Raggiro agli anziani con il trucco dell’anello: arrestati in flagranza
Hanno tentato di raggirare due ultranovantenni, fingendo di essere rimasti in panne e che a bordo ci fosse anche un bimbo malato con necessità di soccorso
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Due serate partecipate hanno reso riconoscimento al valore del "volontariato accogliente", realtà ormai radicata ad Argenta, Consandolo e Portomaggiore grazie all'impegno di gruppi molto attivi al fianco di bambini e famiglie in situazione di fragilità
Argenta. Il gip Silvia Marini del tribunale di Ferrara ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere per il 44enne Matteo Nocera, l’infermiere dell’ospedale Mazzolani-Vandini di Argenta, fermato a inizio luglio con l’accusa di omicidio volontario aggravato dopo i gravi indizi di colpevolezza raccolti dagli inquirenti per la morte dell’83enne Antonio Rivola, l’anziano paziente che – lo scorso settembre – aveva perso la vita durante il ricovero nel reparto di Lungodegenza Post-Acuzie Geriatrica Riabilitativa in cui l’uomo prestava servizio.
Già dallo scorso 12 luglio, su disposizione del gip del tribunale di Ravenna, che aveva riconosciuto il pericolo di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato, il 44enne era stato trasferito nel carcere romagnolo, dopo che i carabinieri avevano acquisito elementi tali da far ritenere che avrebbe potuto compiere atti ritorsivi verso i colleghi che avevano segnalato anomalie e sospetti. “Abbiamo dovuto agire in fretta e con la massima urgenza” aveva detto durante la conferenza stampa procuratore capo Andrea Garau della Procura di Ferrara.
Al momento, i gravi indizi di colpevolezza – come detto poc’anzi – riguardano la sola morte dell’83enne Antonio Rivola, anche se Nocera risulta essere indagato anche per la morte della 90enne Floriana Veronesi e per i maltrattamenti aggravati nei confronti di un’altra cinquantina di pazienti tra i 70 e i 90 anni.
Grazie alle attività di indagine tradizionali e tecniche, oltre che al lavoro dei consulenti tecnici, gli inquirenti sono riusciti a trovare nel corpo dell’anziano 83enne tracce di Esmeron, un potente farmaco miorilassante che ha come principio attivo il bromuro di rocuronio, utilizzato in medicina di urgenza e utilizzato dagli anestesisti per favorire l’intubazione dei pazienti. Senza quest’ultima procedura però la somministrazione del medicinale risulta avere effetti letali, portando alla paralisi dell’apparato respiratorio e quindi alla morte di chi ne fa uso.
La coincidenza tra l’assenza di quattro fiale di Esmeron nel carrello delle emergenze a disposizione del personale medico, la presenza del farmaco stesso nell’organismo del paziente e i turni operativi del reparto sono stati gli elementi che hanno orientato gli inquirenti verso un’ipotesi precisa a carico dell’infermiere 44enne. L’Esmeron, infatti, è un tipo di medicinale che, una volta somministrato, ha un effetto immediato e nella nottata in cui Rivola è morto, Nocera era l’unico in servizio nel Settore Giallo, dove il paziente era ricoverato durante la propria degenza ospedaliera. Da qui, la pesante contestazione di omicidio volontario aggravato.
Resta da capire se le quattro fiale mancanti all’appello – che non sono mai state ritrovate, poiché probabilmente smaltite nei normali flussi dei rifiuti sanitari speciali prima che partissero gli accertamenti da parte del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità di Bologna – siano state utilizzate esclusivamente sull’83enne o se possano essere state somministrate anche in altre circostanze oppure ad altri pazienti, senza che – a differenza di quanto accaduto in questa circostanza – nessuno se ne sia accorto.
Le indagini della Procura di Ferrara proseguono quindi a tutto campo, come confermato dalla pm Barbara Cavallo, titolare del fascicolo. Gli accertamenti riguardano non solo la presenza di altre presunte persone offese, ma anche l’ipotetico utilizzo di altri farmaci, come era stato inizialmente per il Midazolam, una potente benzodiazepina. Tuttavia, questo farmaco – che originariamente si pensava potesse avere causato le morti sospette – non è stato rilevato né nel corpo di Antonio Rivola né in quello di Floriana Veronesi. Parallelamente, si stanno svolgendo verifiche anche sul titolo di studio di Matteo Nocera: l’infermiere avrebbe conseguito la laurea in Romania, dopo aver lavorato in precedenza come operatore socio-sanitario.
Al momento, la difesa dell’infermiere – rappresentata dall’avvocato Lorenzo Valgimigli – preferisce non rilasciare dichiarazioni.
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