Un traffico di anabolizzanti e sostanze dopanti tra le province di Ferrara, Rovigo, Milano e Pavia. È quello scoperchiato dalla Procura di Ferrara con un’inchiesta connessa a quella aperta per la tragica fine di Elia Ricci, il 26enne pescatore e culturista di Goro, morto improvvisamente il 16 dicembre 2020, dopo aver accusato un malore fulminante.
In tutto sono undici le persone a cui – durante le scorse settimane – è arrivato l’avviso di fine indagini, oggi accusate – a vario titolo – di utilizzo o somministrazione di farmaci o di altre sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti.
Tra loro quattro ferraresi: un 55enne di Mesola, un 28enne di Portomaggiore, un 23enne di Goro e un 69enne di Fiscaglia.
L’accusa per gli undici è la stessa, ma con sfumature diverse a seconda dei ruoli ricoperti. C’è chi avrebbe procurato o favorito l’utilizzo e l’acquisto di anabolizzanti come Testosterone, Testosterone enantato, Nandrolone decantato e Trenbolone enantato, favorendo l’ingresso del 26enne in una chat Telegram utilizzata per la compravendita, chi successivamente glieli avrebbe venduti e chi infine gli avrebbe fornito le indicazioni necessarie su come assumerli e conservarli.
A finire nei guai anche il dipendente di una farmacia della provincia di Rovigo. A quest’ultimo, il pm Barbara Cavallo attualmente contesta l’aver venduto – senza necessaria prescrizione medica – farmaci dopanti e medicinali che il culturista 26enne di Goro avrebbe dovuto assumere al fine di mitigare eventuali effetti collaterali.
L’ipotesi infatti da cui erano partiti gli inquirenti era che Ricci potesse aver assunto sostanze dopanti dannose per il suo organismo, tant’è che nella palestra che frequentava, dopo la morte, i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Comacchio e i Nas avevano trovato cocaina e hashish, oltre a numerosi farmaci (senza prescrizioni mediche) e prodotti illeciti. Gli esami medico-legali poi avevano accertato che l’assunzione di anabolizzanti aveva provocato aritmie e gravi danni alla salute del ragazzo che già soffriva di una patologia cardiaca, la sindrome di Wolff-Parkinson-White
Gli inquirenti quindi non si sono fermati e – dopo le prime risultanze investigative – hanno deciso di proseguire, allargando le indagini anche fuori dalla provincia di Ferrara e ricostruendo passo dopo passo tutta la filiera dello spaccio di anabolizzanti e sostanze illecite, arrivando a iscrivere complessivamente undici soggetti nel registro degli indagati.
Nelle carte dell’inchiesta sono finiti così, oltre che assuntori, anche coloro che avrebbero detenuto, fabbricato o commercializzato le sostanze illecite attraverso il canale Telegram con cui era entrato lo stesso Ricci. Sostanze che poi – dopo il pagamento – veniva spedite e gli acquirenti ricevevano con la consegna a domicilio tramite l’utilizzo di corrieri.
Le indagini coordinate dalla Procura di Ferrara hanno infine portato a oltre un migliaio, tra barattoli, fiale, compresse e capsule, di sostanze proibite sequestrate dagli inquirenti a quattro degli indagati per cui, insieme agli altri sette, già durante le prossime settimane, il pubblico ministero Barbara Cavallo potrà disporre la richiesta di rinvio a giudizio.
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