di Romeo Farinella*
Premetto: non sono contrario agli eventi estivi in città ma ogni evento è diverso dall’altro e per ognuno è necessario trovare il posto giusto, tenendo in contro gli aspetti sociali, ambientali, patrimoniali e urbanistici.
Una città che vuole candidarsi a luogo di eventi deve esserne consapevole e pianificarsi anche in questa prospettiva. Il problema è quando si presentano gli eventi come strategie per rilanciare una città economicamente in difficoltà perché i problemi sono altri e le soluzioni più complesse ed intrecciate. Queste “visioni” semplificate, presentate come soluzioni salvifiche, sono la cartina di tornasole della debolezza della nostra classe dirigente attuale, non solo amministrativa.
Come era prevedibile l’occupazione privata delle città e dei suoi spazi per eventi rumorosi e “fuori luogo” sta scatenando proteste e indignazione in molti cittadini, sicuramente in chi abita nei dintorni degli spazi evento, ma anche in altri cittadini che hanno a cuore la propria città. Stiamo parlando ovviamente di Piazza Ariostea e anche dell’area della Darsena e aggiungo il parco urbano.
La politica muscolare, tipica dei nostri tempi, si manifesta anche attraverso eventi urlati; non si manifesta attraverso la conversazione e il confronto civile tra persone che legittimamente posso avere opinioni diverse. Ed infatti il cantante degli Slipknot, noto per le sue bestemmie in italiano nei concerti (anche a Ferrara), ha aperto questa rassegna “culturale”, che caratterizza l’estate di Ferrara innalzandone, si dichiara, il livello di internazionalizzazione (Sic!).
Questi eventi (aggiungo anche i concerti annunciati di Vasco Rossi al Parco urbano) evidenziano quattro livelli di “in-sostenibilità” facilmente documentabili da ricerche serie.
Il primo riguarda il benessere e la salute dei cittadini, coinvolti in prima persona dagli eventi rumorosi, che vivono e lavorano quotidianamente e il cui benessere psicofisico è alterato. Aggiungerei anche un commento alle immagini della folla di giovani in corso Porta Mare che attende per ore di entrare al concerto dei Massive Attack ed è sottoposto agli effetti del sole cocente e del caldo asfissiante. Un’organizzazione consapevole e sostenibile di un evento, che richiama centinaia di persone che hanno pagato un biglietto, non può sottovalutare questi aspetti di salute pubblica.
L’altro aspetto rilevante riguarda l’impatto fisico dei troppi decibel e dell’intruppamento delle persone in spazi di interesse patrimoniale che possono metterne in crisi le strutture architettoniche e la qualità ed estetica dei luoghi. Vi sono anche le complicazioni che si generano nel funzionamento della città, ad esempio, la mobilità e il parcheggio per i residenti mentre un ulteriore effetto riguarda la privatizzazione della città; quindi, un bene pubblico che viene espropriato a vantaggio di privati che ne traggono un guadagno.
L’esempio più evidente è l’impossibilità di portarsi dentro l’arena spettacoli una bottiglietta d’acqua con l’obbligo di comprarla dentro a prezzo stramaggiorato. Un evidente trivialismo economico, che ci viene venduto come opportunità economica per la città.
Infine, in particolare per il parco urbano Bassani, il non rispetto della biodiversità vegetale e animale.
Il tour di Vasco Rossi si svolge in gran parte in stadi italiani, ma a Ferrara lo stadio è al centro di un’area residenziale; quindi, può forse ospitare un evento una tantum ma non una rassegna mensile come il Ferrara Summer Festival perché i problemi di Piazza Ariostea si sposterebbero nel Quartiere Giardino. Abbiamo un aeroporto che ha già ospitato un grande evento di massa (Festival nazionale dell’Unità) e visti i soldi pubblici del Pnrr, che spenderemo per rinnovare una struttura di fatto privata, non lo potremmo utilizzare anche per eventi di questo tipo?
Certo che si potrebbe, ma quando un potere decide di comandare ha bisogno di rivendicare continuamente la sua autorità e lo fa anche distruggendo i simboli che non gli appartengono e che ritiene antagonisti.
E la cultura che ha espresso il parco urbano Giorgio Bassani non appartiene a questa amministrazione. Così come non gli appartiene la cultura della contemplazione e valorizzazione di una città storica, tipica di un turismo culturale.
