionare dai soliti seminatori di egoismo e paura. Restate umani”.

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