Imputazione coatta – per omicidio o violenza privata – a carico dei sanitari dell’ospedale di Cona o, in subordine, un supplemento di indagine con l’effettuazione di una consulenza tecnica di uno specialista in cure palliative e l’audizione di una serie di persone – famigliari, amici e medici – informate sui fatti. È quello che ieri (giovedì 23 ottobre) mattina, davanti al gup Giovanni Solinas, l’avvocato Fabio Nicolicchia ha chiesto durante l’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Ferrara per la tragica fine della 41enne Maria Vittoria Mastella.
La donna, stando alla denuncia del compagno, Davide Merchiori, anche lui presente in aula, sarebbe stata sottoposta a un trattamento di sedazione palliativa fino alla morte mentre era ancora cosciente, senza però aver mai ricevuto informazioni sullo stato della malattia e nemmeno aver esplicitamente dato il proprio consenso per eseguire su di lei quella pratica terapeutica. Il fatto sarebbe avvenuto al Sant’Anna, dopo oltre un mese di ricovero, dovuto a un collasso polmonare successivo alla diagnosi di adenocarcinoma polmonare che alla 41enne fu comunicata a novembre 2023.
Dopo la morte della ragazza, avvenuta il 12 luglio di due anni fa, a seguito di quattro giorni di sedazione alimentata, da cui non si risvegliò più, il fidanzato aveva presentato un esposto alla Procura di Ferrara in cui aveva chiesto di accertare la legittimità delle pratiche palliative utilizzate dai sanitari di Cona, ma il pm – dopo aver fatto eseguire una consulenza tecnica – aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo di indagine aperto per omicidio colposo contro ignoti.
Una consulenza in cui però – si legge nelle pagine della richiesta di archiviazione – il medico legale scrive che “è possibile affermare che non si sono ravvisati profili di imperizia, nonostante la mancanza di un chiaro consenso riportato nella cartella alla sedazione palliativa continua, che verosimilmente è stato desunto dai sanitari in conseguenza delle continue richieste da parte della paziente di dosaggi aggiuntivi di terapia antalgica (del dolore, ndr) e di aumentare i flussi di ossigenoterapia in corso”.
Nonostante ciò, per la Procura di Ferrara nulla lascia spazio a eventuali ipotesi di reato, essendo stato “accertato che il decesso è avvenuto per cause non imputabili a condotte penalmente rilevanti di terze persone“.
Il compagno della donna ha comunque presentato un’opposizione alla richiesta di archiviazione, chiedendo la prosecuzione delle indagini per far luce sulla vicenda, dal momento che “la stessa consulenza tecnica contiene in sé tutti gli elementi necessari e sufficienti a giustificare la prosecuzione dell’accertamento“. Questo perché il medico legale “appura, riconosce e afferma con grandissima chiarezza che la paziente è stata sottoposta a sedazione profonda irreversibile senza ricevere alcuna informazione sullo stato della malattia e in mancanza di un consenso espresso“.
Maria Vittoria infatti – secondo il racconto fatto dal fidanzato nella denuncia – non ha mai saputo che di lì a poco se ne sarebbe andata.
“Confidiamo che il tribunale di Ferrara possa apprezzare gli argomenti e cogliere la rilevanza penale dei fatti denunciati a suo tempo” è il commento dell’avvocato Fabio Nicolicchia al termine dell’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione. Ora la palla passa al giudice Giovanni Solinas che per il momento si è riservato in attesa di prendere una decisione nei prossimi giorni se archiviare definitivamente la vicenda oppure procedere con l’imputazione coatta dei sanitari che avrebbero dato l’ok al trattamento o, diversamente, disporre ulteriori approfondimenti.
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