È stato rinviato a giudizio per la seconda volta il 52enne nigeriano Victor Chukwuyekwu Obileme, accusato di omicidio volontario aggravato e trasporto di sostanze stupefacenti per la morte del 33enne connazionale Solomon Okocha che, a marzo 2020, sulla Statale 16 nei pressi di Monestirolo, fu trovato senza vita lungo il ciglio della strada, dopo che uno degli ovuli di eroina che stava trasportando all’interno della propria pancia si ruppe con conseguenze per lui letali.
Per quella vicenda, a maggio 2024, il 52enne era già stato mandato a processo davanti alla Corte d’Assise ma alla prima udienza dibattimentale dello scorso dicembre, la presidente Piera Tassoni aveva disposto la restituzione al gup degli atti che ne disponevano il giudizio, dato che non erano stati precedentemente tradotti all’imputato che non parlava e non comprendeva la lingua italiana, obbligando quindi le parti a tornare nuovamente davanti al gup per celebrare l’udienza preliminare.
Ieri (martedì 1° luglio) però il pronunciamento del giudice non è cambiato rispetto a quanto deciso in precedenza. Dopo la discussione dell’udienza preliminare infatti, sentite le richieste della Procura di Ferrara e le parole della difesa (avvocato Giovanni Sorgato) dell’imputato, che ha respinto ogni accusa, il gup Andrea Migliorelli ha rinviato a giudizio il 52enne che quindi, come era già stato deciso in precedenza, affronterà il processo davanti alla Corte d’Assise del tribunale di Ferrara.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il 10 marzo 2020, mentre Obileme e Okocha si trovavano a Torino, l’odierno accusato avrebbe incaricato la vittima di trasportare nel proprio stomaco oltre 466 grammi di eroina suddivisi in 39 ovuli, ingurgitati e nascosti tramite la tecnica dei “body-packers“, fino a Ferrara, dove sarebbero poi stati immessi nel commercio della droga cittadino. Durante il viaggio però qualcosa sarebbe andato storto e uno degli ovuli si sarebbe danneggiato con la conseguente dispersione di circa 6 grammi di eroina, che poi causarono la morte di Okocha per una letale ostruzione intestinale e un’intossicazione acuta da sostanze stupefacenti.
Nonostante i dolori lancinanti e i sintomi intossicazione da eroina, intorno alle 6.30 dell’11 marzo, giorno della morte, la vittima si presentò comunque a casa di Obileme per l’evacuazione e la successiva consegna degli ovuli. Ma lì, in quella circostanza, per la Procura, l’uomo non avrebbe chiamato i soccorsi, che avrebbero potuto salvargli la vita, accettando così il rischio del decesso di Okocha. Il cadavere dell’uomo poi, secondo gli inquirenti, sarebbe stato trasportato e abbandonato lungo la SS16.
A dare impulso alle indagini era stata l’operazione «Green Road» che, condotta dalla guardia di finanza di Trieste, lo scorso febbraio, aveva portato all’arresto di 18 persone di nazionalità nigeriana in Friuli, Veneto, Piemonte, Toscana ed Emilia-Romagna. Di queste, sei finirono in manette proprio a Ferrara. Ma ciò che emerse dalle intercettazioni ascoltate dai finanzieri non riguardò direttamente il solo traffico di droga. Tra le telefonate rintracciate dalle Fiamme Gialle, infatti, spiccò una conversazione tra due soggetti che parlavano di un corriere morto durante il trasporto di un carico, poi abbandonato esanime a bordo strada dai complici lungo un’arteria tra Ferrara e Bologna.
I due interlocutori non si erano soffermati sui particolari, ma il tragico evento era riconducibile alla rottura di uno degli ovuli che lo straniero trasportava nella pancia, proprio come nel caso di Okocha. Da lì, la trasmissione dei fascicoli dalla Procura di Trieste a quella di Ferrara e l’inizio delle indagini da parte degli uffici di via Mentessi, al fine di fare luce sull’attività e avviare ulteriori accertamenti sulla stato della criminalità organizzata nel Ferrarese e sulla morte del 33enne nigeriano, a partire dall’iscrizione nel registro degli indagati e la successiva richiesta di processo per Obileme.
Il processo approderà in aula il 19 febbraio.
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