“Quanto emerge in queste ore conferma ciò che ho sempre denunciato: nel 2020 sono stata oggetto di un’operazione mirata a colpirmi sul piano politico e personale, attraverso l’utilizzo illecito di dati sensibili, la diffusione anonima di plichi diffamatori e attacchi pubblici violentissimi“.
È così che l’ex consigliera comunale Anna Ferraresi commenta l’indagine a carico di Marco Vincenzi, ex consigliere comunale di Ferrara Cambia nella prima legislatura Fabbri, e oggi assessore a Bondeno, indagato per una decina di presunti accessi non giustificati alle banche dati dell’Inps – di cui è stato ispettore fino alla pensione, nel 2024 – relativamente alla posizione della stessa Anna Ferraresi, nell’inchiesta per il presunto dossieraggio in cui è già stata ordinata l’imputazione coatta per l’ex vicesindaco Lodi.
“Oggi – afferma Ferraresi – si aggiunge un tassello importante a questo quadro. Non si è trattato di semplici polemiche politiche, ma di un vero e proprio meccanismo di delegittimazione, messo in atto anche con strumenti indegni delle istituzioni. Vincenzi, ascoltato dalle autorità competenti, ha dichiarato di conoscermi di vista. Ma la realtà è un’altra: abbiamo condiviso per cinque anni la stessa sala consiliare, seduti l’uno di fronte all’altra. E all’epoca ero finita su giornali locali, nazionali e su La7 per la vicenda Solaroli. Davvero può dire di conoscermi appena?”.
L’ex consigliera prosegue: “Da quanto emerso dalla consultazione dei tabulati Inps , l’allora consigliere di maggioranza – nonché assessore al Comune di Bondeno – si sarebbe soffermato a lungo sulla mia posizione, analizzandola nel dettaglio. Un’attenzione ingiustificata e inspiegabile, se non c’erano motivazioni legittime. Gli undici accessi alla mia posizione Inps risultano avvenuti tra marzo e giugno 2020, ovvero proprio nel periodo in cui in consiglio comunale, il suo alleato Nicola Lodi mi attaccava con violenza inaudita (basti ricordare la seduta del 3 marzo 2020), venivano spediti plichi anonimi contenenti dati sensibili e fotografie ai miei colleghi consiglieri e alla mia datrice di lavoro e come dichiarato da Rossella Arquà nel 2021, si cercavano informazioni per colpirmi anche sul piano lavorativo e personale”.
“Non è accettabile – dice Ferraresi – che posizioni di potere e accesso privilegiato a banche dati vengano utilizzati per finalità che nulla hanno a che fare con il dovere d’ufficio. Essere ispettore Inps non autorizza a violare la privacy dei cittadini, men che meno quella di una collega consigliera con cui si condividevano funzioni istituzionali. Non è stato facile presentare la denuncia, affrontare il peso mediatico e personale di questa vicenda, e sostenere lo stillicidio di insinuazioni e vendette. L’ho fatto per rispetto verso me stessa, verso tutte le donne e le persone che subiscono abusi di potere, e verso la politica come spazio di confronto, non di intimidazione”.
L’ex capogruppo del Misto conclude: “Ringrazio l’avvocato Fabio Anselmo e il suo studio legale per la competenza e il supporto, e Rossella Arquà per il coraggio delle sue dichiarazioni. E ringrazio anche me stessa, per aver avuto la forza di andare fino in fondo, nonostante tutto. Continuerò a farlo, senza paura, nella speranza che questo caso serva da monito contro ogni abuso di potere e da esempio di resistenza civile”.
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