Politica
23 Settembre 2025
L’opposizione si dichiara contro il vittimismo e l’odio della destra. L’assessora Savini: “Questa non è libertà di manifestazione, ma un insulto”

Gaza. Marchi (M5S) a Fabbri: “Ci vuole coraggio fascista per parlare così”

di Redazione | 4 min

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“Il sindaco non può utilizzare il proprio ruolo per minacciare ritorsioni su chi dissente dal proprio pensiero, perché ci vuole il coraggio fascista per parlare in questi termini”. È questo il j’accuse che Marzia Marchi (M5S) ha riservato al sindaco Alan Fabbri nel Consiglio Comunale di ieri (22 settembre), rispondendo alle dichiarazioni del primo cittadino sulle manifestazioni di Ferrara ProPal dell’11 agosto scorso.

Fu in quell’occasione che venne stata accostata alla lapide commemorativa di Corso Martiri della Libertà la fotografia del giornalista palestinese ucciso a Gaza Anas al Sharif, un atto simbolico che aveva fatto insorgere il primo cittadino: “A Ferrara si è oltrepassato il limite – dichiarava in una nota -: questo non è diritto di manifestare, questa è totale mancanza di rispetto verso i luoghi simbolo della storia della nostra città. Ora chiederò al prefetto di intervenire formalmente”.

Pochi giorni dopo, il 7 settembre, il sindaco era tornato sull’argomento parlando delle barchette di carta pacifiste recapitate all’assessora Cristina Coletti, simbolo della Global Sumud Flotilla. Un gesto che aveva definito “con intento intimidatorio”, paragonandole a un messaggio del tipo “attenzione sappiamo dove abiti”, e aveva invitato ad “abbassare i toni perché se la guerra è a casa vostra non significa che dobbiate portarla anche qui”. Non solo: aveva accusato apertamente il movimento “Ferrara per la Palestina” come responsabile del gesto, prima di scoprire che in realtà il tutto era nato da un innocuo gesto di quattro ragazzine di 13 e 14 anni,

Dichiarazioni che non hanno lasciato indifferente la consigliera pentastellata, la quale, nel testo della mozione presentata in Consiglio, ha invocato l’articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di manifestazione: “Non rientra nei compiti di un sindaco stabilire i termini del diritto di manifestare, né di valutare eventuali limiti oltrepassati, tantomeno invocare l’intervento del prefetto in assenza di motivi concreti di ordine pubblico”. Mentre sulle barchette dichiara: “Non contenevano inneggiamenti a violenza”

Da qui la richiesta di ritrattare: “Il Consiglio Comunale impegna il sindaco della città di Ferrara a riconsiderare pubblicamente le proprie dichiarazioni, non tollerabili da parte di chi ricopre il ruolo di sindaco e rappresenta l’intera cittadinanza al di là delle proprie opinioni politiche”.

Una richiesta che è stata accolta dall’intera opposizione, la quale ha più volte sostenuto la necessità di non cadere nel vittimismo e nell’odio verso il nemico: “Questo voler a tutti costi creare un nemico, questo salto logico che porta al vittimismo che crea odio… – ha affermato Fabio Anselmo -. Io ricevo minacce di morte tutti i giorni. Io e Ilaria Cucchi siamo stati vittime di un’aggressione verbale e quasi fisica domenica scorsa. Ho attribuito odio politico? No, non ho fatto la vittima e non ho creato un movimento d’odio nei confronti di una mia opposizione”.

“Smettete di fare del vittimismo – ha concluso Anselmo -. Credo che questo consiglio debba prendere atto che non siamo nemici e che se a volte scappano parole forti si tratta di dialettica politica”.

Dello stesso parere si è dichiarata Anna Zonari (La Comune di Ferrara) che sulle vicende ha affermato: “Chiamare ‘Al lupo! Al lupo!’ legittima il discredito di queste manifestazioni, facendo sentire le persone sotto osservazione, facendo sentire quegli spazi come non sicuri. Il fatto che un sindaco si esprima in questa modalità, mira a trasformare un confronto politico in un conflitto sociale”.

La stessa Marchi ha così ribadito le sue posizioni: “Qui c’è qualcuno che soffia sul nemico esattamente da qua dentro e da qua dentro dà la carica – ha dichiarato la consigliera -. Il tono del sindaco ci riporta alla mente una triste figura della storia italiana quando invoca il prefetto. La figura istituita con la legge 4 febbraio 1926, la 237, che rafforzò il potere dei prefetti. Si chiamavano podestà”.

Infine la stoccata: “Il sindaco è una carica elettiva non è un potere divino, non ha diritto di censura o di interpretazione autentica della storia. Se in nome della libertà di espressione anche il sindaco è libero di esternare il proprio pensiero, in merito all’opportunità di alcune manifestazioni non può arrogarsi il diritto di avere ragione, né di utilizzare il proprio ruolo per minacciare ritorsioni su chi dissente dal proprio pensiero, perché ci vuole il coraggio fascista per parlare in questi termini”.

Dura la reazione dell’assessora Francesca Savini: “La libertà non si proclama, si garantisce – ha proseguito Savini -. Chi oggi accusa di ostacolare il diritto a manifestare mente, perché i fatti dicono altro. Se oggi si chiama manifestare accostare i nostri martiri della libertà a un giornalista che si faceva immortalare sorridente in altre situazioni, questa non è libertà di manifestazione, ma un insulto, uno schiaffo a chi ha dato la vita perché noi oggi potessimo essere qui liberamente a parlare”.

“A Gaza c’è una tragedia ma qui c’è solo voglia di fare teatro – ha concluso Savini -. Il muretto del Castello è un sacrario, un altare civile che richiede silenzio e rispetto, non mistificazioni, non bandiere sbandierate a sproposito, non accostamenti indegni che annacquano il significato della nostra storia. Il sindaco ha fatto bene: ha difeso la città, la sua memoria, la sua dignità”.

Per la cronaca, una dei discendenti dei martiri dell’Eccidio del Castello, ha detto di approvare quella foto esposta dove venne trucidato il suo avo.

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