Attualità
29 Maggio 2025
Manifestazione il 31 maggio davanti alla Questura di Ferrara dell'associazione Cittadini del Mondo per denunciare ritardi insostenibili che ostacolano lavoro, studio e affetti

“Basta attese infinite”: presidio contro il limbo dei permessi di soggiorno

di Redazione | 4 min

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di Tommaso Piacentini

Legare il proprio destino a un pezzo di carta. Vincolare la propria libertà alla burocrazia delle istituzioni. Avere difficoltà a partecipare al funerale di un genitore a causa di lungaggini e bizantinismo nell’era digitale. Questa è ciò che si può definire la vera e propria odissea che un immigrato regolare nel nostro Paese deve affrontare per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, i cui tempi d’attesa sono arrivati a durare da un minimo di uno ad un massimo di due anni.

Un intervallo di tempo che è diventato talmente eccessivo da far arrivare il nuovo permesso di soggiorno quando è ormai scaduto. Per questo motivo, ieri (28 maggio), l’associazione Cittadini del mondo ha convocato una conferenza stampa per presentare la manifestazione che si terrà sabato 31 maggio alle ore 10 davanti alla Questura, con la quale si chiederanno risposte concrete per un problema divenuto insostenibile.

“Finalmente si dà voce alle persone straniere per quanto riguarda l’apporto positivo che danno allo Stato italiano e alla città di Ferrara, in quanto lavoratori che chiedono i propri diritti – ha dichiarato Hajar Sahbaoui, vicepresidente dell’associazione – : il diritto di poter lavorare, di avere un futuro certo e non essere legati a un’incertezza e a una burocrazia molto lenta, spesso una fotografia delle politiche che ci sono in questo momento”.

Lavoratori e studenti come Deguistophine Mkemfack Tsafack, camerunese in Italia da quindici anni, oggi assegnista di ricerca e madre di una bimba di 2 anni: “Mia figlia ha il permesso che scade a fine giugno, sono andata a fare la richiesta di rinnovo e me l’hanno dato due mesi dopo la scadenza”. Non avere il permesso per questa bambina significa, tra le altre cose, non avere la possibilità di prendere un aereo per andare a trovare i nonni camerunesi, che non l’hanno mai vista.

Una condizione, quella del limbo dei permessi di soggiorno, che ha vissuto sulla propria pelle anche la stessa Deguistophine: “Dovevo rinnovare il permesso da studentessa a lavoratore, avevo trovato un lavoro” ma “qui mi sono sentita come in prigione, perché quando mi serviva il permesso per spostarmi era sempre in ritardo”. Questo ritardo ha condizionato anche il suo viaggio per prendere parte al funerale del padre: “Mio papà è morto nel 2020, ci ho messo quasi un anno per avere il permesso giusto. Ho fatto domanda per il permesso provvisorio, ma anche così sei sempre vincolato, perché anche se viaggi con il provvisorio puoi prendere solo voli extra-unione europea. Per tornare qua, infatti, ho dovuto cambiare volo”.

Un problema che, come ha sottolineato Deguistophine, riguarda tantissimi migranti: “Vale lo stesso per l’università: ci chiedono perché il permesso di soggiorno non è rinnovato”. Quello che sembra un mancato rinnovo, tuttavia, è frutto di una procedura burocratica pressoché infinita e che vale la pena di scoprire per comprenderne l’assurdità in un’era digitale come la nostra: come ha spiegato Miriam Cariani dell’ufficio immigrati Cgil, la domanda si può presentare presso gli uffici postali, dove viene rilasciato un kit con tutta la documentazione da compilare. “Il 90% delle volte lo fai compilare – ha sottolineato l’avvocato Ali Faisal -, non è facilissimo e per alcuni aspetti serve l’assistenza. Mentre ci sono organizzazioni riconosciute e preparate a fare questo tipo di attività e che offrono il loro servizio gratuitamente, spesso si avvalgono dei connazionali che possono fare pasticci nella compilazione del kit”. Da qui l’invito di Cariani a rivolgersi ai Caf e ai patronati, pena ulteriore allungamento dei tempi.

Una volta riportato il kit compilato, gli uffici postali rilasciano una ricevuta – sostitutiva del permesso e valida per 6 mesi – e lo inviano alla Questura. Quest’ultima convocherà il richiedente dopo altri sei mesi per effettuare i rilievi delle impronte digitali, valuterà la domanda e, solamente nel caso in cui tutti i documenti siano conformi – nel frattempo può essere scaduto il contratto di lavoro o altri documenti -, verrà inviata la richiesta al Ministero dell’Interno per la stampa del tesserino. Da Roma il tesserino viaggerà verso Bologna e poi da Bologna giungerà alla Questura di Ferrara, dove si riconvocherà di nuovo il richiedente per il ritiro. Tutta questa procedura dovrà ripetersi ogni uno o due anni e al costo di circa 140 euro a persona ad ogni rinnovo.

“È un apparato che non sta in piedi e tutto questo crea illegalità” ha spiegato Cariani, proprio perché chi rimane senza permesso di soggiorno, come ha approfondito Faisal, “lo andiamo a consegnare nelle mani della criminalità, perché il soggetto è esposto, vulnerabile e in una situazione in cui può essere facilmente sfruttato dalla criminalità organizzata e dal lavoro in nero”.

“C’è da capire solo una cosa – ha concluso l’avvocato Tatangmo Kenfack Chanel -: qual è il paradigma della nostra società? Lo straniero che accogliamo è una risorsa, un investimento o una perdita di tempo?”

Chanel, infine, ha proposto l’esempio dei tempi – notevolmente ridotti – per l’emissione di permessi di soggiorno per chi scappava dalla guerra in Ucraina, richiedendo di estenderli a tutti i richiedenti: “Ferrara sa accogliere: abbiamo visto i fatti incresciosi che abbiamo avuto all’interno del territorio europeo. (I cittadini ucraini ndr) Li abbiamo accolti e in due settimane uscivano i permessi di soggiorno”.

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