Quando aggredì l’ex compagno all’esterno di un bar di Portomaggiore, Amanda Guidi era capace di intendere e di volere, nonostante un disturbo della personalità borderline segnato principalmente da impulsività, antisocialità e marginalizzazione, accompagnati dall’intossicazione da sostanze stupefacenti, per cui sarebbero opportuni interventi socio-assistenziali integrati (Dsm e Servizi sociali) necessari al fine di contenerne una verosimile progressiva deriva a livello sociale.
A riferirlo ieri (11 luglio) in aula è stata la psichiatra Michela Casoria, perita incaricata dal tribunale di Ferrara per indagare il quadro clinico-psichiatrico della 31enne (difesa dagli avvocati Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini) già condannata in appello a quattordici anni e otto mesi per l’uccisione del figlioletto, oggi nuovamente a processo – davanti alla giudice Rosalba Cornacchia – con la duplice accusa di stalking e lesioni nei confronti dell’ex fidanzato 61enne.
La psichiatria inoltre – sentita anche sulla valutazione della capacità della donna di affrontare il processo – ha sottolineato che l’imputata può partecipare al procedimento in forma “sufficientemente consapevole“.
“Per noi – dichiarano gli avvocati difensori Marcello Rambaldi e Alessio Lambertini – è fondamentale che il perito abbia valorizzato la grave patologia psichiatrica da cui è affetta l’imputata, auspicando gli opportuni interventi socio-assistenziali indispensabili per evitare un’ulteriore problema sociale”.
L’accusa parla di offese e minacce di morte – al telefono e faccia a faccia – che la donna avrebbe lanciato più e più volte all’ex compagno, mentre era spalleggiata dal nuovo fidanzato, il 60enne Romano Maccagnani, anche lui oggi finito a processo con la stessa accusa di stalking e lesioni.
Al centro del processo c’è anche una folle aggressione all’esterno di un bar di Portomaggiore, risalente al giugno 2024, quando – per gli inquirenti – Guidi avrebbe colpito l’ex, prima al braccio utilizzando una sedia di metallo e poi all’occhio, impugnando una bottiglia di birra, mentre il nuovo fidanzato che era con lei – sempre secondo la ricostruzione della Procura – aveva afferrato la vittima per farla cadere a terra e poi riempirla di calci e pugni con la complicità della stessa imputata.
Un’aggressione particolarmente violenta, tanto da costringere l’uomo – parte civile assistito dall’avvocato Gianluca Filippone – ad andare al pronto soccorso, dove gli avevano riscontrato varie tumefazioni e traumi, con quindici giorni di prognosi, poi prolungati.
Da quel fatto ne scaturì una denuncia per entrambi ai carabinieri che, dopo aver svolto gli accertamenti, aver effettuato i riscontri, aver sentito testimonianze, avevano inviato l’informativa alla magistratura. Dopodiché, accogliendo la richiesta del pm Stefano Longhi, il gip del tribunale di Ferrara aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico della donna fino alla scorsa udienza, quando – su richiesta di Procura e difesa – le era stata sostituita col divieto di avvicinamento alla persona offesa.
Il nome di Amanda Guidi era tornato recentemente al centro delle cronache locali, dopo che – lo scorso 27 giugno – aveva deciso di tagliare il braccialetto elettronico che le era stato messo per la vicenda processuale in cui oggi è imputata, aggredendo poi i carabinieri. Sul fatto, la consigliera comunale Anna Chiappini del Partito Democratico aveva depositato un’interpellanza per chiedere precisazioni su quali fossero i progetti di Asp che sta prendendo in carico la donna.
Il processo tornerà in aula il 4 novembre per la discussione.
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