di Tommaso Piacentini
La realtà dentro la finzione, la tragica quotidianità di chi salva vite e di chi viene salvato in mare tradotta in un romanzo che è tutto tranne che una versione romanzata della Storia.
Questo è “Molto molto tanto bene”, il libro di Caterina Bonvicini presentato all’interno di “Aspettando gli Emergency days”, la rassegna di dibattiti e attività culturali che si svolgeranno dal 17 al 21 giugno presso il centro sociale Il Parco, finalizzata a far conoscere l’attività dell’associazione e a sostenerne i progetti.
L’autrice Bonvicini, in un dialogo moderato dal filosofo, scrittore e attivista Girolamo De Michele, ha illustrato la trama del proprio romanzo, per scrivere il quale ha in parte tratto ispirazione da un’esperienza realmente accaduta: in quanto volontaria dal 2018 in 4 missioni nel Mediterraneo a bordo della Mare Jonio, della Ocean Viking e della Geo Barents, Bonvicini ha all’attivo 19 operazioni di salvataggio o, come meglio le definisce lei stessa, “diciannove tragedie in mare”.
È proprio durante una di queste operazioni di rescue che il destino le ha fatto incontrare Amy, una bambina ivoriana di cinque anni con un cappellino di strass che il mare le consegnerà tra le braccia e che le legherà per un mese della sua vita.
Bonvicini, infatti, prenderà la decisione di accogliere nella sua casa la piccola Amy insieme alla sua famiglia, composta dalla madre Chantal, vedova e appena ventiduenne, e da un altro figlio, gemello di Amy, partito in una seconda e successiva traversata rispetto a quella della madre e della sorella.
L’impulso di scrivere un romanzo su questa storia di vita è venuta all’autrice sulla base di un suo precedente reportage (“Mediterraneo. A bordo delle navi umanitarie”) che, in quanto tale, segue pedissequamente la realtà dei fatti: “Sono una scrittrice e sono molto legata alla libertà della scrittura – ha dichiarato Bonvicini -. Un reportage non consente certe libertà, non puoi inventare personaggi isterici, che fanno paura, che hanno attacchi di panico o di ira”.
In questo modo, dalla sincrasi di racconti tra libertà letteraria e vita vissuta, l’autrice ha voluto lasciare nero su bianco cosa accade realmente sulle navi delle ong. “Quello che ho capito stando sulle navi è che non si capisce mai quanto siano simili a noi – ha sottolineato l’autrice riferendosi ai migranti tratti in salvo -. Quello che dico sempre ai ragazzi nelle scuole è che il Mediterraneo è il mare dei giovani, sono vostri coetanei”.
Adolescenti, quindi, come i nostri figli e le nostre figlie, con i loro pregi e i loro difetti: “In questo libro c’è una parte ambientata in un ponte della nave soprannominato ‘Ibiza’ perché ci sono i minori non accompagnati, che sono molestissimi: fumano, litigano, fanno quello che non si deve, si arrampicano per fare lo scherzo a quelli di sotto”.
Ancora: ragazze poco più che sedicenni, partite con nulla ma che non rinunciano ai trucchi, che tengono in tasca e che utilizzano per andare a trovare i ragazzi del proprio Paese, arrivando così in ritardo alle visite mediche.
Anche la madre di Amy è una di queste ragazze. A ventidue anni, orfana di padre e di madre, ha vissuto con gli zii che hanno tentato di combinarle un matrimonio in cambio di 1500 dollari, ha attraversato il deserto ed è sopravvissuta alle onde del Mediterraneo con una figlia di 5 anni.
Arrivata in Italia si stabilisce a casa dell’autrice ma si innamora di un suo connazionale che vive in Germania: nonostante la stabilità che poteva offrirle Bonvicini, che nel frattempo le aveva acquistato una casa dove abitare con i figli, dopo un mese dal suo arrivo Chantal decide di seguire il cuore. Una scelta che per un adulto poterebbe sembrare folle, ma che qualunque adolescente approverebbe.
Tra le storie che emergono nel romanzo di Bonvicini, ulteriore prova dell’inconsapevolezza dei più, vi sono dettagli che possono apparire inusuali o futili, ma che solo chi ha fatto esperienza di salvataggi in mare può pienamente comprendere.
Uno di questi è evitare di utilizzare lo shampoo quando ci si fa la doccia: “Nel momento in cui sei in zona Sar il dubbio è: ‘Mi faccio la doccia e mi lavo i capelli, ma se poi la radio chiama e non faccio in tempo a sciacquarli?’ – ha dichiarato Bonvicini -. Quando ti chiamano non hai tempo: devi mettere i pantaloni da pescatore con le bretelle, prendere le scarpe e i calzini giusti per saltare sul gommone, il tuo casco, i guanti, il salvagente, saltare sul gommone e, da quel momento, ti lanciano da una gru dritto in mare. Tutto questo deve avvenire in 2 minuti e 30 secondi”.
Tutto questo perché ogni secondo in mare è fondamentale, perché “bastano 5 secondi in più perché un barchino si ribalti o un tubolare scoppi”. Basta una manciata di secondi a infrangere i sogni come quello di Amy, che a 5 anni scriveva poesie cariche di voglia di vivere, una vitalità rinforzata dopo la sua “Boza”, ovvero la buona riuscita della “traversata del deserto nel deserto e del mediterraneo nel mediterraneo”.
Nonostante sua madre Chantal sia stata lasciata dal ragazzo dei suoi sogni in seguito al suo arrivo in Germania, ha ritrovato l’amore in Francia e da lì Amy ha scritto una lettera a Bonvicini: “Finalmente mi godo la vita”.
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