Attualità
24 Settembre 2025
La denuncia si riferisce a quella inaugurata meno di un anno fa in Darsena e arriva da Arcigay, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Centro Donna Ferrara, Cam Ferrara, Cgil e Udi

Panchina arcobaleno “vandalizzata, abbandonata e imbrattata”

di Redazione | 3 min

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“La panchina arcobaleno della nuova Darsena, inaugurata appena un anno fa dal Comune di Ferrara come simbolo della “libertà di essere”, oggi non esiste più”. E questo, dicono Arcigay, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Centro Donna Ferrara, Cam Ferrara, Cgil e Udi, “nonostante le nostre denunce pubbliche e le segnalazioni ufficiali, l’amministrazione ha lasciato che il simbolo dei diritti Lgbti+ in città venisse abbandonato, imbrattato, vandalizzato e infine distrutto nell’indifferenza generale”.

Spiegano di aver richiamato l’attenzione già a marzo di quest’anno “sulle condizioni indecorose della panchina, scolorita e segnata da scritte oscene, chiedendone un pronto intervento di restauro”. E invece: “Nessuna risposta è arrivata dal Comune. Oggi restano solo i brandelli di ciò che avrebbe dovuto rappresentare un impegno concreto per il rispetto e l’inclusione”.

La panchina in Darsena è stata inaugurata dal Comune il 17 maggio 2024, in occasione della Giornata mondiale contro l’omo bi-transfobia e, ricordano, “non era un semplice arredo urbano, ma un segno pubblico di adesione a valori fondamentali. Oggi, di quel simbolo, rimane solo il vuoto — e il silenzio delle istituzioni che lo avevano promosso”.

Secondo chi scrive la gravità non si limita a un arredo urbano vandalizzato ma si tratta di un segnale “in un contesto sociale già profondamente fragile”. Spiegano infatti che “secondo una recente indagine nazionale condotta su oltre 14.000 adolescenti italiani tra i 14 e i 19 anni, 8 su 10 dichiarano di criticare il proprio corpo e di modificare il proprio modo di vestire per paura di giudizi e offese; 7 su 10 non sanno a chi rivolgersi per chiedere aiuto in caso di disagio personale o affettivo; molti ragazzi e ragazze vivono forti pressioni legate agli stereotipi di genere, spesso accusati di essere ‘troppo femminili’ o ‘troppo maschili'”.

Dati che “parlano chiaro” mostrando come il “clima sociale e culturale in cui crescono i nostri giovani” sia “segnato da insicurezza, odio e intolleranza”.
“Purtroppo – aggiungono – a conferma di questo clima omofobico e sessista, sono i continui fatti di cronaca che riguardano anche il nostro territorio e le aree circostanti: è notizia di questa settimana che a Bomporto, in provincia di Modena, durante la Festa del Lambrusco due ragazze siano state insultate a seguito di un bacio tra di loro; una di loro è stata anche colpita da un pugno in volto da persone adulte”.

Sottolineano quindi “come in questo contesto, ogni mezzo per contrastare l’omotransfobia e il sessismo assumono un valore imprescindibile per la collettività tutta e hanno ricadute positive sulla tutela e il benessere dei cittadini: i simboli pubblici come la panchina arcobaleno non sono solo arredi, ma strumenti educativi e di sensibilizzazione che aiutano a trasmettere un messaggio di rispetto e inclusione”.

Lanciano dunque un appello “accorato ma fermo”. “Il Comune di Ferrara – scrivono – intervenga subito per il ripristino della panchina arcobaleno. Non solo per restituire dignità a un luogo pubblico, ma per dimostrare con fatti, e non solo con slogan nelle giornate commemorative, che i diritti e la libertà delle persone Lgbti+ non possono essere calpestati”.

Invitano quindi l’amministrazione “a convocare in tempi celeri il tavolo di lavoro Pico”, il Protocollo d’intesa per la definizione di azioni, strategie di intervento e di contrasto all’omotransnegatività, istituito nel 2018. “Sono anni – ricordano – che il tavolo non viene più riconvocato, e in tutto questo tempo le associazioni e le realtà aderenti ne hanno chiesto a più riprese la riunione: richiesta che da anni il Comune non ha accolto”.

“Siamo indignati e profondamente preoccupati – concludono -: l’inerzia dell’amministrazione non fa che alimentare un clima sociale già segnato da odio e intolleranza. La “libertà di essere” non può ridursi a una promessa vuota: va difesa ogni giorno, con atti concreti”.

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