di Tommaso Piacentini
“Fate tutte le manifestazioni che volete ma non andate nelle abitazioni dove abita una famiglia e un bambino”. L’assessora Cristina Coletti, durante il dibattito sulla mozione proposta da Marzia Marchi (M5S) sull’“atteggiamento del Sindaco sul diritto di manifestazione”, discussa ieri (22 settembre) in Consiglio Comunale, è intervenuta in merito ai due episodi di “volantinaggio” – così li ha definiti la consigliera Anna Zonari (La Comune di Ferrara) – presso la sua residenza.
“Sulla stampa è uscita la verità che ha fatto comodo” ha accusato l’assessora in riferimento alla vicenda delle barchette di carta con la scritta #freepalestine trovate sul cancello della sua abitazione lo scorso agosto,
Una verità che secondo Coletti non coinciderebbe con la realtà dei fatti: “Dalle telecamere ho appurato che chi è arrivato davanti al mio cancello si è arrampicato su un muretto, si è allungato verso la punta più alta del cancellino d’ingresso e vi ha infilato questo simbolo”.
“Una volta arrivati davanti al cancellino – ha proseguito l’assessora – si sono ben preoccupati di fare fotografie al campanello, che riporta il cognome mio e di mio marito, alla casa e al gesto fatto. Il tutto in un orario, non come riportato dalla stampa, serale, tra le nove e le dieci di sera”.
L’assessora ha poi dichiarato di essersi accertata che anche ai vicini di casa fosse stata corrisposta una barchetta, ma alle sue domande è sempre stata data una risposta negativa.
Da quanto reso noto sulla stampa, l’idea della diffusione delle barchette nasce da quattro ragazzine tra i 13 e i 14 anni, che dopo averle costruite in un laboratorio presso la Biblioteca Giardino, le hanno distribuite in tutto il quartiere, mettendole fuori da case private (come nel caso di Coletti), preso fermate dell’autobus e davanti alle scuole, come testimoniano le foto diffuse dai genitori delle ‘responsabili’.
Un gesto, quello delle barchette, che si è verificato subito dopo la circolazione del volantino, poi rivendicato dai collettivi Ferrara Trasnfemminista e Out!, avvenuta a seguito della violenza perpetrata contro la detenuta trans nel carcere dell’Arginone lo scorso luglio e di cui la stessa Coletti ha affermato: “C’è un procedimento penale in corso con degli indagati”.
“È importante esprimere le proprie opinioni – ha concluso l’assessora – ma da una parte serve anche rispetto per gli altri, per me e per la mia famiglia”.
Di un’altra opinione si è dichiarata Zonari: “Si trattava di barchette pacifiste. Troppo frettolosamente avevo espresso solidarietà all’assessora Coletti, pensando, come avevo letto, che le fosse stato recapitato un messaggio intimidatorio nel cuore della notte nella buchetta di casa sua. Mi ero affidata troppo ingenuamente alle sue dichiarazioni allarmate, pensando che avesse fatto delle verifiche”.
Innocui volantini pacifisti, quindi, secondo Zonari, distribuiti da “ragazzine che nemmeno sapevano che lei (l’assessora Coletti ndr) abitasse lì”.
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