L’ufficio Risorse Umane di Cidas avrebbe agito in autonomia, e quindi senza alcuna ingerenza da parte del presidente Daniele Bertarelli, quando comminò il primo – e unico – provvedimento disciplinare del richiamo verbale a Daniel Servelli, dipendente della cooperativa, dopo le critiche social rivolte all’ex vicesindaco Nicola Lodi che, con una lettera choc datata 3 maggio 2020, chiese al numero uno della coop di rimuovere l’operatore dall’incarico che stava svolgendo all’ospedale di Cona.
A dirlo ieri (mercoledì 2 luglio) in aula, durante l’ultima udienza del processo a carico di Bertarelli, oggi accusato di induzione indebita a dare o promettere una utilità, è stata Barbara Lambertini, che dal 2019 ricopre il ruolo di direttrice dell’ufficio Risorse Umane di Cidas.
Secondo il quadro accusatorio infatti, ricostruito dal pm Ciro Alberto Savino della Procura di Ferrara, il presidente non eseguì esattamente quanto richiesto da Lodi, ma procedette comunque alla sanzione disciplinare del richiamo verbale, avvenuto il 27 maggio 2020.
In realtà, secondo la versione fornita ieri mattina davanti al collegio del tribunale di Ferrara, Lambertini ha spiegato che – in quella circostanza – Bertarelli “non aveva chiesto nulla, né aveva sollecitato me o altri collaboratori. Non ci era stato nemmeno detto di agire con urgenza o sotto particolari pressioni. Quella di procedere con il provvedimento disciplinare era stata una scelta presa in autonomia, assunta all’interno della Direzione Risorse Umane, ritenendo fondata la possibilità di comminare la sanzione del richiamo verbale dopo quanto era accaduto. Avevamo quindi seguito la procedura ordinaria inviando formalmente una lettera alla segreteria che poi l’aveva inoltrata al presidente, che l’aveva solamente firmata“.
“La sanzione del richiamo verbale – ha proseguito – è tra le più blande tra quelle previste dal Ccnl dei lavoratori e delle lavoratrici della cooperazione sociale. È l’unica delle sanzioni che non prevedono l’apertura di un procedimento disciplinare, tant’è che consente di partecipare alla mobilità interna senza alcuna preclusione. È un provvedimento che, tra l’altro, può essere impugnato davanti all’Ispettorato del Lavoro oppure al giudice del lavoro, ma da parte di Servelli non è stato fatto”.
Lambertini è stata sentita anche sui fatti del 14 agosto 2020 quando, in seguito ad altri post critici di Servelli, Nicola Naomo Lodi – secondo l’accusa – scrisse nuovamente a Bertarelli, sollecitandolo a “valutare seriamente misure di limitazione di queste azioni”, pena il venir meno del rapporto di fiducia tra ente pubblico e società, come – tra l’altro – aveva già scritto nella prima lettera del 3 maggio 2020. Per la Procura di Ferrara, il numero uno di Cidas avrebbe risposto a quella seconda missiva, via mail, promettendo l’azione di nuove misure che però non si sarebbero realizzate solamente a causa del parere discorde fornito proprio da Lambertini, che ieri mattina però non ha confermato questa ricostruzione dei fatti.
La responsabile infatti – riprendendo quanto Bertarelli aveva già evidenziato in un’intervista a Estense.com – ha detto che il presidente di Cidas le aveva inoltrato “senza fare commenti” la seconda mail che gli era arrivata dall’ex vicesindaco. L’inoltro avvenne il 17 agosto 2020 e Lambertini, che era in ferie, ha detto di averla letta due giorni più tardi, il 19 agosto. Tra i due ci fu uno scambio di mail in cui Bertarelli – che nel frattempo, il 18 agosto, aveva già avuto un colloquio proprio col dipendente (registrato da quest’ultimo, ndr) – le disse “che tutta la questione era già stata gestita al meglio e che più di un richiamo verbale non si poteva fare“, sottolineando che come cooperativa non poteva e non intendeva intervenire “su profili e sfere privati e in questioni che riguardavano le persone e i loro rapporti”. “Il vicesindaco – aveva aggiunto il presidente di Cidas – se ritiene mi chiederà un incontro e se coinvolgerà la stampa (per dire che?) ci comporteremo di conseguenza”.
A parlare in aula ieri sono state anche Ilda Meini, coordinatrice del Servizio di Trasporti Pedonali Cidas, e Natalia Barboni, addetta dell’ufficio legale di Cidas. La prima è stata sentita sul confronto che ebbe con Servelli, avvenuto a seguito della lettera di Nicola Lodi datata 3 maggio e “prodromico” alla decisione dell’ufficio Risorse Umane di Cidas di prendere il provvedimento del richiamo verbale, la seconda invece sul colloquio tra Bertarelli e il dipendente del 18 agosto 2020, quando il numero uno di Cidas – a fronte delle sollecitazioni inviategli dall’ex vicesindaco – decise di convocare il socio lavoratore chiedendogli che “cessasse le condotte di insulto nei confronti del pubblico ufficiale“.
Entrambe le testimonianze convergono con quella di Lambertini nell’evidenziare la totale mancanza di ingerenze da parte del presidente della coop. “Bertarelli (che aveva appena ricevuto la lettera da Lodi, ndr) mi disse di chiedere cosa fosse successo e parlai con Servelli, che mi confermò di aver insultato Lodi. Gli feci notare che eravamo in orario di lavoro e che avevamo una divisa” ha ricordato Meini, ma “nessuno mi ha mai fatto richiesta di tenere d’occhio Servelli”. La seconda invece, ascoltata sul colloquio organizzato tra Bertarelli e il dipendente della cooperativa, a cui lei stessa aveva presenziato, ha riferito in aula che tutto si svolse “senza l’uso di toni intimidatori tra i due“.
Il processo tornerà in aula il 3 dicembre quando, oltre all’ascolto di due testi della difesa e dell’imputato, si dovrebbe procedere con la discussione.
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