Cronaca
5 Giugno 2025
La circostanza è emersa durante l'ultima udienza del processo a carico di un 32enne accusato di violenza sessuale aggravata su minore

Minorenne abusata al Grattacielo. A scuola manifestò intenti suicidi

di Davide Soattin | 3 min

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Per cinque anni è stata in silenzio. Poi, prima con lo psicologo scolastico e poi con la madre, ha trovato il coraggio di parlare e raccontare quello che sarebbe stata costretta a subire da un amico di famiglia, che l’avrebbe palpeggiata mentre erano stati lasciati soli.

Protagonista della vicenda è una ragazza di nazionalità nigeriana – oggi maggiorenne – che nel 2015, quando aveva meno di 14 anni, sarebbe stata abusata da un connazionale 32enne, che all’epoca dei fatti aveva 23 anni, oggi a processo per violenza sessuale aggravata.

Il fatto sarebbe avvenuto in un appartamento al Grattacielo. Lì, per la Procura, approfittando della momentanea assenza della madre, che era andata in un’altra stanza insieme a un’amica, l’uomo avrebbe palpeggiato la giovane e si sarebbe strusciato su di lei per circa cinque minuti.

Poi non contento – sempre secondo quello che è l’impianto accusatorio con cui è stato portato a processo – l’uomo l’avrebbe anche minacciata di farle del male semmai avesse deciso di parlare e raccontare l’accaduto a qualcuno.

Ieri (4 giugno) – davanti al collegio del tribunale di Ferrara – è stato sentito lo psicologo scolastico con cui la giovane – a febbraio 2019 – aveva avuto un colloquio, dopo che aveva reagito violentemente nei confronti di un compagno di classe e che le aveva tolto il cappellino e glielo aveva buttato a terra.

A lui, durante un incontro, la giovane raccontò il presunto abuso. “Mi disse che tre anni prima, a casa di una signora, un uomo l’aveva toccata nelle parti basse” ha affermato. L’istituto però non sporse denuncia, né tantomeno avvisò la famiglia della ragazza, come poi ha riferito la madre di lei.

Fu quest’ultima infatti, anche lei chiamata ieri a testimoniare in aula, a sporgere denuncia. Lo fece a novembre 2019, quando la ragazza frequentava la terza superiore. “Un giorno mi raccontò che l’uomo le aveva toccato il seno” ha ricordato la donna, ripercorrendo la confessione della figlia.

Una confessione sofferta, arrivata non senza difficoltà, dopo che – qualche mese prima – gli insegnanti l’avevano avvisata di alcuni strani comportamenti da parte della giovane. “Mi avevano telefonato, dicendomi che mia figlia voleva uccidersi e che aveva attacchi di panico” ha sottolineato la donna.

“Da quel momento ho iniziato a chiederle che cosa le stesse succedendo, ma non ho mai avuto risposta” ha proseguito la madre, fino a quando – a novembre 2019 – la ragazza decise di aprirsi e raccontare perché “preoccupata di incontrare quell’uomo in giro per la città”.

Il processo tornerà in aula l’8 ottobre per l’esame della presunta vittima che, assente ieri senza alcuna valida giustificazione, sarà accompagnata coattivamente dai carabinieri alla prossima udienza. Per quella data è fissata anche la discussione del processo.

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