Cronaca
25 Giugno 2025
Lo sostiene la consulenza della difesa dell'ex comandante dei vigili del fuoco Michele De Vincentis, oggi a processo per l'omicidio colposo del pompiere 58enne. L'avvocato: "Si spostò in quella zona perché c'era l'ombra, ma gli ordini non erano quelli"

“Galan era stato informato che in quell’area non si facevano attività di addestramento”

di Davide Soattin | 3 min

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Ogni vigile del fuoco – tra cui lo stesso Marco Galan – era stato informato che le attività di addestramento e di verifica delle dotazioni di servizio dovevano essere effettuata nel piazzale interno della caserma e non nella zona riservata all’entrata e all’uscita dei veicoli, dove purtroppo avvenne la tragedia.

È quanto sostiene – nel proprio studio – il consulente Maurizio Montalto, esperto nominato dalla difesa di Michele De Vincentis, ex comandante dei vigili del fuoco di Ferrara, oggi finito a processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte del pompiere 58enne. L’uomo perse la vita nel dicembre 2021, dopo quindici anni passati in stato vegetativo a seguito di un grave incidente sul lavoro. Il fatto avvenne nel pomeriggio del 26 luglio 2006 nel piazzale di ingresso e di uscita del comando provinciale di via Verga, quando il vigile aveva 43 anni.

Quel giorno d’estate del 2006, il pompiere stava collaudando un cavo che era agganciato a due mezzi fuoristrada, quando il furgone di un corriere espresso (il conducente ha già patteggiato la propria pena, ndr) ottenne il permesso per entrare nel cortile interno e transitare nell’area del collaudo, agganciando inavvertitamente il cavo che trascinò i due Land Rover, uno dei quali travolse e schiacciò Galan, procurandogli lesioni gravissime alle gambe, al torace e alla testa che poi, quindici anni dopo, gli sarebbero risultate fatali.

Durante l’udienza lampo di ieri (martedì 24 giugno) mattina, la consulenza difensiva è stata acquisita dal tribunale di Ferrara senza che ci siano state domande da parte del giudice Giovanni Solinas e della pm Isabella Cavallari.

A difendere il comandante De Vincentis, già condannato in abbreviato a otto mesi per lesioni colpose gravissime e inosservanza delle norme antinfortunistiche nel processo che fu celebrato quando Galan era ancora in vita, è l’avvocato Cosimo Zaccaria, che spiega gli esiti della consulenza di parte.

“È una consulenza – afferma – in materia di prevenzione e sicurezza, in cui abbiamo cercato di esaminare l’aspetto contestualizzandolo con la normativa dei vigili del fuoco. La contestazione che viene avanzata al mio assistito è il non aver previsto delle sicurezze per lo svolgimento dell’attività di verifica di un verricello in una determinata zona, ma abbiamo evidenziato che, per disposizioni normative del Ministero dell’Interno, il Documento Valutazione Rischi, per quanto riguarda i vigili del fuoco, deve essere compilato solamente in relazione alle attività ordinarie, mentre per tutta l’attività straordinaria o di manutenzione esiste solo un obbligo di formazione e informazione mediante corsi e addestramenti“.

Il legale prosegue: “In questi corsi che venivano tenuti quindi, e di cui Galan era anche uno degli insegnanti, essendo un preposto, si diceva una cosa molto semplice. Ossia che ogni tipo di attività di addestramento e di verifica dovevano essere fatte nel piazzale interno della caserma e non nella zona di entrata e uscita dei veicoli, anche quelli di emergenza, dove tra l’altro non c’era la metratura per farle. Questo era stato detto e ridetto, tant’è che – e questo non è mai emerso – la mattina stessa della tragedia, Galan aveva iniziato l’attività nel piazzale. Al pomeriggio purtroppo si era spostato nell’altra parte, dove poi è avvenuta la tragedia, perché c’era l’ombra, ma gli ordini non erano quelli“.

Zaccaria chiude: “La Procura ha sempre considerato la zona in cui è avvenuto l’incidente come luogo di lavoro, come se Galan fosse stato debitamente autorizzato a lavorare lì. Ma tutti i testimoni che abbiamo sentito hanno detto che nessuno ha mai visto o detto di svolgere delle attività lì. Oggi partiamo svantaggiati perché c’è già una sentenza passata in giudicato che è contraria, ma non erano stati assunti certi elementi di prova. Nessuno ha mai chiesto se nell’area dell’incidente si svolgevano effettivamente quel tipo di attività. Lo abbiamo chiesto noi. Vedremo se prevarrà l’aspetto procedurale o se, come mi auguro, il buonsenso per capire che quel tipo di attività lì non doveva essere svolta”.

Il processo tornerà in aula il 2 dicembre per la discussione.

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