di Francesco Rendine*
Nell’intervento odierno nella commissione comunale sul bilancio mi sono espresso su Medicina e AI. Tengo a precisare il mio pensiero con le seguenti osservazioni.
Intelligenza Artificiale e Medicina: Efficienza, Risparmio e una Nuova Visione del Rapporto con il Paziente
L’intelligenza artificiale (AI) sta rapidamente trasformando molti settori, e la medicina non fa eccezione. In un contesto dove la gestione delle risorse è sempre più cruciale, l’adozione di AI potrebbe non solo migliorare l’efficienza e la precisione delle diagnosi, ma anche portare a un significativo risparmio economico. Questo, in un sistema sanitario sempre più sotto pressione, potrebbe rappresentare una vera e propria rivoluzione.
Molti medici, in effetti, seguono protocolli standardizzati che rispondono a sintomi comuni e predefiniti. Questi protocolli, sebbene fondamentali per garantire una cura appropriata, possono essere visti anche come un mezzo per “coprirsi” da eventuali responsabilità legali in caso di errore. Qui, l’AI potrebbe giocare un ruolo chiave: algoritmi avanzati potrebbero gestire gran parte della diagnosi e della prescrizione di trattamenti, riducendo il rischio di errore umano e permettendo al medico di concentrarsi su situazioni più complesse, dove il giudizio umano e l’empatia sono irrinunciabili.
Inoltre, l’efficienza dell’AI potrebbe abbattere i costi operativi. La velocità con cui un sistema automatizzato può analizzare dati, immagini e sintomi permetterebbe di ridurre il tempo speso nelle visite mediche e nelle diagnosi, alleggerendo il carico di lavoro e, a lungo termine, contribuendo a ridurre le liste di attesa. Ciò potrebbe non solo migliorare l’accesso alle cure, ma anche generare risparmi economici significativi per il sistema sanitario nel suo complesso.
Tuttavia, l’intelligenza artificiale, pur con tutti i suoi vantaggi, non potrà mai sostituire la componente umana nella medicina. Il rapporto medico-paziente va oltre la mera somministrazione di una cura. Esso include ascolto, empatia, e una comprensione profonda dei bisogni psicologici e emotivi del paziente. È qui che, paradossalmente, la figura dello psicologo potrebbe assumere un ruolo sempre più centrale. In effetti, alcune delle dinamiche che oggi vengono trattate dai medici di base — come ansia, stress e disturbi legati alla salute mentale — potrebbero essere gestite in modo più efficace da professionisti come gli psicologi, mentre i medici potrebbero concentrarsi maggiormente sulla diagnosi e cura delle patologie fisiche. In tal senso, l’intelligenza artificiale potrebbe servire come supporto, offrendo diagnosi e dati clinici per facilitare l’intervento psicoterapeutico, ma senza sostituirne il valore umano.
Il risparmio economico che deriverebbe dall’integrazione dell’AI non dovrebbe però tramutarsi in un abbassamento della qualità del rapporto medico-paziente. La tecnologia dovrebbe essere utilizzata per ottimizzare le risorse e snellire i processi, ma il vero valore della medicina, soprattutto in un’epoca in cui la cura della persona è diventata sempre più multidisciplinare, risiede nella capacità di combinare competenze diverse, dall’aspetto tecnico e diagnostico a quello psicologico e relazionale.
In conclusione, l’intelligenza artificiale ha il potenziale per rivoluzionare il settore sanitario, non solo migliorando l’efficienza, ma anche generando risparmi che potrebbero essere reinvestiti in un sistema sanitario più equo e accessibile. Ma mentre l’AI può alleggerire il carico di lavoro dei medici, essa non potrà mai sostituire il valore umano e relazionale della medicina. Se ben integrata, l’AI potrebbe permettere ai medici di concentrarsi su ciò che veramente conta: il benessere globale del paziente, che va ben oltre la somministrazione di una cura, abbracciando anche il supporto psicologico e la gestione dei suoi bisogni emotivi.
*Consigliere comunale Gruppo Civica Fabbri
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