di Alessandro Balboni*
L’omicidio brutale e a sangue freddo del giovane attivista conservatore Charlie Kirk, peraltro mio coetaneo, è una tragedia che evidenzia come la società occidentale rischi sempre più di perdere la propria identità plurale e democratica.
Il dibattito politico si sta progressivamente esasperando non solo nei toni, ma anche nella delegittimazione e disumanizzazione dell’avversario, che nella narrazione sui media e sui social sempre più diventa un nemico o un simbolo da sconfiggere a ogni costo. Non a caso questo omicidio è il picco, o meglio l’abisso, di una serie di atti di violenza politica che negli ultimi anni si sono resi più frequenti, facendo da specchio a una società sempre più divisa.
Una frattura esasperata e incoraggiata anche da chi giustifica le aggressioni di matrice politica con argomentazioni becere e superficiali secondo le quali la vittima se la sarebbe cercata a causa delle legittime opinioni che aveva espresso. Quando il confronto si sposta dal piano dello scontro tra idee al piano della violenza fisica è perché all’avversario viene negata la sua umanità: quando chi la pensa diversamente diventa un nemico egli cessa di essere una persona e rimane solo una minaccia da abbattere.
A quel punto, per i violenti, impugnare un’arma e fare fuoco diventa un atto legittimo, orribilmente giusto. Ma chi premeva il grilletto ha dimenticato che Charlie non era solo un attivista, era anche un marito e il padre di due bambini piccoli che ora cresceranno senza un papà. Questa logica a noi italiani è, ahimè, già nota e ricorda pericolosamente gli anni di piombo, quando “uccidere un fascista non era un reato” e tanti giovani innocenti, di ogni orientamento politico, furono uccisi barbaramente senza alcuna colpa.
Oggi la polarizzazione dello scontro politico ha privato gli opposti schieramenti della facoltà di dialogare civilmente e sempre più leader trovano difficile prendere posizioni nette e di condanna su fatti raccapriccianti come l’omicidio di Kirk, che purtroppo dal vuoto sui social e dal silenzio delle note stampa della maggior parte partiti progressisti italiani ed europei è come se non fosse avvenuto.
Ieri è stato assassinato per odio politico un uomo, un giovane marito e padre di due figli, durante un dibattito in un campus universitario. Sarebbe giusto che la stampa e il dibattito partissero dalla realtà, ossia l’assassinio di una persona, invece che dalla morte di un nemico.
*Vicesindaco di Ferrara ed esponente di Fratelli d’Italia
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