di Emanuele Gessi
“Qui a Mantova mi sento un po’ come a casa, anche qui come a Ferrara sembra di stare nel Laos”, ha esordito così Vasco Brondi al Festivaletteratura 2025, ammiccando con una battuta sul clima caldo e umido che evidentemente accomuna le due città.
L’incontro a cui ha partecipato il cantautore ferrarese, intitolato “La terra, l’Emilia, la luna”, si è tenuto sabato 6 settembre, nel contesto del festival letterario che da quasi trent’anni anima la città lombarda che fu dei Gonzaga.
L’intervento di Brondi si è sviluppato in conversazione con il giornalista del Post Luca Misculin e ad entrambi va riconosciuto il merito di aver saputo fondere momenti di ironia ad altri di spiccata profondità.
Come quando il ferrarese ha raccontato di aver scoperto, proprio grazie alla rassegna stampa curata dal suo intervistatore per Il Post in podcast, la storia delle birdwatcher palestinesi, due sorelle gemelle esperte di ornitologia sfollate da un anno e mezzo dall’esercito israeliano, che purtuttavia continuano a documentare con caparbietà sul loro canale Instagram i passaggi degli uccelli migratori “gli unici esseri, dal 2009 – ha aggiunto Misculin – che frequentano le coste di Gaza, uno dei porti più antichi del mondo, a cui nei prossimi giorni si avvicinerà la Sumud Flotilla, a cui auguriamo buon vento”.
Immancabile e toccante la profusione di applausi che è seguita alla ricostruzione di questa vicenda.
Ritornando ai temi personali e musicali, Brondi ha ripercorso il suo inizio di carriera. Per farlo il cantante ha parlato del 2007, quando dopo aver lasciato il lavoro al Korova Milk Bar in cui era impegnato insieme ai suoi fratelli, approdò a Milano. “Una città piena di sogni, in cui mi sono sentito solo come mai prima, nonostante abitassi in un monolocale di Porta Romana, una delle zone più densamente abitate che ci siano”.
E così, ripensando a quella scelta “da non imitare a casa, perché che mi ero precluso l’accesso a tutti i piani di emergenza, per aver come unica missione quella di fare musica”, Vasco Brondi ha espresso un messaggio di affetto che da Festivaletteratura è volato fino a Ferrara.
Nello specifico, Brondi ha sottolineato come Milano e Ferrara siano “due forze respingenti e magnetiche allo stesso tempo”, in cui “i giovani di tutte le latitudini si ritrovano assetati di ricerche e progetti”.
Da questo punto di vista, ha dichiarato: “Sono grato agli organizzatori di Ferrara Sotto le Stelle e Internazionale a Ferrara, fra le manifestazioni più speciali che siano accadute nella mia città d’origine. Se quel gruppo di persone che ha dato loro vita avessero deciso di andare a Milano, queste iniziative non sarebbero mai esistite. È il grande tema dello spostamento nelle metropoli a discapito delle province”.
Rivolgendo lo sguardo al futuro, Brondi ha mantenuto il riserbo sui dettagli, ma ha confessato di essere al lavoro su qualcosa di nuovo. “Col fatto che sto scrivendo, per i prossimi mesi conto di stare rintanato a fare le mie cose senza condividerle. Col tempo ho capito che questo è il mio modo per riuscire a fare quello che mi piace”.
Un approccio in controtendenza, che mal si sposa con le richieste – da industrie commerciali – delle piattaforme di streaming e delle case discografiche, che pretenderebbero l’uscita di un disco all’anno.
“Quando non sono in tour mi piace dedicarmi alla lettura. Sono un frequentatore affezionato delle biblioteche di Ferrara, grazie alle quali di recente mi sono approcciato alle opere di Jonathan Franzen. Io credo che oggi più che mai sia fondamentale ritagliarsi degli interstizi di silenzio, per poi trovare con i propri tempi qualcosa di rilevante da dire”.
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