Lagosanto. È a processo con la duplice accusa di detenzione di munizionamento da guerra e omessa denuncia di materie esplodenti perché, oltre al possesso – illegale per la Procura di Ferrara – di trecentoquaranta munizioni, principalmente cartucce calibro 9 Parabellum utilizzate per la pistola d’ordinanza, a casa gli hanno trovato anche un barattolo contente mezzo chilo di polvere da sparo, senza la necessaria autorizzazione preventiva. A finire nei guai un 59enne luogotenente dei carabinieri, istruttore di tiro e vicecomandante di stazione, che quando venne scoperto – tra il 18 e il 19 giugno 2024 – prestava servizio a Lagosanto.
Nello specifico, stando al quadro accusatorio, la maggior parte delle cartucce sarebbe stata trovata nel cassetto della scrivania del suo ufficio, in caserma: in totale 260, di cui 245 calibro 9 Parabellum appunto, che erano contenute in scatole, e altre 15 sfuse, appartenenti a munizionamento da guerra. Le restanti 80, invece, erano state rinvenute in due armadietti negli spogliatoi della stazione, anch’essi – così come il cassetto – chiusi con la chiave. Durante la successiva perquisizione domiciliare, infine, gli inquirenti avevano sequestrato anche un barattolo contenente circa mezzo chilo di polvere da sparo, che non aveva denunciato.
A scoprire quell’arsenale illegale, durante una delle ispezioni trimestrali programmate, era stato il tenente colonnello dei carabinieri Luca Treccani, all’epoca comandante della Compagnia di Comacchio e oggi alla guida del Nucleo Operativo dei carabinieri di Ferrara. Sentito ieri mattina (lunedì 20 ottobre) in aula, davanti al giudice Vincenzo Cantelli, l’ufficiale ha ricostruito le fasi dell’attività ispettiva che portò al rinvenimento del materiale, spiegando come tutto si fosse svolto nell’ambito di un controllo di routine, successivamente sfociato nella segnalazione all’autorità giudiziaria civile e militare e nell’immediata decisione disciplinare di spostare l’odierno imputato, trasferendolo da Lagosanto a Ravenna.
“Al mio arrivo – ha raccontato Treccani – il comandante della stazione mi disse che voleva parlarmi perché aveva avuto una rogna. Mi spiegò che un brigadiere della stazione, durante la giornata precedente, aveva notato un cassetto della scrivania del luogotenente, in cui erano presenti colpi della nostra arma di ordinanza”. Da qui la necessità di approfondire quanto gli era appena stato detto: “Contattai telefonicamente il luogotenente e gli chiesi di parlare durante la pausa pranzo per non incidere sull’attività addestrativa che stava svolgendo”.
Treccani ha proseguito: “I cassetti, infatti, erano chiusi a chiave e quindi era necessario che fosse presente lui. Quando arrivò gli chiesi quindi contezza di quello che mi era stato riferito, non volendo fare processi sommari. Mi disse che non si ricordava e quindi gli chiesi di aprire il cassetto ed effettivamente c’era una grande quantità di munizioni. Poi, avendo motivo di ritenere che ne tenesse altre, proseguimmo l’attività ispettiva negli spogliatoi, dove aprì due armadietti che teneva chiusi a chiave. E anche lì ne trovammo altro materiale, così come a casa”.
Il numero di munizioni rinvenute in possesso del luogotenente finito a processo non trovò giustificazioni nelle dotazioni di servizio, come spiegato dal tenente colonnello, rispondendo alle domande del pm Stefano Longhi: “I militari di stazione (come l’imputato, ndr) hanno a disposizione quindici munizioni, equivalenti a un caricatore della pistola di ordinanza. L’unica eccezione riguarda i reparti speciali, che possono essere dotati di un secondo caricatore, per un totale massimo di trenta munizioni”. Nulla però a che vedere con le trecentoquaranta rinvenute.
Treccani è stato sentito anche in merito alle circostanze precedenti e successive al ritrovamento del munizionamento, in particolare sul motivo per cui un brigadiere avesse potuto accedere al cassetto della scrivania di un luogotenente e sul perché il comandante di stazione non avesse dato immediata comunicazione del ritrovamento, attendendo invece l’ispezione programmata per il giorno successivo. Su quest’ultimo punto, il testimone ha riferito che il comandante di stazione si era giustificato spiegando che “l’ispezione era già programmata e non sarebbe cambiato nulla, dal momento che il luogotenente non avrebbe potuto spostare le munizioni, essendo impegnato per tutta la notte in attività addestrativa”.
Quanto alla prima circostanza, invece, il tenente colonnello ha spiegato che il brigadiere che aveva segnalato il fatto si era imbattuto nel munizionamento mentre cercava, nella scrivania del luogotenente, il timbro come comandante interinale di cui era in possesso l’imputato per completare alcuni documenti. Il cassetto, ha precisato Treccani, era stato trovato aperto e all’interno erano visibili alcune scatole marroni, del tipo comunemente utilizzato per contenere le munizioni impiegate al poligono di tiro.
Incalzato dalle domande della difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Giacomo Forlani, l’attuale comandante del Nucleo Operativo dei carabinieri di Ferrara ha affrontato anche il tema dei rapporti interni alla stazione di Lagosanto. Una delle poche, ha evidenziato, “composte da personale anziano, con esperienza, e quindi più complessa da gestire”. “Tra il comandante di stazione e il luogotenente – ha ricordato – c’erano stati dissapori, gestiti in passato dal mio predecessore. Io, invece, ho sempre mantenuto un rapporto sereno con entrambi: facevo da paciere e non ho mai avuto la sensazione di aver perso il controllo sulla stazione. Anzi, la mia attività di supervisione era molto attenta: stavo con il fiato sul collo e, nei tre anni in cui ho comandato la Compagnia, non ho mai dovuto adottare provvedimenti disciplinari, se non semplici raccomandazioni verbali”.
Il processo tornerà in aula il 17 marzo, quando potrebbe iniziare anche la discussione.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com