Rapporti “opachi” o quantomeno “troppo stretti” tra Nicola Naomo Lodi e alcuni agenti in forza alla Digos qualche anno fa. È quanto sospetta, e denuncia pubblicamente, l’ex consigliera comunale e candidata nella Lista Anselmo Anna Ferraresi.
Anna Ferraresi è parte civile nel processo che vede imputato l’ex vicesindaco e braccio destro di Alan Fabbri per dossieraggio. E dagli atti in mano all’accusa privata l’ex consigliera estrae alcuni dettagli “che dovrebbero inquietare chiunque abbia a cuore il principio di legalità”.
Il processo per trattamento illecito di dati personali e diffamazione a carico di Lodi nasce dalla denuncia della stessa Ferraresi, risalente al 2020. Il 20 maggio di quell’anno una mano anonima fece arrivare nella posta di tutti i gruppi consiliari e dei datori di lavoro della donna dei documenti riservati che rivelavano guai con la giustizia di Anna Ferraresi, da poco passata dalla Lega al Gruppo Misto dopo lo scandalo dell’offerta di lavoro relativa al trenino turistico. Guai risalenti al 2014, quando l’auto con a bordo l’ex consigliera venne fermata all’uscita del casello di Ferrara Nord dalla Polizia Stradale: risultò positiva all’alcoltest e le venne ritirata la patente.
In quei plichi erano contenute copie dei verbali integrali della Polizia Stradale di Altedo, nonché copia dei referti dell’Ausl, completi di dati personali, della Ferraresi e del suo ex compagno (nome, cognome, targa dell’auto).
Tra le prove depositate figura una conversazione WhatsApp tra un agente della Digos di Ferrara e l’allora consigliere leghista Luca Caprini, oggi rieletto nella lista civica di Alan Fabbri. Ferraresi riporta quella conversazione: “L’agente, riferendosi alla sottoscritta, scrive: «Mi a dig che l’ha rot al caz!!», e aggiunge, con tono sarcastico: «La settimana scorsa era lì in ufficio da noi che piangeva dal commissario – dopo la Fusari»”.
Quelle lacrime “erano le mie, mentre denunciavo la ricezione di lettere anonime contenenti verbali e referti sanitari privati – documenti recapitati in forma intimidatoria alla mia titolare di lavoro e ad altri consiglieri comunali. Fatti per cui oggi Nicola Lodi è imputato”.
“Eppure – riflette l’ex consigliera -, chi avrebbe dovuto tutelare una cittadina che denuncia, ha preferito schernirla in chat con un politico della stessa parte dell’imputato”.
Secondo Ferraresi “questa non è solo una caduta di professionalità. È una crepa profonda nella credibilità della Digos ferrarese”.
Va detto che dell’ufficio di allora della Digos – in carica c’era il precedente questore Cesare Capocasa – non è rimasto nemmeno un agente, tra trasferimenti e pensioamenti.
“Non è un caso isolato – prosegue Ferraresi -. È il tassello di un quadro inquietante che avevo già denunciato con un’interrogazione in Consiglio comunale – rimasta senza risposta – sui rapporti opachi e troppo stretti tra Nicola Lodi e la Digos”.
Ferraresi cita alcuni esempi: “Lodi ha più volte ringraziato pubblicamente la Digos per il supporto ricevuto, persino durante iniziative al di fuori delle regole, come il concerto itinerante del 4 maggio 2020, in pieno lockdown, con tanto di scorta delle forze dell’ordine”.
E ancora: “Ha dichiarato in aula di conoscere il contenuto di una relazione riservata della Digos sul caso Arquà, indirizzata al Ministero dell’Interno. Con quale titolo?. Ha affermato di poter influire sulla permanenza di agenti ‘non graditi’ nel corpo investigativo”.
“Nel 2022 – continuano gli esempi -, lo si è visto festeggiare nei corridoi del tribunale con consiglieri, un assessore e personale della Digos, all’indomani di un’assoluzione, in violazione delle norme anti-Covid allora in vigore. Un clima da ‘compagnia di amici’, non certo da istituzioni imparziali”.
“Chi tutela chi?” si chiede Ferraresi: “Chi dovrebbe garantire equidistanza e legalità si è prestato a strumentalizzazioni politiche di parte, senza colpo ferire. Un comportamento inaccettabile, che mina la fiducia dei cittadini nello Stato”.
“Non è normale – conclude – che un politico possa vantare rapporti preferenziali con chi indaga. Non è normale che una donna che denuncia venga ridicolizzata da chi dovrebbe proteggerla. Non è normale che tutto questo passi sotto silenzio. È il momento di ristabilire la credibilità delle istituzioni”.
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