Tresignana
10 Ottobre 2025
Il collegio del tribunale di Ferrara ha inflitto due anni e tre mesi di pena a un uomo di nazionalità ghanese residente a Tresigallo. Le indagini della polizia postale partite da una segnalazione arrivata dagli Stati Uniti

Tre telefoni e 280 file illegali, 33enne condannato per pedopornografia

di Davide Soattin | 2 min

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È iniziato durante la mattinata di ieri (giovedì 9 ottobre) - davanti al collegio del tribunale di Ferrara - presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Vincenzo Cantelli e Rosalba Cornacchia - il processo per rapina (in concorso), estorsione e lesioni personali aggravate a carico di Aissa Moncef, il 59enne di nazionalità tunisina già imputato in un altro procedimento per tentata estorsione ai danni di un ristoratore ferrarese, per cui la Procura di Ferrara ha chiesto la condanna a tre anni di carcere

Tresignana. Quando gli agenti della polizia di Stato avevano perquisito l’abitazione in cui viveva, gli avevano trovato tre telefoni cellulari su cui aveva salvato, tra fotografie e video, circa 280 contenuti multimediali di natura sessuale che ritraevano bambini e bambine e lo avevano denunciato alla Procura di Ferrara che, dopo aver effettuato gli accertamenti necessari, lo aveva rinviato a giudizio con la pesante accusa di detenzione o accesso a materiale pedopornografico.

A finire nei guai un 33enne di nazionalità ghanese, residente a Tresigallo, condannato in primo grado ieri (giovedì 9 ottobre) mattina dal collegio del tribunale di Ferrara – presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Vincenzo Cantelli e Rosalba Cornacchia – a due anni e tre mesi di carcere, oltre che a 2.350 euro di multa.

Le indagini della polizia postale di Ferrara erano state avviate a seguito di alcune segnalazioni provenienti da un centro statunitense per la tutela dei minori vittime di abusi, che avevano consentito agli inquirenti di indirizzare i propri sospetti verso l’imputato, poi finito al centro di una perquisizione domiciliare che diede esito positivo.

Gli agenti, una volta entrati nell’abitazione del soggetto, sequestrarono i tre telefoni cellulari in uso all’uomo e, dopo le consulenze informatiche disposte e poi eseguite sui dispositivi elettronici, individuarono il materiale di interesse investigativo, vale a dire i circa 280 file di natura pedopornografica, su cui è stato costruito il processo.

Ieri mattina – per quei fatti – l’uomo è stato condannato. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni, dopodiché la difesa del 33enne potrà decidere o meno se ricorrere davanti alla Corte d’Appello di Bologna contro la decisione di primo grado che, nelle scorse ore, è stata presa dal tribunale di Ferrara.

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