Attualità
29 Settembre 2025
Dodicimila chilometri in bici, da solo, fino a a Nordkapp, il punto più a nord del continente europeo. Una sfida fisica, mentale, ma anche umana

Dal cuore dei Balcani al tetto d’Europa: il viaggio di Gian Maria Guarini

di Redazione | 4 min

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Dopo aver attraversato l’Europa in Renault 4, Gian Maria Guarini è ripartito. Stavolta senza motore: solo due ruote, una tenda, e la voglia di scoprire il mondo con lentezza e autenticità. In cinque mesi e mezzo ha pedalato per 12.000 km, attraversando i Balcani e spingendosi fino a Nordkapp, il punto più a nord del continente europeo. Una sfida fisica, mentale, ma anche umana.

Perché hai scelto proprio la bicicletta per questa nuova avventura, dopo il viaggio in Renault 4? Cosa cercavi di diverso?
La bicicletta è un mezzo che ti costringe a rallentare, e questo cambia tutto. Ti fa vedere i luoghi in modo più autentico: li senti, li ascolti, li annusi. Ti arrivano gli odori, i suoni, le sfumature. Viaggiando a 15-20 km/h percepisci davvero quello che ti circonda. In più, le persone ti notano di più: ti fermano, ti parlano, ti aiutano. È un contatto più diretto con le popolazioni locali. Rispetto al viaggio in macchina, la bici è un perfetto equilibrio tra il camminare e il guidare: puoi fare anche 100 o 150 km al giorno, ma restando dentro il territorio.

Attraversare i Balcani in sella per mesi non è da tutti: qual’è stato l’episodio o l’incontro che più ti ha colpito lungo il percorso?
L’Albania mi ha colpito profondamente. È un Paese che negli anni ’90 ha aiutato molto l’Italia, e io ho incontrato persone di una generosità incredibile, sia sulle coste che in montagna. Mi offrivano da mangiare, da bere, sempre con un sorriso, anche in situazioni di evidente difficoltà economica.Lo stesso è successo in Macedonia e Grecia. Sono luoghi dove la gente ha poco, ma quel poco te lo dà. È una lezione enorme. Sì, ho vissuto anche episodi negativi, ma si contano sulle dita di una mano. Quello che resta è la generosità.

Hai mai pensato di mollare tutto? Qual è stato il momento più duro e come l’hai superato?
Fisicamente, il tratto da Atene a Salonicco è stato durissimo. Temperature altissime, anche sopra i 40°C, e acqua che non bastava mai: partivo all’alba e poi pedalavo di nuovo nel tardo pomeriggio per evitare il caldo estremo. Sono stato male per una settimana, ma dovevo continuare a pedalare, anche perché ero in zone isolate. Per fortuna avevo con me delle medicine. Non ho mai pensato di mollare, nemmeno nei momenti più difficili. In Romania, ad esempio, la fatica era più mentale che fisica. Viaggiare da soli porta inevitabilmente a riflettere, a farsi domande profonde, anche esistenziali. Ma in fondo è un’esperienza che ti mette davanti a te stesso, come poche altre cose nella vita.

Nordkapp è una meta simbolica per molti viaggiatori: cosa rappresentava per te? E come ti sei sentito una volta arrivato?
All’inizio l’idea era semplicemente quella di esplorare l’Europa dell’Est, ma a un certo punto ho dovuto cambiare piani: avevo in mente di arrivare fino a Mosca, ma per motivi legati ai visti e ai rischi del viaggio via terra ho deciso di puntare verso Nordkapp.Ci ero già stato in macchina, ma arrivarci in bici è tutta un’altra cosa. Sono partito da Budapest il 22 agosto e sono arrivato il 14 settembre. Avevo fretta di evitare il gelo: già faceva 8 gradi di media. Quando ci arrivi, ti rendi conto che sei letteralmente sul tetto d’Europa. Ho pianto dalla gioia. Ogni metro fatto, ogni salita, ogni chilometro pedalato… lì senti che ne è valsa la pena.
La Finlandia è stata una sorpresa bellissima: natura pura, silenzio, distanza tra i centri abitati. È un altro mondo.

Dopo due viaggi così estremi ma diversi, cos’è diventato per te il concetto di “viaggio”? E cos’hai scoperto su te stesso?
Per me viaggiare è sempre stato un sogno: scoprire culture, tradizioni, storie. E credo che i viaggi lenti siano il modo migliore per farlo. Prendere un aereo e andare in una grande città non ti fa capire davvero un Paese. Ci vuole tempo, coraggio e anche determinate condizioni personali. I miei viaggi non sono sponsorizzati: li ho finanziati con le mie risorse, e questo fa la differenza. Penso ci sia una grande distanza tra il viaggiatore e il turista. Il viaggiatore si guadagna ogni tappa. Il turista cerca la comodità. Questa volta ho capito anche che posso stare da solo, senza problemi. In passato ho sofferto la solitudine, oggi l’affronto con equilibrio. Ti fai domande, ti metti a nudo, ma cresci. Acquisisci consapevolezza. E soprattutto: se hai un sogno, non devi lasciarti fermare dai giudizi degli altri.

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