La Procura di Ferrara ha impugnato la sentenza con cui il tribunale di Ferrara – in primo grado – aveva assolto i cinque imputati finiti a processo per le presunte difformità strutturali riscontrate durante il cantiere per l’ampliamento fino a 16mila posti dello stadio Paolo Mazza, avviato a seguito della permanenza in Serie A della Spal nel campionato 2018-2019.
Il pubblico ministero Barbara Cavallo infatti, lo scorso 2 maggio, ha depositato l’atto con cui ricorrerà davanti alla Corte d’Appello del tribunale di Bologna.
L’appello presentato dagli uffici di via Mentessi riguarda quattro delle cinque assoluzioni pronunciate dal giudice Marco Peraro lo scorso 16 dicembre.
Vale a dire quelle nei confronti di Giuseppe Tassi, ex amministratore unico della Tassi Group, Adelino Sebastianutti, legale rappresentante della Gielle, Domenico Di Puorto, amministratore delegato della Piemme Group, e Lorenzo Travagli, direttore dei lavori, accusati – a vario titolo – di frode in pubbliche forniture e falso commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico.
“Emerge – scrive la pm nell’atto di appello, a proposito dell’elemento soggettivo del reato – una chiara responsabilità a carico dei legali rappresentanti delle imprese, dello stesso direttore dei lavori e progettista. In particolare risulta che, essendo in molti casi note le non conformità a progetto del materiale e i difetti di montaggio delle strutture, Tassi e Travagli abbiano espressamente autorizzato le imprese esecutrici alla prosecuzione dell’attività, nonché validato l’esecuzione dei lavori, considerando le anomalie sostanzialmente irrilevanti”.
Nello specifico, il pubblico ministero – si legge nel documento con cui ha provveduto a impugnare la sentenza – chiede ai giudici bolognesi di rinnovare l’istruttoria e di ascoltare nuovamente l’ingegnere Bernardino Chiaia, già nominato perito dal gup del tribunale di Ferrara.
Nessun ricorso invece è stato presentato per la posizione di Fabrizio Chiogna, collaudatore della Curva Est, dal momento che la stessa Procura di Ferrara – durante la requisitoria – ne aveva già chiesto (e ottenuto) l’assoluzione.
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