Argenta
20 Agosto 2025
Nuovi sviluppi dopo l'arresto per omicidio volontario aggravato dell'infermiere Matteo Nocera. Sotto indagine due dottoresse accusate a vario titolo di falso in atto pubblico e interruzione di pubblico servizio

Morti sospette all’ospedale di Argenta, due medici indagati

di Davide Soattin | 4 min

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Argenta. Si allarga l’inchiesta per le morti sospette all’ospedale Mazzolani-Vandini di Argenta. Oltre all’infermiere 44enne Matteo Nocera, oggi in carcere, sotto indagine per omicidio volontario aggravato, maltrattamenti aggravati, falso in atto pubblico ed esercizio abusivo della professione, la Procura di Ferrara ha iscritto nel registro degli indagati anche due dottoresse del reparto di Lungodegenza Post-Acuzie Riabilitativa Geriatrica con la duplice contestazione – a vario titolo – di falso in atto pubblico e interruzione di pubblico servizio.

Ma facciamo un passo indietro e andiamo per gradi. Dallo scorso 12 luglio, Nocera è nel carcere di Ravenna dopo che i gip dei tribunali di Ferrara e Ravenna hanno concordato nel riconoscere i pericoli di reiteramento del reato e di inquinamento probatorio da parte dell’infermiere, che quindi è stato fermato dopo che i carabinieri avevano raccolto e acquisito elementi tali da far ritenere che l’uomo avrebbe potuto compiere atti ritorsivi nei confronti dei colleghi che avevano segnalato le anomalie e i sospetti.

Al momento, i gravi indizi di colpevolezza attribuiti a Nocera riguardano la sola morte dell’83enne Antonio Rivola, avvenuta lo scorso 5 settembre. La pm Barbara Cavallo, che coordina le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo di Ferrara e del Nas di Bologna, lo accusa di aver somministrato all’anziano, senza alcuna finalità terapeutica (perché finalità terapeutiche non le ha), un farmaco, l’Esmeron, un miorilassante che solitamente si utilizza solo per favorire l’intubazione in casi di anestesia generale e va accompagnato dalla respirazione artificiale. In caso contrario, può essere letale perché chi lo assume non è in grado di respirare naturalmente

L’infermiere però risulta essere tuttora indagato anche per la morte della 90enne Floriana Veronesi e per i maltrattamenti aggravati nei confronti di un’altra cinquantina di pazienti ricoverati all’ospedale di Argenta tra il settembre e l’ottobre di un anno fa. Per la Procura avrebbe dato in maniera abituale agli anziani ricoverati benzodiazepine e sedativi, come Midazolam, Haldol e Naloxone (quest’ultimo peraltro scaduto, ndr), in assenza di prescrizioni mediche ufficiali da parte dei medici di turno.

Da qui le ulteriori accuse di esercizio abusivo della professione medica, per la quale è richiesta ovviamente una speciale abilitazione dello Stato, e di falso in atti pubblici, dal momento che avrebbe appositamente attestato falsamente fatti non veri nelle cartelle cliniche dei pazienti per coprire i presunti maltrattamenti. È il caso di un paziente a cui l’infermiere diede, in ipotesi di accusa, arbitrariamente un sedativo. Questo però non venne annotato in cartella clinica dove si dava atto dell’assopimento dell’anziano senza indicarne la reale causa e venne poi indicata la prescrizione del farmaco quando questo era già stato somministrato.

In una circostanza, il 22 settembre 2024, l’infermiere – secondo la Procura – avrebbe inoltre lesionato in maniera grave un paziente con un bisturi, effettuando un’incisione senza anestesia nelle parti intime che gli provocò dolori e conseguenze. Stando a quella che è l’accusa infatti, dopo quel fatto, l’anziano – che sarebbe stato sottoposto anche a umiliazioni verbali – fu costretto a un ulteriore intervento chirurgico da cui si riprese solamente dopo quaranta giorni di convalescenza.

Arriviamo a oggi. Assieme a Nocera, ora sotto la lente degli inquirenti ci sono anche due dottoresse. A entrambe viene contestato il falso in atto pubblico, mentre solo a una delle due – in concorso con l’infermiere – anche l’interruzione di pubblico servizio. La prima accusa riguarderebbe l’aver fatto ‘da scudo’ a Nocera, dal momento che – per la Procura – avrebbero compilato falsamente le cartelle cliniche di alcuni pazienti, omettendo – in alcune circostanze – di annotare fatti rilevanti. La seconda invece sarebbe relativa a un episodio in cui l’infermiere, mentre era di turno, avrebbe lasciato il reparto –  su richiesta di una delle due dottoresse indagate – per andare a casa dell’anziana madre di quest’ultima e curarla.

L’infermiere indagato è difeso dall’avvocato Lorenzo Valgimigli, mentre le famiglie delle persone individuate come vittime sono assistite dalla società di risarcimento danni Giesse.

Le indagini della Procura di Ferrara proseguono comunque a tutto campo, come confermato alcune settimane fa dalla pm Barbara Cavallo, titolare del fascicolo. Gli accertamenti riguardano non solo la presenza di altre presunte persone offese, ma anche l’ipotetico utilizzo di altri farmaci. Parallelamente, si stanno svolgendo verifiche anche sul titolo di studio di Matteo Nocera: l’infermiere infatti, secondo gli inquirenti, avrebbe conseguito la laurea in Romania, dopo aver lavorato in precedenza come operatore socio-sanitario.

 

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