Politica
9 Settembre 2025
I genitori delle minori scrivono alla stampa: “Sorpresi dalle reazioni. Un gesto innocuo, fatto con autentico slancio da giovani donne che si affacciano all’impegno civile”

Barchette di carta. Il “vile atto intimidatorio” proviene da quattro ragazzine di 14 anni

di Redazione | 3 min

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Nessuna intimidazione, Nessuna violazione della privacy. Nessun vile atto. Come era facilmente immaginabile, le barchette di carta “inneggianti” alla liberazione della Palestina non avevano alcun contenuto facinoroso. E non erano un messaggio di avvertimento all’assessora leghista del Comune di Ferrara Cristina Coletti.

A chiarire l’enorme equivoco sono gli stessi autori materiali del gesto. O meglio i loro genitori. Già, perché le mani che hanno depositato le barchette che hanno sconvolto la destra al governo della città sono state fabbricate e colorate da quattro ragazzine tra i 13 e i 14 anni.

“Siamo i genitori delle quattro ragazze che qualche giorno fa, nel tardo pomeriggio, hanno lasciato le barchette #freepalestine in vari luoghi delle zone adiacenti il centro”, scrivono i genitori, che si firmano solo con le iniziali.

“Non è nostra abitudine non firmarci per esteso – spiegano -, ma desideriamo tutelare le nostre figlie dalla polemica pubblica, restando naturalmente a disposizione per qualsiasi spiegazione o interlocuzione si renda necessaria successivamente”.

Tornando ai chiarimenti, i genitori affermano che “leggendo la stampa di questi giorni abbiamo ricostruito gli eventi con le nostre figlie e riportiamo i fatti così come ci sono stati raccontati”.
Tutto è avvenuto in risposta all’appello nazionale e trasversale a sostenere la missione umanitaria della Global Sumud Flottilla: “così come in tante altre città d’Italia, anche a Ferrara gruppi di persone e di giovani hanno realizzato le barchette di carta, in vista del presidio Save Gaza, indetto da Rete per la Pace di sabato scorso in piazza Cattedrale”.

“Anche le nostre figlie di 13 e 14 anni hanno costruito e colorato barchette che poi hanno lasciato nei pressi di scuole e luoghi pubblici – prosegue la lettera -. Come si evince dalle foto che loro stesse hanno fatto, le barchette sono state messe a caso in luoghi visibili alle persone di passaggio, anche su alcuni cancelli di abitazioni e in alcune buchette private, proprio per attirare attenzione e – nelle loro intenzioni – sollecitare una riflessione su ciò che sta succedendo in Palestina. Alcune barchette sono ancora al loro posto”.

E infatti il giorno stesso della denuncia pubblica di Coletti, e nei giorni successivi, identiche barchette erano visibili in altre case delle vie intorno, davanti a un bar, alle fermate dell’autobus e davanti alle scuole Poledrelli e Tasso.

Si comprende quindi come “siamo rimasti sorpresi dalle reazioni generate dal ritrovamento di un paio di queste barchette sul cancello e nella buchetta dell’assessora Coletti e ci dispiace che un gesto innocuo, ma fatto con autentico slancio da giovani donne che si affacciano all’impegno civile, sia stato frainteso e presumibilmente attribuito ad altre persone e ad altre intenzioni, producendo reazioni molto lontane da quelle che le ragazze si aspettavano”.

Di certo non è stato un blitz e con certezza l’intento non era quello di turbare la quiete familiare di nessuno – sottolineano i genitori -. Ci sono casi in cui i giovani ci sorprendono per la loro consapevolezza e per il loro desiderio di partecipare per costruire un futuro migliore. Questo è uno di quei casi e speriamo davvero che le nostre parole contribuiscano a riportare serenità nel dibattito pubblico”.

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