Anche questa volta lo sapevamo, Martina.
Lo sapevamo da quando si sono perse le tue tracce che non saresti più tornata.
Il tuo nome si aggiunge all’elenco delle donne uccise dall’ennesimo femminicida.
Anche questa volta “lo avevi lasciato”, ha confessato lui agli inquirenti che stanno indagando sui tuoi ultimi istanti, quasi come se la sua potesse essere una giustificazione.
Una richiesta di comprensione, la sua, che dovrebbe rendere meno tremendo il fatto di averti massacrata a soli 14 anni con le pietre, e di averti buttata in un luogo abbandonato come una bambola di pezza che non serve più.
Siamo profondamente stanche.
Siamo stanche di sentire l’ennesimo femminicida, perché bisogna cominciare a chiamarli con il loro nome, così giovane eppure già così permeato da logiche maschiliste e patriarcali che c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di negare.
Siamo stanche di chiedere leggi che devono proteggerci dalla libertà di scegliere con chi stare e con chi non vogliamo stare più, siamo stanche di dover raccomandare alle nostre sorelle di non partecipare a quel famoso “ultimo incontro”.
Siamo stanche dei maschi che ci tolgono la vita, insabbiano tutto ciò che è possibile insabbiare, partecipano alle ricerche dei nostri corpi fingendosi increduli e dispiaciuti, e poi confessano, quasi a cercare espiazione, giustificando ciò che non è giustificabile.
Siamo stanche dell’ennesima violenza che commettono contro i nostri corpi e le nostre anime anche da morte.
Non possiamo riportarti indietro, Martina.
Possiamo solo manifestarti la nostra sorellanza e prometterti che continueremo, come facciamo da sempre, a lottare tutte insieme affinché tu sia l’ultima e non “la prossima”, anche se sappiamo che non sarà così.
Udi Ferrara
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