di Elena Coatti
“C’è una cosa che ancora oggi mi tormenta il sonno. Qui sentiamo i rumori spensierati della città, le chiacchiere, le risate dai bar. Quando arrivi lì c’è un silenzio tombale, interrotto ogni due minuti dal boato di una bomba. La terra trema sotto i tuoi piedi e così anche il tuo corpo”.
È la voce della deputata Stefania Ascari, del Movimento 5 Stelle, che venerdì (13 giugno) ha preso la parola in piazza Cattedrale non solo come rappresentante delle istituzioni, ma come testimone diretta di uno degli orrori più profondi del nostro tempo: quello che ha trovato al valico di Rafah, dove le hanno impedito di raggiungere Gaza. Attorno a lei, il silenzio della piazza è sospeso tra rabbia e compassione.
L’iniziativa è stata organizzata dalla consigliera comunale Marzia Marchi, che ha voluto fortemente questo momento di ascolto e testimonianza, per rompere il silenzio sull’orrore che si consuma dall’altra parte del Mediterraneo.
“Al valico di Rafah – racconta Ascari – c’erano centinaia di camion fermi, pieni di aiuti che nessuno lascia passare. Biscotti, acqua, farina, pastiglie per rendere potabile l’acqua, bombole di ossigeno, farmaci antitumorali. Tutto bloccato sotto al sole. Hanno creato delle celle frigo, nella speranza che possano fare entrare i farmaci salvavita”.
“Abbiamo visto i bambini – continua -. I bambini a cui è stata interrotta la cura tumorale. Sono gonfi a causa della malattia che poteva essere curata. Perché provocare sofferenza ai bambini? Che colpa hanno 20mila bambini ammazzati?”.
Numeri che non sono statistiche, ma nomi, storie, culle vuote. Ha ricordato Adam, il bambino giunto in Italia tra le lacrime e i sorrisi delle istituzioni, dopo aver perso nove fratelli e il padre. “Tajani gli ha regalato un pallone, ma delle altre migliaia di bambini che muoiono nel silenzio cosa facciamo”, incalza Ascari.
Un’accusa che non risparmia nessuno. Non solo il governo italiano. Ascari punta il dito anche contro l’immobilismo della Lega Araba, contro le banche che finanziano l’industria bellica, contro chiunque continua a girarsi dall’altra parte. “Tutti, tutti hanno le mani sporche di sangue se scelgono il silenzio”, accusa senza mezzi termini.
“La piramide dell’orrore”, la definisce così: in cima i bombardamenti continui, nel mezzo le malattie, la fame, l’assenza di igiene, alla base la sete, la carestia. Un sistema di annientamento scientifico. “Si bombarda, si dice alla popolazione di sfollare, poi si bombarda dove si è chiesto di andare – denuncia la pentastellata -. È un piano di sterminio. E l’Italia continua a vendere armi a Israele”.
Ma il discorso di Ascari non si è fermato all’indignazione. Ha chiesto azione, tracciando una via concreta: boicottare i prodotti israeliani, ritirare i risparmi dalle banche che finanziano il riarmo, informarsi, informare e pretendere una politica estera coerente con la nostra Costituzione, che “ripudia la guerra”.
In un tempo in cui l’indifferenza è una pandemia globale, la testimonianza di Stefania Ascari è una frustata alla coscienza collettiva. Non si può più fingere di non sapere. E allora, come lei stessa ha detto, “facciamo rete, perché la giustizia non si costruisce da sola”.
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