Rodrigo Nunes a Ferrara: “Essenziale rifondare concetto di leadership”
Il professore di teoria politica a Essex e Rio de Janeiro ospite de La Comune di Ferrara per parlare dell'ultimo libro
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Fausto Gianella, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, si racconta nel videopodcast "Question Time. Otto minuti con i consiglieri regionali" a cura del Servizio informazione e comunicazione dell’Assemblea Legislativa
C’è un fenomeno sempre più inquietante che si sta insinuando nel tessuto delle nostre comunità. Una presenza rumorosa, arrogante, e troppo spesso violenta, che sta velocemente sgretolando il senso di sicurezza che dovrebbe contraddistinguere i luoghi del vivere quotidiano. Parliamo dei cosiddetti "maranza"
L’occasione era quella dello sciopero proclamato, a livello nazionale, per l’intera giornata degli impiegati nelle imprese che applicano il Ccnl Anaste sottoscritto con le sigle sindacali non confederali
"Troppe auto inquinanti in circolazione e controlli insufficienti sul rispetto delle ordinanze anti-smog". È questa, in sintesi, la preoccupazione espressa dal gruppo consiliare La Comune di Ferrara in un’interrogazione presentata dalla consigliera Anna Zonari
di Marzia Marchi*
Con un orribile neologismo, di provenienza incerta, si indicano gruppi di ragazzi cui viene associata addirittura la parola branco – di riferimento animalesco – per indicare coloro che si atteggiano in maniera sfidante o perfino aggressiva.
Ringrazio la collega consigliera Madeo di avere avuto il coraggio di porre la questione di situazioni di atti di vandalismo e degrado – tra i quali spiace constatare che non annovera le recentissime scritte fasciste sui muri di Pontelagoscuro – che vanno propagandosi anche nella nostra città e ai Lidi durante le estati, anche se le rimprovero di avere accettato l’automatismo di utilizzare una parola, “maranza”, in uso tra i giovani che – dice – “è diventata sinonimo di disordine, vandalismo e impunità”.
Un po’ troppo facile, collega, identificare un nemico definendolo googolando come “composto da ragazzini spesso minorenni, che adottano le dinamiche del branco, vestiti in modo appariscente, alimentati da una sottocultura fatta di sfide, video-ostentazione del degrado e disprezzo da ogni regola”, ma poi ammette: “bisogna intervenire alla radice del problema”.
La radice qual è? La sottocultura, la povertà, l’uso permissivo dei social? Come suggeriscono le sue parole?
La radice in realtà è complessa e ci coinvolge tutti quanti in prima persona, non è qualcosa di delegabile alle forze dell’ordine o ai servizi sociali (quando va bene).
La radice è la struttura della vita collettiva che abbiamo creato e stiamo creando.
Per restare alla nostra città, che ho visto evolvere da attenta partecipe alla vita sociale, posso dire che lo sviluppo della cosiddetta movida favorito in vari modi dalle amministrazioni, prima di sinistra e ora, con un impulso speciale da destra, è parte integrante e responsabile di questo fenomeno. Se viene sdoganato il diritto di appropriarsi della città, nelle sue strade e nelle sue piazze in maniera privata in nome del supposto svago, è chiaro che in un attimo il concetto di bene collettivo usufruibile a tutti viene stravolto. Sarò più esplicita, se si adibiscono piazze ad uso delle distese dei bar (piazza Verdi), si concedono parcheggi selvaggi lungo le corsia taxi e ciclabili (es.Carlo Mayr) , se si consente che i tavolini dei bar si approprino ogni anno di metri di spazio pubblico, se si promuovono ogni due per tre feste all’insegna del bere, se la Darsena diventa un’infinita passerella di food e soprattutto beverage, se – per spostarci da Ferrara – ad ogni Bagno dei Lidi è concesso trasformarsi dalla funzione naturale di luogo di gestione balneare a discoteca notturna, se – per farla breve – la vita relazionale dei giovani si svolge sulla pubblica piazza è evidente che cresce il bisogno di farsi vedere, di mettersi in mostra e di primeggiare nell’assurda gara di mega visibilità che poi i social si incaricano di amplificare.
Per manifestare sulla pubblica piazza, qualsivoglia sia il motivo, occorre dare giustamente preavviso alla Questura ma per occupare intere strade o piazze con un bicchiere in mano e una “canna” in bocca non serve nessuna comunicazione: già questo ci dice del sistema a due pesi e due misure. Se per tornare a casa, o entrare in un locale, anche centrale, il mercoledì, il venerdì e il sabato molte cittadine e cittadini devono fare slalom tra muri umani è perché abbiamo non solo pemesso ma favorito una socialità che ha bisogno di farsi vedere, tipo le sguaiate feste di laurea che imbrattano le vie cittadine.
Consigliera Madeo è all’interno di questo contesto che i più fragili, i meno acculturati, i più periferici poi eccedono, nel tentativo di acquisire anche loro un efficace spazio di visibilità.
Cosa fare? Siccome la collega invoca un piano educativo nazionale che coinvolga scuola, famiglie e realtà del territorio, parole altisonanti dalla difficile applicazione, mi permetto di fare notare più sommessamente che, intanto a livello locale, dovremmo creare e diffondere luoghi alternativi di aggregazione, lontani dalle strade e soprattutto dall’alcool e dal gioco d’azzardo, due piaghe in crescita anche nella nostra città. Quindi invece di chiudere i centri sociali (vedi La Resistenza o il circolo Arci bolognesi) e allontanare le associazioni di volontariato che propongono metodi aggregativi di diverso tipo bisognerebbe favorirle e favorire la loro presenza nelle varie zone della città. In secondo luogo invece degli street tutor, figura anche ambigua sotto il profilo istituzionale, che sostanzialmente non mettono in discussione l’occupazione delle strade ma cercano di contenerne gli effetti, sarebbe il caso di tornare a fare vita di svago all’interno dei locali e mettere le forze dell’ordine a multare chi si appropria di uno spazio adibito al libero passaggio
Non solo, invece di proporre una serie sterminata di attività di vetrina, dove il leit motiv è sostanzialmente il bere e il mettersi in mostra, magari sarebbe opportuno promuovere maggiormente manifestazioni dal sapore un po’ più educativo come per esempio quelle sportive o culturali. In quanto all’intervento nazionale su scuole e famiglie sono d’accordo ma la capogruppo Fratelli d’ Italia dovrebbe cominciare a sollecitare i propri rappresentanti al Governo a far capire che per favorire le famiglie sono ridicoli 40 euro mensili di bonus a figlio, mentre servono servizi scolastici e ricreativi più diffusi e adeguati. Serve non imbrigliare l’educazione relazionale, affettiva e sessuale a scuola, anzi bisognerebbe immettere nelle scuole truppe di esperti che supportino non solo i ragazzi ma appunto le famiglie, che in questo momento storico sono esattamente il punto più fragile della nostra società, a detta non mia ma di tutti i pedagogisti che si sbracciano ormai da anni a segnalare l’inquietante disagio dei giovani.
Il ricorso alla punizione è solo la testimonianza del fallimento di una società.
Anche l’ente locale al quale apparteniamo può fare la differenza, collega Madeo, per esempio invece di votare contro, la maggioranza avrebbe potuto votare a favore del mio Ordine del giorno che chiedeva di esprimersi contro la condivisione alle Regioni degli incassi tributari nazionali provenienti dalle sale giochi e dalla promozione del gioco d’azzardo on line. Fare cassa su quanto provoca assuefazione, sia gioco, sia alcool, poi esternalizza i costi sulla società.
*capogruppo M5S in Consiglio comunale
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