Attualità
9 Novembre 2025
Il report di Libera fotografa la situazione Emiliano Romagnola con 10,2 miliardi di giro d'affari e 7 clan che operano in business illegali. Ferrara è la provincia in cui si spende meno

Con il gioco d’azzardo a vincere sono le mafie

di Redazione | 4 min

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“Quando il gioco si fa duro, le mafie iniziano a giocare e a vincere”. A Ferrara nel 2024 si sono spesi nel gioco d’azzardo quasi 235 milioni di euro (234.931.901,71), una cifra che se divisa per abitante, comprendendo i bambini, ammonta a 1806 euro. In entrambi i casi si tratta della cifra più bassa in regione.

A dare i numeri è Libera che analizza gli interessi delle mafie nel gioco d’azzardo in tutta Italia. Un focus lo dedica all’Emila Romagna dove il giro d’affari nel 2024 ha sfiorato i 10,2 miliardi. In Italia sono invece 157 i miliardi spesi da 18 milioni di persone che “tentano la fortuna” nell’azzardo.

Sale Bingo, scommesse clandestine, videopoker, slot machine. Il gioco d’azzardo è una delle voci più remunerative del bilancio mafioso, spiega Libera. Si tratta infatti di una “grande roulette” dove si ricicla denaro derivante da altri traffici; si impongono beni e servizi (per esempio le slot machine) agli esercenti dei locali; si estorce denaro ai giocatori fortunati o lo si presta a usura a quelli sfortunati; si truffa lo Stato manomettendo gli apparecchi di gioco o semplicemente si investe con società formalmente legali. E a farla da padrone è la ‘ndrangheta.

Nel documento inviato l’associazione presieduta da don Ciotti non si concentra su elementi specifici presenti nella nostra provincia ma sottolinea come siano 7 i clan censiti che hanno operato in attività di business sia illegali che legali in Emilia Romagna.

Sono Schiavone, Casalesi, Mazzaferro, Bellocco, Grande Aracri, Romeo Detti Stacchi, Santapaola. Si tratta di nomi di clan con appartenenze in tutte le mafie, dalla camorra alla ‘ndrangheta passando per Cosa Nostra.

Spiegano che con l’azzardo si guadagna tanto e si rischia poco come confermano anche i dati forniti dal generale della Guardia di Finanza, Nicola Altiero, vicedirettore operativo della Direzione Investigativa Antimafia: “Un euro investito dalle mafie nel narcotraffico produce profitti per 6-7 euro, uno investito nell’azzardo 8-9, con molti meno rischi”.

Complessivamente, al 2024, secondo i dati dell’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc), tra le 125 aziende confiscate alle mafie appartenenti al settore “Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento”, più della metà – 70 – riguardano sale gioco e scommesse.

“Il dossier – commenta Luigi Ciotti, co-presidente nazionale di Libera – ci restituisce l’immagine di un Paese in bilico: da un lato, la voglia di riscatto sociale e di un benessere per molti irraggiungibile; dall’altro, un meccanismo che, legale o illegale che sia, continua a speculare sulla vita delle persone. Si dimentica che dietro ogni slot, dietro ogni casella argentata del gratta-e-vinci o piattaforma online, ci sono esseri umani in difficoltà. Ci sono adolescenti che scommettono di nascosto, anziani che si giocano la pensione, famiglie che si sfaldano nel silenzio. Dobbiamo smascherare l’inganno. Perché in fondo il gioco d’azzardo — qualunque forma assuma — rischia di essere sempre e comunque un grande imbroglio ai danni dei cittadini. La politica parla di regolamentazione, ma troppo spesso resta prigioniera della logica del profitto”.

“Lo Stato – conclude Luigi Ciotti – sembra guardare altrove: ai proventi che incassa grazie alle tasse sul gioco. Soldi che solo in minima parte vengono reinvestiti in percorsi di prevenzione terapia e reinserimento per le vittime di questa dipendenza silenziosa e sottovalutata. C’è una grave contraddizione etica in tutto questo. Occorrono politiche che mettano al centro la salute della gente, non il guadagno delle aziende o dell’erario. Chiunque tragga profitto dall’azzardo, sia gli attori privati che il settore pubblico, ha una responsabilità morale nel limitarne gli effetti nocivi. Serve più prevenzione nelle scuole, servono spazi di sostegno psicologico nei territori, formazione per gli operatori. Serve soprattutto un cambio di sguardo: considerare il giocatore non come un colpevole, ma come la vittima di un sistema che alimenta certe fragilità per ricavarne un tornaconto economico”.

“Anno dopo anno – propone Libera – la legislazione resta frammentaria, incoerente, asimmetrica e ambivalente, lasciando il comparto confuso e rendendo più sfumato il confine tra legale e illegale. Le norme contenute nella legge di Bilancio 2025 sul gioco d’azzardo ignorano i danni sociali, sanitari ed economici legati al settore. Si continua ad ampliare l’offerta di giochi e a ridurre gli strumenti di prevenzione e cura, generando un ulteriore squilibrio che, di fatto, favorisce le mafie. Per stabilire un nuovo equilibrio serve un intervento articolato che consenta di: mantenere uno spazio di autonomia degli Enti locali, per regolamentare in modo più restrittivo l’azzardo, sulla base di esigenze ed emergenze territoriali; impedire realmente ogni tipo di pubblicità del gioco d’azzardo; Evitare la compartecipazione alle Regioni e agli Enti locali del 5% del gettito delle slot e delle videolottery; ricostituire l’Osservatorio per il contra sto alla diffusione del gioco d’azzardo e al fenomeno della dipendenza grave presso il Ministero della Salute; non aumentare l’offerta di giochi da parte dello Stato, neanche giustificandola con il bisogno di raccogliere fondi per emergenze o calamità naturali; aumentare la rete di controlli tra concessionari, gestori, produttori ed esercenti; non prorogare le concessioni e rimetterle, seppur con estremo ritardo, nuovamente a bando”.

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