Cronaca
25 Ottobre 2025
Prima udienza tecnica incentrata sulle motivazioni che hanno spinto gli avvocati dell’imputata Isabella Internò al ricorso

Appello Bergamini. La difesa chieda una nuova perizia: “Tutto il resto è talk show”

di Redazione | 4 min

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di Stefania Scarfò

Ha preso il via a Catanzaro il processo d’appello a carico di Isabella Internò, condannata a 16 anni di reclusione in primo grado per l’omicidio di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza morto il 18 novembre 1989 a Roseto Capo Spulico.

In aula al fianco dell’imputata, i suoi difensori, Angelo Pugliese e Cataldo Intrieri che ha preso il posto di Rossana Cribari mentre per le parti civili erano presenti Donata Bergamini ed i suoi tre figli, Alice, Andrea e Denis Dalle Vacche assistiti dai legali Fabio Anselmo, Alessandra Pisa e Silvia Galeone. Presente anche il pm Luca Primicerio e Adele Ferraro per la Procura Generale di Catanzaro. A presiedere la Corte d’Appello Piero Santese con Domenico Commodaro come giudice a latere.

Udienza tecnica, la prima di questo secondo grado, incentrata sulle motivazioni che hanno spinto la difesa dell’imputata a ricorrere in appello. L’avvocato Pugliese ha innanzitutto contestato l’applicazione del pm Primicerio alla Procura Generale per rappresentare l’accusa adducendo una serie di irregolarità o presunte tali che il pubblico ministero avrebbe posto in essere. Dopo la camera di consiglio la Corte ha rigettato tutte le eccezioni presentate e ha dato nuovamente parola alla difesa dell’imputata per specificare o approfondire alcuni dei temi del ricorso in appello.

Sempre l’avvocato Pugliese ha illustrato le motivazioni del ricorso partendo dalla presunta nullità del decreto di riapertura delle indagini e dall’illegittimità dell’acquisizione dei verbali di Isabella Internò del 18 e del 25 novembre 1989, resi al brigadiere Barbuscio e al procuratore Abate. Affrontato anche il tema della “capacità del giudice di primo grado di valutare i membri della Corte”. Il legale ha evidenziato come tutte le udienze del processo di primo grado si siano svolte davanti ad una Corte d’Assise composta da giudici popolari tra cui figuravano padre e figlia (Giuseppe e Lucia Cosentino). Vizio al quale si sarebbe posto rimedio solo nel giorno della sentenza, il 1° ottobre 2025, quando Giuseppe Cosentino venne sostituito da un giudice supplente.

La parentela tra due giudici popolari della Corte comporterebbe, a detta dell’avvocato Pugliese, la nullità della sentenza emessa. Chieste poi le acquisizioni delle note medico-legali del professor Ricci e infine l’escussione di alcuni testimoni già sentiti in primo grado e altri per i quali non si era proceduto. In particolare, Pugliese ha chiesto che vengano sentiti Maria Zerbini, madre di Denis Bergamini e l’avvocato Eugenio Gallerani, che non sono stati escussi nel primo grado del processo e di risentire, invece, Donata Bergamini, Pietro Pugliese (pluripregiudicato collaboratore di giustizia napoletano) ma anche Maurizio Lucchetti e Tiziana Rota.

L’avvocato Intrieri ha invece incentrato il suo intervento su quello che, a suo dire, è il fulcro del processo, ossia le questioni medico-scientifiche. “Tutto il resto è talk show” ha detto il legale che ha sottolineato come per arrivare a condannare la sua assistita “sia necessario accertare oltre ogni ragionevole dubbio che Denis sia stato ucciso”. L’avvocato ha chiesto di ammettere a processo delle note medico-legali a cura del professor Franceschetti che in un suo lavoro avrebbe definito la glicoforina come una tecnica sperimentale.

La glicoforina è stata una delle ‘protagoniste’ del primo grado che ha portato alla condanna di Internò: nel maggio 2017 il medico legale di Vittorio Fineschi, grazie a questa sostanza, resistente alla putrefazione, riuscì a dichiarare con certezza che i traumi da schiacciamento della vittima erano posteriori alla morte di Bergamini.

Per tali ragioni Intrieri ha chiesto che venga effettuata una nuova consulenza “esterna al mondo scientifico italiano, una consulenza da affidare a qualcuno che sia estraneo alle vicende ed ai giochi di potere che caratterizzano il contesto italiano”.

Prima il pm Primicerio, quindi gli avvocati di parte civile si sono opposti alle varie eccezioni presentate dalla difesa. Primicerio ha sottolineato come la nuova escussione di Rota e Lucchetti “non sia stata richiesta nelle motivazioni dell’appello e sia quindi inammissibile perché fuori termini”. Sulla questione della incompatibilità dei giudici popolari ha spiegato come la questione non posso comportare la nullità della sentenza, “ma al massimo una ricusazione”. Sottolineata, poi, la superfluità di ascoltare nuovi testimoni o testimoni già escussi così come quella di procedere con una nuova perizia “che si aggiunge alle tante già agli atti”.

Dopo aver dichiarato inammissibile la richiesta di nullità di riapertura delle indagini, l’avvocato Fabio Anselmo ha motivato perché sia da ritenersi legittima l’acquisizione dei verbali di Isabella Internò del 18 e 25 novembre 1989. La donna, infatti, “non ha rilasciato dichiarazioni durante il processo” e quando è stata sentita, a ridosso della morte di Denis Bergamini, “non era indagata né vi erano dubbi circa un suo possibile coinvolgimento in quanto accaduto”. Infine, l’avvocata Alessandra Pisa ha preso in esame le note medico-legali presentate dalla difesa a firma del professor Franceschetti sottolineandone “incongruenze e contraddizioni”, al solo fine di poter richiedere una nuova perizia.

Ascoltate le parti la Corte ha disposto la fine delle discussioni rimandando alla prossima udienza, fissata per il 27 gennaio alle ore 10, la decisione sulle questioni sollevate.

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