Economia e Lavoro
21 Maggio 2025
Il sindacalista Fim in rappresentanza degli operai di Berco a Bologna in piazza Lucio dalla per l'assemblea nazionale di Fim, Fiom e Uilm del 20 maggo

Ccnl metalmeccanici. Girotto (rsu Berco): “Garantire sicurezza e dignità”

di Redazione | 4 min

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Oltre alle 350 ore di sciopero per evitare i licenziamenti unilaterali da parte dell’azienda i lavoratori di Berco si sono uniti ai metalmeccanici di tutta Italia di Fim, Fiom e Uilm, e ne hanno messe a “referto” altre 32 per il Contratto collettivo nazionale che da dieci mesi deve essere rinnovato.

“Il rinnovo del Ccnl per noi rappresenta il cardine dell’azione sindacale”. A dirlo è Roberto Girotto, rsu Fim di Berco che ieri, in piazza Lucio Dalla a Bologna, è intervenuto davanti a delegati sindacali provenienti da tutta Italia proprio in rappresentanza delle rsu dell’azienda di Copparo. Una nuova battaglia che procederà di pari passo a quella legata al contratto integrativo aziendale con Berco, le cui contrattazioni sono iniziate lunedì.

In realtà una battaglia che ormai da diverso tempo le segreterie nazionali portano avanti e che a Ferrara è passata un po’ in sordina per le diverse crisi aziendali che hanno colpito il territorio e culminate con quella dell’azienda di proprietà di ThyssenKrupp.

“Fino ad oggi – dice Girotto – la trattativa è stata portata avanti con senso di responsabilità, perché per noi il contratto non è solo un documento: è uno strumento concreto di tutela dei salari e di valorizzazione del lavoro delle persone che rappresentiamo”. Un contratto che “deve essere il fondamento per rilanciare l’industria metalmeccanica in Italia, in un momento in cui si rischia di perdere occupazione e competenze fondamentali per il futuro del Paese”.

Girotto crede fermamente che “il sindacato moderno debba guardare avanti, costruendo soluzioni, promuovendo la contrattazione e mettendo la persona al centro dei cambiamenti”.

Il rinnovo del Ccnl – però – per noi metalmeccanici è giunto a un punto critico, con oltre 10 mesi trascorsi dalla sua scadenza senza un accordo. La mobilitazione dei lavoratori, con la proclamazione di 32 ore di sciopero, testimonia l’urgenza di un rinnovo che garantisca un futuro industriale per l’Italia”.

I sindacati hanno presentato una piattaforma, rigettata da Federmeccanica e Assistal, con cui propongono “strumenti contrattuali innovativi per affrontare le trasformazioni in atto, assicurando tutele occupazionali, incrementi retributivi e diritti fondamentali”.

Le due principali organizzazione imprenditoriali della categoria “hanno finora mantenuto una posizione di netta chiusura rispetto alla possibilità di riprendere il confronto negoziale, replicando con una contropiattaforma che esclude ogni incremento salariale e annulla le rivendicazioni normative contenute nella piattaforma sindacale unitaria”.

Un ostacolo alle trattative e, secondo Girotto, un comportamento che “compromette gravemente il sistema delle relazioni industriali”.

“Dobbiamo ribadire – dice – a Federmeccanica e Assistal la necessità di avviare un confronto serio e responsabile partendo dai contenuti della piattaforma sindacale presentata, per dare risposte concrete a un settore che registra segnali di criticità in termini di produttività, esportazioni e ricorso alla Cassa Integrazione”.

Un atteggiamento che “rischia di inasprire ulteriormente la vertenza in atto e di compromettere gli equilibri fondamentali su cui si basa la contrattazione collettiva nazionale”. Fondamentale quindi “che le parti datoriali assumano la responsabilità di riaprire il negoziato, mettendo al centro il ruolo della contrattazione collettiva”.

Girotto individua, “tra i temi cruciali per il futuro del lavoro, la riduzione dell’orario, la conciliazione vita/lavoro, la parità di genere, l’inquadramento professionale, la formazione, la regolamentazione degli appalti, il rafforzamento del welfare contrattuale, la salute e la sicurezza”.

E proprio salute e sicurezza nei luoghi di lavoro devono tornare a essere un tema “centrale e non più subordinato ad altri capitoli contrattuali” perché si parla “di un diritto fondamentale, che deve trovare nei testi contrattuali tutele sempre più stringenti, vincolanti e soprattutto esigibili in ogni luogo di lavoro”.

“Non è accettabile – dice Girotto – che in un settore ad alta intensità produttiva e tecnologica come il nostro, si continuino a registrare infortuni, malattie professionali e situazioni di rischio evitabili. È necessario che il contratto nazionale definisca standard minimi obbligatori, rafforzi il ruolo e le prerogative dei Rls e potenzi la formazione obbligatoria in materia di prevenzione, sia per i lavoratori che per i dirigenti aziendali”.

Chiedono “che siano contrattualmente previsti protocolli condivisi per la gestione delle emergenze sanitarie e ambientali, e la tracciabilità delle condizioni di lavoro in tutti gli appalti e subappalti, spesso area grigia dove si concentrano le maggiori fragilità”.

“La salute e la sicurezza – prosegue – non possono essere terreno di compromesso, ma devono diventare elementi centrali di un contratto moderno, che risponda alle esigenze reali di chi, ogni giorno, entra in fabbrica. È nostro dovere, come sindacato, difendere il principio che il lavoro deve garantire dignità e integrità, non mettere a rischio la vita”.

Ad oggi però “nessuna risposta concreta è stata data, né sul piano normativo né su quello economico” e “se questa è la loro idea di sostenibilità sociale, possiamo dire con chiarezza: no, grazie”.

“Noi come Delegati continueremo la mobilitazione – conclude Girotto -, forti delle nostre motivazioni e del sostegno del territorio, con l’obiettivo di riportare Federmeccanica e Assistal al tavolo delle trattative e chiudere un contratto giusto ed equo per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori metalmeccanici”.

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