Attualità
5 Maggio 2025
Lo scrittore Tiziano Fratus ospite d'onore della manifestazione Giardini Estensi tra i cedri di Parco Massari, il ginkgo biloba della biblioteca di via Scienze e i platani di piazza Ariostea

Ma quanti alberi ci sono nel mondo?

di Redazione | 3 min

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di Emanuele Gessi

Ma quanti alberi ci sono nel mondo? In piazza Ariostea, a Ferrara, lo scrittore Tiziano Fratus, ospite d’onore della manifestazione Giardini Estensi, ha fornito una risposta accurata a questa curiosità. Sarebbero 3.050 miliardi, infatti, secondo le stime impressionanti che ha citato Fratus, gli esemplari sulla Terra, di cui 12 miliardi solo in Italia.

L’autore, nel corso dell’incontro letterario, ha parlato per oltre un’ora di alberi monumentali, a partire da quelli radicati nella città estense, come i cedri del parco Massari e il ginkgo biloba del giardino della biblioteca Ariostea, che sono stati ammirati da Fratus nel corso di una delle sue ultime ricognizioni e recensiti nel libro Alberodonti d’Italia (Gribaudo, 2024).

“La mia passione è nata tanti anni fa – ha esordito – dopo aver letto Kerouac e aver intrapreso un viaggio in California, in Big Sur, che mi ha cambiato la vita”.

Dopo una prima parte in cui Fratus, in dialogo con la giornalista Giorgia Mazzotti, ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera da scrittore, poeta e giornalista (è stato, fra l’altro, il curatore di una rubrica di culto su La Stampa di recensioni naturalistiche) ha quindi offerto al pubblico delle suggestioni riguardo alle sfaccettature che caratterizzano una relazione complessa come quella fra uomo e ambiente. Prendendo spunto dai platani che circondano piazza Ariostea, ha affermato: “La forma che noi vediamo del platano di città non è naturale, poiché vengono potati in maniera molto dinamica verso l’alto. Oggi sentiamo il forte desiderio di avere sempre più alberi in città. Se per certi aspetti è
una scelta giusta, bisogna anche tenere a mente che così li costringiamo ad abituarsi a delle condizioni non favorevoli per rispondere a dei nostri bisogni”.

Accanirsi per tenere in vita, a tutti i costi, degli alberi secolari che stanno naturalmente perendo, è un’altra delle pratiche che secondo Fratus tradiscono un approccio conservatore che non sempre ben si sposa con i loro tempi e la loro biologia. “La mano dell’uomo che interviene non è sempre la scelta migliore”, ha infatti puntualizzato.

Lo scrittore ha quindi scaldato i cuori degli appassionati di libri e natura che erano venuti per ascoltarlo, con la lettura di alcune poesie buddiste, composte dagli eremiti delle montagne cinesi, con cui ha concluso in maniera evocativa l’incontro. “Crediamo di avere inventato tutto noi, ma la sensibilità per sentirsi connessi con la natura che ci circonda esisteva già migliaia di anni fa. Si pensi al genere poetico “roccia e corteccia”, che si basa sulla scelta di vita di isolarsi nei picchi e nelle foreste interne di alcuni paesi dell’Asia e scrivere i propri versi su supporti naturali, come la corteccia, il muschio e la roccia”.

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