Faccio il sovversivo 2.0
30 Giugno 2025

La scuola a volte perde

di Faccio | 2 min

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Che la classe operaia abbia una crisi esistenziale non lo dico io, è un dato di fatto. Basti pensare che per la vertenza del 2013, quando ancora i social non invadevano le nostre menti come adesso, una sera mi alzai da tavola per andare in una sede di partito a pochi passi da casa, presi la parola e dissi  che la nostra BERCO stava per affondare e che, secondo me, il pericolo di scontri sociali tra di noi era molto vicino

Avete mai provato?

Avete mai provato ad uscire di casa alle 22,00 e fare ritorno alle 6,00 della mattina dopo e non per fare serata, ma per andare al lavoro? Avete mai provato a partire di casa quando sta per cominciare un evento serale che vi interessa? Avete mai provato ad andare...

Non che sia contento, ma a volte la scuola perde e non dovrebbe essere così.

Perde perché lascia per strada ragazzi che andrebbero valorizzati maggiormente, perde perché alla prima difficoltá abbandona gli studenti al proprio destino invece di assisterli.

Era tutto molto triste quando andavo a scuola, i professori erano sempre troppo alterati, io non ero un bravo studente, alla fine della terza media dissero a mia madre che il mio futuro sarebbe stato quello di andare a lavorare e così feci: cominciai in officina all’età di quindici anni perché i professori non si contestavano mai, specialmente se venivi da una famiglia di contadini…

Anche con mia figlia, che ora si sta diplomando, certi professori delle scuole medie dissero che era meglio scegliere una cosa leggera, magari un istituto tecnico, non vedevano in lei abilità e competenze.

Si sbagliavano…

Mia figlia si diplomerà in un liceo con ottimi voti.

Ammesso che il voto possa definire una persona…

Questo per dire che purtroppo la scuola, una certa scuola, ne esce sconfitta e non sono contento.

A quante come lei sarà accaduta la stessa cosa?

Quante competenze sprechiamo se la scuola si comporta in questo modo?

Tanti, troppi professori demotivati che si rivalgono sui ragazzi,

gente che non avrebbe voluto insegnare, ma si è ritrovata a farlo per portare a casa la pagnotta, non porta niente di buono.

Poi c’è la PROFESSORESSA o il PROFESSORE, quelli con la P maiuscola, persone straordinarie che a volte incontri durante il cammino scolastico, docenti meravigliosi che svolgono il proprio ruolo in maniera perfetta. E allora i ragazzi crescono e si trasformano nelle loro mani ed escono per quello che sono, con le loro debolezze, ma anche con le loro qualità e si prendono delle soddisfazioni che segneranno per sempre le loro vite.

Grazie a questi insegnanti c’è speranza, ancora, che la scuola non perda più.

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