Cronaca
10 Ottobre 2025
Il 59enne tunisino è a giudizio per rapina, estorsione e lesioni personali aggravate. In un altro procedimento la Procura ha chiesto la condanna a tre anni per tentata estorsione

Un cappio e l’avvertimento “paga”. Ancora guai per Aissa Moncef

di Davide Soattin | 2 min

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Quando gli agenti della polizia di Stato avevano perquisito l'abitazione in cui viveva, gli avevano trovato tre telefoni cellulari su cui aveva salvato, tra fotografie e video, circa 280 contenuti multimediali di natura sessuale che ritraevano bambini e bambine e lo avevano denunciato alla Procura di Ferrara

È iniziato durante la mattinata di ieri (giovedì 9 ottobre) – davanti al collegio del tribunale di Ferrara – presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Vincenzo Cantelli e Rosalba Cornacchia – il processo per rapina (in concorso), estorsione e lesioni personali aggravate a carico di Aissa Moncef, il 59enne di nazionalità tunisina già imputato in un altro procedimento per tentata estorsione ai danni di un ristoratore ferrarese, per cui la Procura di Ferrara ha chiesto la condanna a tre anni di carcere.

Nel procedimento che nelle scorse ore è approdato alla fase dibattimentale, secondo l’impianto accusatorio, il 59enne sarebbe arrivato a intimidire per soldi un imprenditore di Copparo – parte civile, assistito dall’avvocato Alessandro D’Agostino – con l’invio di messaggi telefonici minatori. Messaggi di testo ma anche audio e foto, in particolare quella scattata nei pressi dell’abitazione dell’uomo in cui veniva ritratto un cartone con la scrittapaga” e all’interno una bambola con un cappio al collo.

Tutto avrebbe avuto inizio l’8 marzo 2023, quando il 59enne aveva deciso di fare una visita nello studio dell’imprenditore. Lì, insieme a un complice e a un connazionale, per gli inquirenti, Moncef lo avrebbe minacciato, dicendogli che se non gli avesse restituito i 1.500 euro che – a proprio dire – aveva versato per una precedente pratica di regolarizzazione in Italia di una terza persona, non solo gli avrebbe dato fuoco al locale, ma poi si sarebbe diretto anche presso la sua abitazione.

Tra l’1 e il 6 aprile poi, una volta ottenuta la somma richiesta in parte in contanti in parte con versamenti su carte ricaricabili, non contento, minacciando la parte offesa sempre tramite messaggi telefonici, l’imputato sarebbe riuscito a ottenere ulteriori 500 euro.

La situazione degenerò ulteriormente quando, il 19 aprile 2023, Moncef venne a sapere che – nel frattempo – l’imprenditore lo aveva denunciato. E quindi, alle precedenti frasi minatorie, il 59enne – secondo la ricostruzione avanzata dalla Procura di Ferrara – avrebbe aggiunto anche l’utilizzo della forza fisica. “So che mi hai denunciato, ti taglio la gola, ti briciamo la casa, l’ufficio e la macchina, sappiamo dove abiti e possiamo venire a trovarti in ogni momento, quando vogliamo” avrebbe detto all’uomo.

Poi lo avrebbe spinto violentemente contro un muro e colpito con un calcio al fianco sinistro, giudicato guaribile con quattro giorni di prognosi. Il tutto accompagnato dalla richiesta di ulteriori 1.500 euro, che l’imprenditore stavolta aveva però negato, rifiutandosi di pagare.

Dopo l’udienza filtro di ieri mattina, il processo tornerà in aula il 2 aprile.

 

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