“Sanità al collasso”. La Fp Cgil proclama lo stato di agitazione
"Sanità ferrarese al collasso". Poche parole per aprire un comunicato molto chiaro della Fp Cgil con il quale si denunciano "organici ridotti all'osso e diritti negati"
"Sanità ferrarese al collasso". Poche parole per aprire un comunicato molto chiaro della Fp Cgil con il quale si denunciano "organici ridotti all'osso e diritti negati"
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“La libertà di impresa non può prescindere dalla responsabilità sociale delle scelte agite. Le lavoratrici e i lavoratori della mensa universitaria Ardsu devono essere ricollocate/i nel territorio Ferrarese”. Apre con queste parole la Filcams Cgil di Ferrara nel comunicare l’apertura dello stato di agitazione dopo che il 29 maggio è stato comunicato da Cirfood a 15 tra lavoratrici e lavoratori che operano nella mensa universitaria Ardsu di via Ugo Bassi a Ferrara, che i locali saranno oggetto ristrutturazione completa da parte del Committente.
Una ristrutturazione che comporterà la sua totale chiusura mentre per le lavoratrici le opzioni messe in capo da Cirfood sono poche: potranno spostarsi a Legnago per lavorare dove l’azienda ha sede o rimanere a Ferrara ma con una riduzione dell’orario di lavoro da 25 a 10 ore.
Filcams spiega che l’azienda, “al solo fine di dare continuità ai servizi dei clienti esterni sposterà la produzione dei pasti (circa un migliaio al giorno) presso il proprio centro cottura di Legnago (Vr) con decorrenza dal 01/07/2025, mentre manterrà in essere il servizio di produzione pasti destinato agli studenti universitari, sino a chiusura completa dei locali che ad oggi riferisce non sapere quando”.
“A tutela dei livelli occupazionali – aggiungono – è stato previsto il ricollocamento del personale ora impiegato nell’appalto. I dipendenti sono per lo più donne con un’età media che supera i cinquant’anni, con contratti part time involontari di circa 25 ore settimanali”.
La proposta di trasferimento, “compreso chi fruisce della legge 104 per assistere un familiare invalido”, è arrivata a 14 persone anche se, nota il sindacato, a Legnago “i posti disponibili nel centro cottura veronese sono cinque”. Verrebbe dunque “da chiedersi cosa farebbe Cirfood se tutte le proposte venissero accettate”.
Chi invece vuole rimanere a Ferrara, come accennato, ha ricevuto “proposte fortemente peggiorative delle proprie condizioni contrattuali”. L’esempio portato dal sindacato è quello di dover “rinunciare al contratto part-time di 25 ore con una retribuzione media di circa 950 euro, accettando una riduzione a 10 ore settimanali distribuite su 5 giorni lavorativi”.
E, “per chi accettasse la riduzione, non è stata data nessuna opzione transitoria che in futuro consentirebbe di tornare alle proprie condizioni contrattuali, ma un concreto e definitivo peggioramento”.
“Cirfood – dicono – chiede ai propri dipendenti di decidere entro sei giorni se perdere metà retribuzione per la riduzione oraria o perdere metà retribuzione per i costi di trasporto dovuti ai 740 chilometri settimanali di tragitto casa lavoro”.
“Non è possibile – aggiungono -scaricare sulle spalle delle lavoratori e dei lavoratori i rischi d’impresa. La libertà di impresa non può prescindere dalla responsabilità sociale delle scelte agite. Alle lavoratrici ed ai lavoratori vanno rispettati i contratti e garantita l’occupazione, anche se fosse necessario, attingendo agli utili che si scelgono di accantonare invece di redistribuire. Non siamo davanti ad un evento improvviso, sono due anni che l’azienda è a conoscenza che quel sito produttivo sarebbe stato oggetto di chiusura per ristrutturazione in quanto danneggiato dal terremoto”.
“Due anni – continuano – che chiediamo informazioni in merito e chiarezza sulle prospettive future. L’azienda ha avuto tutto il tempo utile per ricollocare tutte e tutti con le condizioni lavorative dovute ma pare abbia scelto di coprire le opportunità che si sono create con occupazione precaria e quindi con costi più bassi”.
“La Filcams Cgil – concludono -, a fronte di quanto prospettato alle lavoratrici ed ai lavoratori dichiara unitariamente alla Fisascat e Uiltics, lo Stato di agitazione. Si che agli addetti della mensa universitaria vengano fatte proposte sul territorio ferrarese mantenendo le ore previste dal contatto di assunzione, i livelli di inquadramento e le professionalità acquisite negli anni”.
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