Smontò un’anta della finestra della propria stanza, la appoggiò a terra e si lanciò nel vuoto, cadendo – dopo un volo di circa sei metri – contro la tettoia di lamiera del piano sottostante. Fu così che un pensionato ferrarese, ricoverato nel reparto di Geriatria di una clinica privata, già affetto da problemi psichici e intenti suicidari, decise di farla finita. L’anziano non perse subito la vita, ma morì successivamente – il 31 maggio 2022 – a causa delle complicazioni dovute ai traumi riportati nella caduta.
Per quel fatto, la Procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro sanitari per omicidio colposo.
A loro, per colpa consistita in generica negligenza, imprudenza e imperizia, gli inquirenti contestano il non aver impedito quanto accaduto, oltre che l’aver violato le linee guida elaborate in ambito nazionale (la Raccomandazione numero 4 del 2008 redatta dal Ministero della Salute) e locale (Raccomandazioni per la prevenzione delle condotte suicidarie in ospedale del 2011 redatte dal Servizio Sanitario Regione Emilia-Romagna) oltre che le buone pratiche clinico-assistenziali previste in ambito sanitario.
Il primo a essere accusato è un medico del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Anna di Cona, che per primo – il 6 aprile 2022 alle 22.36 – aveva visitato il paziente e che, secondo l’accusa, avrebbe omesso di effettuare la valutazione del rischio suicidario, oltre che di formalizzare e documentare l’esito di tale valutazione in un’apposita scheda da trasmettere a tutto il personale che poi lo avrebbe avuto in cura. Inoltre non avrebbe richiesto una visita psichiatrica urgente finalizzata a valutare un tempestivo adeguamento farmacologico e l’eventuale necessità del ricovero in reparti specializzati del paziente che, come sottolineato dalla figlia, aveva già avuto pregressi tentativi di suicidio e soffriva di stato di ansia e depressione in progressivo peggioramento con intenti autolesivi, agitazione psicomotoria e stato confusionale.
Il secondo a finire sotto la lente della Procura è uno specializzando della Medicina d’Urgenza ed Emergenza del Sant’Anna, che il giorno seguente – il 7 aprile – prese in carico l’anziano e ne curò il trasferimento nella clinica privata, nonostante il quadro clinico e anamnestico e la diagnosi da lui riportata nel referto del 7 aprile alle ore 13.10, omettendo di effettuare, prima del trasferimento, la valutazione del rischio suicidario e tutti gli accertamenti necessari al fine di analizzare l’adeguatezza del ricovero in un reparto ordinario della struttura privata, ma non solo. Per l’accusa non avrebbe nemmeno documentato dettagliatamente gli esiti delle valutazioni, senza così fornire alla clinica un inquadramento preciso e l’indicazione di eventuali misure di sicurezza da adottare per tutelare il paziente.
Nei guai c’è finito anche il medico che era di turno nella clinica privata al momento del ricovero del paziente. A lui, nonostante il referto medico, la documentazione ricevuta da Cona e le informazioni anamnestiche riferite da un infermiere che aveva parlato con la figlia dell’uomo, la Procura contesta la mancata richiesta ed effettuazione di un approfondimento psichiatrico per valutare l’attualità del rischio suicidario, oltre che la mancata predisposizione di idonee misure di sicurezza e – in attesa di quegli accertamenti – di un’adeguata sorveglianza o comunque di altri accorgimenti idonei a evitare gesti autolesivi da parte del paziente. Accuse condivise col medico responsabile del reparto di Geriatria dell’ospedale privato, subentrato di turno nella mattinata in cui avvenne la tragedia.
Parte civile nel procedimento è la figlia della vittima.
Dopo l’udienza di ieri (giovedì 30 ottobre) mattina, finalizzata a trovare un eventuale accordo transattivo per il risarcimento dei danni alla parte offesa, il gup Giovanni Solinas del tribunale di Ferrara ha rinviato al 5 febbraio, data in cui il processo tornerà nuovamente in aula.
 
			 
				
				
				
				
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