“Il volontariato non va allontanato, ma sostenuto e messo nelle condizioni di continuare a fare quello che sa fare meglio: costruire comunità e coesione sociale a vantaggio di tutti i cittadini”.
È questo il pensiero di Paolo Calvano, capogruppo Pd nell’Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna, che ha presentato un’interrogazione, insieme alla collega di Avs Simona Larghetti, per conoscere quale sia la destinazione dell’immobile che la Regione ha affidato gratuitamente al Comune in via IV Novembre.
Si tratta, spiega il dem, di un immobile per cui “il piano gestionale prevede espressamente il mantenimento del presidio delle associazioni del Terzo settore”.
Nell’interrogazione alla Giunta regionale si chiede di “sapere quale sia l’attuale destinazione degli spazi di quell’immobile, quali soggetti li occupino e se vi siano aree disponibili da destinare ad associazioni oggi sfrattate, così da garantire loro sedi più adeguate e coerenti con la funzione sociale che svolgono”.
Calvano ricorda come la situazione stia “destando grande preoccupazione nel mondo associativo” con “la scelta dell’amministrazione comunale di Ferrara di allontanare dal centro città realtà del Terzo settore che da anni svolgono un ruolo fondamentale di sostegno alle fasce più fragili della popolazione”.
“Negli ultimi anni – scrive – diverse associazioni hanno subito sfratti e inviti a lasciare le sedi storiche, senza adeguate alternative: dal centro La Resistenza sgomberato nel 2023, all’associazione Cittadini del mondo che rischia di perdere i propri spazi, fino al Centro servizi per il volontariato (CSV) e la Casa del Volontariato, che supportano oltre 50 associazioni locali e svolgono fondamentali attività di inclusione e doposcuola”.
Diverse le motivazioni adottate dalla Giunta Fabbri. Tra queste “la volontà di vendere immobili di pregio in centro e l’idea di trasferire attività sociali in quartieri periferici per contrastarne il degrado”.
Ciò di cui però non pare si sia tenuto conti è che “le associazioni hanno chiarito che spostarle in sedi inadeguate e difficilmente raggiungibili significa indebolire la loro capacità operativa e privare la città di servizi che altrimenti dovrebbero essere garantiti direttamente dal Comune, con costi maggiori per la collettività”.
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