Non si fa attendere la replica di Anna Ferraresi al comunicato di Marco Vincenzi, ex consigliere comunale e ispettore Inps, indagato per dossieraggio ai suoi danni. Dopo le parole di Vincenzi, che si era detto “sconcertato” per l’indagine, Ferraresi risponde con un messaggio diretto e durissimo: “Mi permetta di rispondere al suo comunicato con la schiettezza che merita”.
La replica parte da un fatto che, secondo Ferraresi, Vincenzi avrebbe “accuratamente omesso”: “È già stato ascoltato ben tre volte dalla Guardia di Finanza. Tre. E non una. Per spiegare, senza riuscirci, undici accessi ai miei dati personali nella banca dati Inps”. Accessi che la stessa Ferraresi definisce “ripetuti, immotivati, effettuati anche in giorni festivi e orari inusuali”.
Secondo la ex consigliera, non esisteva alcun contesto che potesse giustificare quei controlli: “Non esisteva alcuna ispezione, nessuna controversia, nessun controllo in corso tra me e l’Inps. Lo ha dichiarato pubblicamente anche la direttrice dell’Istituto”. Da qui le domande che rivolge a Vincenzi: “Con quale autorità ha violato la mia privacy? Perché lo ha fatto? Per ordine di chi? O per semplice zelo personale?”
Ferraresi tira in ballo anche un’altra figura, Rossella Arquà, l’ex consigliera la cui deposizione sarebbe legata al nome di Vincenzi: “Una coincidenza? Non direi”.
Poi l’affondo più duro, che mette in discussione l’integrità istituzionale di Vincenzi: “Un pubblico ufficiale – Ispettore Inps – che usa le banche dati dello Stato per finalità non autorizzate, non è un uomo delle istituzioni. È un uomo che ha tradito il suo ruolo”.
“Lei si appella ai ‘valori’ che avrebbero guidato la sua azione – prosegue Ferraresi – ma se i suoi valori prevedono di accedere ai dati di una cittadina senza alcun motivo legittimo, allora quei valori sono pericolosi. Non solo per me, ma per chiunque creda ancora nella legalità”.
Non manca un riferimento al presunto timore che Ferraresi intravede nell’ex consigliere: “Ora ha paura. E si vede. Perché quando si viene scoperti a usare strumenti dello Stato per scopi che nulla hanno a che fare con l’interesse pubblico, è naturale temere le conseguenze. E ha ragione a temerle, perché la giustizia farà il suo corso. E sarà dura, come è giusto che sia”.
Ma la frase forse più incisiva arriva verso la fine: “Ha violato i miei diritti, la mia riservatezza, la mia dignità. E questo non lo cancellerà con qualche parola di circostanza”.
Infine, Ferraresi solleva un ulteriore fatto ritenuto “gravissimo”: “Risulto essere tra le persone con il maggior numero di accessi alla banca dati del Ministero dell’Interno. Più di noti esponenti della criminalità organizzata. Mi domando: sono forse considerata una minaccia alla sicurezza nazionale? O sono semplicemente una donna libera che dà fastidio a qualcuno?”
Chiude con un monito chiaro: “Non saranno le sue dichiarazioni a cancellare quello che è accaduto. E non sarà il suo perbenismo di facciata a proteggerla dalle sue responsabilità”.
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