Cronaca
9 Maggio 2025
L'attivista dem ha sporto denuncia per favoreggiamento anche nei confronti dell'ex consigliere comunale Benito Zocca

Caso scalone. Dopo l’assoluzione Marescotti denuncia Naomo per calunnia

Diego Marescotti
di Davide Soattin | 3 min

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Inizialmente accusato di violenza privata da Nicola Lodi, dopo la sentenza di non luogo a procedere pronunciata dal tribunale di Ferrara nei propri confronti, Diego Marescotti – ex candidato del Pd alle ultime elezioni comunali – ha presentato una controdenuncia verso l’ex vicesindaco e l’ex consigliere comunale Benito Zocca che, durante la scorsa legislatura, aveva rivestito il ruolo di capogruppo di Prima Ferrara con Alan Fabbri, uscendo dal gruppo consiliare della Lega con cui era stato eletto.

Secondo le accuse iniziali, Lodi aveva portato a processo Marescotti perché – fisicamente e con minacce – gli aveva impedito di salire lo scalone del Municipio e andare nel proprio ufficio. Quell’episodio risalente al 13 gennaio 2022 però è stato ampiamente smontato dall’istruttoria dibattimentale in tribunale e ora, dopo il proscioglimento, richiamando le motivazioni del giudice Giovanni Solinas, l’attivista del Partito Democratico ha denunciato Lodi per calunnia e Zocca per favoreggiamento.

Fulcro della denuncia sono le dichiarazioni dell’ex vicesindaco nella denuncia-querela iniziale nei confronti di Marescotti e quelle dell’ex Prima Ferrara quando – poiché testimone di quanto accaduto – venne sentito a sommarie informazioni testimoniali davanti agli agenti della polizia di Stato in Questura.

Non risulta in alcun modo che l’imputato abbia impedito fisicamente a Nicola Lodi di salire le scale per andare al lavoro” aveva scritto il giudice nelle motivazioni della sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Diego Marescotti, sottolineando che il fatto principale su cui era stato incardinato il processo era stato “smentito dalla stessa visione delle telecamere” presenti in piazza Municipale, nonostante la testimonianza contraria dell’ex consigliere comunale Benito Zocca, che agli inquirenti aveva raccontato come – in quella circostanza precisa – Lodi voleva “salire lo scalone ma non ci riusciva perché Marescotti gli si poneva davanti senza tenere alcuna distanza“.

Ma non solo. Secondo il giudice “non vi è una prova certa che Marescotti abbia minacciato Lodi, visto che solamente Lodi (e solamente nella sua querela iniziale) ne parlava, essendo la circostanza stata contestata da Marescotti e non confermata da Benito Zocca“. Solinas – a tal proposito – aveva evidenziato “la discrasia” tra le versioni fornite da Lodi e da Zocca. Quest’ultimo “riferiva di offese e negava di aver udito minacce, a differenza di quanto dichiarato da Lodi” si legge, e soprattutto riferiva di una condotta di Marescotti a cui invece non aveva fatto alcun riferimento Naomo, vale a dire che l’ex candidato e attivista del Partito Democratico “aveva impedito a Lodi di muoversi e di salire sulle scale”.

Nel motivare la sentenza, il giudice Giovanni Solinas aveva poi sollevato “dubbi sulla credibilità soggettiva” dell’ex vicesindaco, “non solo a causa dei precedenti e negativi trascorsi con l’imputato, ma anche perché lo stesso nella querela e nella segnalazione non riferiva tutti i fatti avvenuti” quel giorno.

Lodi infine – nella querela iniziale – aveva anche raccontato che Marescotti lo aveva preso di mira per un’ordinanza sindacale che aveva portato alla chiusura di una attività gestita da alcuni nigeriani di cui lui era amministratore delegato, mentre durante il dibattimento era venuto fuori che l’esponente dem avesse discusso con Naomo perché aveva pubblicato su Facebook un post in cui era presente la fotografia della propria auto e perché, durante il faccia a faccia sullo scalone, lo aveva filmato senza averne prima avuto il consenso.

 

 

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