Fare della politica degli eventi, costi quel che costi, una strategia per rilanciare Ferrara significa non conoscere la ricchezza sociale e culturale che essa esprime, che l’ha portata ad essere una “città d’arte” e sulla quale costruire visione per il suo futuro. Ferrara non è un lido balneare, non è una sagra da strapaese, dovrebbe essere un presidio storico e culturale in un mondo in forte crisi di identità, in grado di promuove la convivenza e la solidarietà, rispettando le diverse esigenze dei suoi cittadini, dei suoi studenti fuori sede, e di chi viene per conoscerla e attraversarla.
La cultura che ha espresso il parco urbano Giorgio Bassani non appartiene a questa amministrazione
Mi pare evidente, al contrario, l’emersione di una idea di “città merce” che si basa su rapporti di potere selettivi che uniscono chi governa e chi è portatore di interessi forti, i cittadini sono esclusi dal tavolo. A loro si raccontano favole green e identitarie, si elencano gli alberi con dovizia di particolari, e finché la maggioranza dei votanti ci crede e li vota il potere autoritario si perpetua.
La “città-merce” è figlia di una di una logica “estrattiva” che considera la città come una risorsa da spremere (non un bene comune) senza porsi problemi per i disagi arrecati ai cittadini o all’equilibrio dell’ecosistema urbano.
La “città-merce” è quella che trasforma lo spazio urbano in valore economico, attraverso la rendita fondiaria, gli investimenti immobiliari speculativi, l’attrattività generatrice di overturism, ecc. I grandi eventi si collocano in questa prospettiva, in particolare quando vengono imposti senza un reale confronto con le varie istanze socioeconomiche e culturali di una città, compresi i suoi cittadini. Del resto, il fenomeno è generalizzato e riguarda anche altre città che esprimono amministrazioni di diverso colore come nel caso di Mantova che per il suo Summer Festival mette a disposizione Piazza Sordello e Palazzo Te.
Per tali ragioni Ferrara, a ben vedere, si è trasformata in una “Allegoria del cattivo governo”, che si manifesta nella trivialità della sua gestione della città e in tanti “dettagli”, ne sintetizzo alcuni: la morsa inquinante del traffico automobilistico che ormai coinvolge anche il centro storico e che sta distruggendo le pavimentazioni di vie pedonali e ciclabili come via Garibaldi o Mazzini, il degrado delle mura preda di vegetazione infestante, la mancanza di un piano del verde che affianchi ai nuovi boschi annunciati la capacità di mantenere il verde esistente, che versa in molte parti della città in condizioni pietose, i rifiuti ormai infestanti, fuori dai cassonetti, la mancanza in generale di gestione e manutenzione.
L’idea di “città-merce” in sostanza è legata ad una pratica di governo orientata al “comando” dove l’humus democratico è sepolto dalla retorica (e a Ferrara anche dalla volgarità mediatica), dove l’interesse del privato sovrasta i diritti dei cittadini rendendo la città-ostile, come giustamente osservato nella civile e determinata protesta dei residenti di Piazza Ariostea, della darsena e di chi si oppone ai concerti di massa al Parco urbano.
Nell’incontro di lunedì 23 al Parco Massari, promosso dal gruppo dei residenti di Piazza Ariostea, questi timori sono emersi con chiarezza, così come una critica molto esplicita all’università che ha preso parte all’organizzazione dell’evento.
L’Università di Ferrara è stata coinvolta nell’evento del Ferrara Summer Festival denominato UniFest che, a quanto riportato dagli abitanti, è stato uno dei peggiori per rumore, durata (fino alle 2 di notte), degrado conseguente e ringraziamento dal palco di una associazione studentesca vicina a un partito al governo della città e del paese.
L’Università di Ferrara giustamente definisce i codici comportamentali dei propri studenti, quindi perché patrocinare un evento così divisivo e contrastato da molti cittadini, non rappresentativo di tutte le associazioni studentesche e che danneggia quegli spazi patrimoniali e artistici studiati dai suoi ricercatori o che genera problemi di salute e tensione curati dai medici del suo corpo docente?
*professore ordinario di Progettazione Urbanistica